The West Wing: la TV di ieri in una grande serie che sembra scritta oggi

The West Wing, la serie capolavoro di Aaron Sorkin, è su Amazon Prime Video: un magistrale affresco della politica americana che risulta attuale e graffiante anche dopo 20 anni.

Vuole che mobiliti queste persone? Queste persone che si getterebbero nel fuoco, se lei lo ordinasse? Queste persone che sono qui per comandare? Queste persone che sono qui per lottare?

West Wing: Martin Sheen in una foto della serie
West Wing: Martin Sheen in una foto della serie

L'ultimo anno del ventesimo secolo è quello che segna l'apertura della nuova Golden Age della TV americana, destinata ad estendersi per l'intero decennio successivo. Il 10 gennaio 1999 sulla HBO debutta I Soprano, accolto come uno dei più importanti prodotti seriali di ogni epoca; a otto mesi di distanza è uno dei maggiori network statunitensi, la NBC, a replicare con una delle sue scommesse più coraggiose, ovvero The West Wing. Andata in onda per la prima volta il 22 settembre 1999, la serie creata e sceneggiata da Aaron Sorkin si sarebbe dimostrata infatti una delle vette del panorama televisivo degli ultimi vent'anni: sette stagioni e centocinquantasei episodi, trasmessi in patria fra il 1999 e il 2006, e un'eredità ancora ben presente nell'immaginario a stelle e strisce.

The West Wing
The West Wing: Rob Lowe, Allison Janney e Bradley Whitford

Un fenomeno, quello di The West Wing, di cui in Italia sarebbe giunta un'eco piuttosto flebile: l'esordio su Rete 4 con ben tre anni di ritardo, il trasferimento su reti satellitari a partire dalla quinta stagione e l'irreperibilità di edizioni home video nostrane. Dall'estate 2020, per fortuna, il capolavoro televisivo di Aaron Sorkin ha fatto la sua comparsa nel catalogo di Amazon Prime Video: un'ottima occasione non soltanto per recuperare una delle serie che hanno segnato la storia della TV, ma per filtrarla attraverso sguardi e sensibilità che, nel frattempo, hanno attraversato gli eventi epocali di questi primi due decenni del ventunesimo secolo. Eppure, per quanto il mondo del 1999 possa apparirci ormai lontanissimo, guardare The West Wing nel 2020 significa realizzare quanto la visione di Sorkin resti ancora sorprendentemente valida e pregnante.

Aaron Sorkin, da Codice d'onore alla Casa Bianca

Aaron Sorkin
Un primo piano di Aaron Sorkin

Partiamo proprio da lui: Aaron Sorkin, vale a dire una delle menti creative più brillanti dello spettacolo USA. Newyorkese, classe 1961, muove i primi passi nel teatro, per il quale avrebbe dato vita ad A Few Good Men, da lui adattato per il cinema nel 1992 con Codice d'onore, diretto da Rob Reiner: è il primo trionfo e la rivelazione di un talento che si ispira ai grandi autori del teatro contemporaneo e a sceneggiatori quali Paddy Chayefsky. Le sue grandi passioni, la politica e il giornalismo, confluiranno nello script de Il Presidente - Una storia d'amore (1995), sempre per la regia di Reiner, e nella serie Sports Night (1998-2000), applaudita dalla critica ma cancellata dopo sole due stagioni. Nel frattempo, tuttavia, Sorkin aveva già cominciato a dedicarsi al suo magnum opus televisivo: la cronaca delle attività dello staff del fittizio Presidente Jed Bartlet.

The West Wing
The West Wing: il cast della serie TV
The West Wing
The West Wing: un'immagine di Martin Sheen

Concepito come una serie corale e 'chiacchieratissima', ambientata quasi interamente fra le pareti dell'Ala Ovest della Casa Bianca, The West Wing avrebbe registrato un successo immediato ma tutt'altro che scontato, data la natura per certi versi quasi anti-spettacolare del racconto, spesso privo di un autentico "plot orizzontale". La stagione inaugurale di The West Wing sarà consacrata da un bottino da record di nove Emmy Award, fra cui miglior serie drammatica, regia e sceneggiatura (in totale, la serie vincerà ventisei Emmy e tre Golden Globe), rilanciando la carriera di Martin Sheen grazie al ruolo di Jed Bartlet e servendo da trampolino di lancio per una squadra di strepitosi comprimari, sui quali Sorkin costruisce dei personaggi caratterizzati alla perfezione e in grado di guadagnarsi da subito le simpatie del pubblico.

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L'America di Jed Bartlet e quella di oggi

Let Bartlet Be Bartlet
The West Wing: un'immagine dell'episodio Let Bartlet Be Bartlet

Quando The West Wing fa il suo debutto sulla NBC, Bill Clinton si accinge a concludere il suo secondo mandato e gli Stati Uniti stanno raccogliendo i frutti di una florida ripresa economica. Jed Bartlet, eletto con il Partito Democratico, non è esattamente un alter ego di Clinton, eppure incarna in qualche modo un afflato liberal e una dimensione progressista che rispecchiano, almeno in parte, lo spirito del tempo. Con The West Wing, Sorkin sembra infatti voler celebrare le potenzialità e il valore della politica, pur considerandone i limiti e i necessari compromessi, ma senza arrendersi al cinismo. Un esempio lampante è costituito dalla puntata Let Bartlet Be Bartlet, quando Leo McGarry (John Spencer), il Capo dello Staff della Casa Bianca, rimprovera aspramente il Presidente per l'immobilismo e l'eccessiva prudenza che ne hanno frenato l'azione nel suo primo anno di governo.

The West Wing 2
The West Wing: un'immagine della serie

La risposta di Bartlet è un sussulto d'orgoglio che lo spingerà ad abbandonare timori e riserve, affrontando di petto i temi al cuore della società americana. Riguardare episodi del genere oggi, nell'ultimo anno della Presidenza di Donald Trump, e riascoltare l'enfasi idealista dei dialoghi di Sorkin, mentre l'America è scossa più che mai dalle tensioni razziali, è un poderoso memento: serve a ricordarci con quanta urgenza, in questo 2020, si avverta il bisogno di una politica razionale, umanista, improntata a garantire una condizione di armonia sociale anziché alimentare distanze e conflitti. Un discorso valido per gli Stati Uniti, ma anche per l'Europa: se in questi vent'anni non sono mancati dei sostanziali passi avanti, la maggior parte dei nodi affrontati dalla serie fin dalle sue prime stagioni sono ancora in attesa di essere sciolti.

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La vita quotidiana nell'Ala Ovest

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The West Wing: Martin Sheen e Rob Lowe

Ma se The West Wing risulta tanto coinvolgente pure per gli spettatori odierni, al di là della relativa attualità delle tematiche affrontate, alcune ragioni sono da rintracciare senz'altro nella struttura e nel ritmo dell'opera di Sorkin. L'impronta dell'autore, del resto, è inconfondibile: lo era vent'anni fa e lo è tutt'oggi. The West Wing non va in cerca del colpo di scena a ogni puntata, delle svolte improbabili, del cliffhanger a tutti i costi: i momenti di tensione e di pathos ci sono, ma vengono distribuiti in maniera oculata e pertanto, quando arrivano, appaiono come l'esito naturale delle vicende, anziché come meri espedienti narrativi. La 'normalità' della serie corrisponde alla normalità di un lavoro quotidiano, metodico, a volte perfino ripetitivo, in cui all'eccezionalità di certe situazioni fa da contraltare l'assoluta ordinarietà di moltissime altre.

The West Wing Cast
The West Wing: una foto del cast
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The West Wing: Lily Tomlin e John Spencer

In tale prospettiva, forse il titolo che più degli altri ha raccolto l'eredità di The West Wing (e che fra l'altro è nato un anno dopo la sua conclusione) è Mad Men, in cui però le vite private e sentimentali dei protagonisti occupano uno spazio assai più ampio. È un altro tratto distintivo di The West Wing: il nucleo della trama è sempre la routine professionale alla Casa Bianca. Tutto il resto ruota attorno a questa routine, ma senza prendere il sopravvento: flirt, relazioni e timidi corteggiamenti possono essere un 'condimento' delle giornate dei personaggi (e offrire qualche parentesi di leggerezza), ma la centralità del lavoro non viene mai messa in discussione. Oggi forse siamo più abituati a un approccio simile in una serie TV, ma negli anni Novanta non era così scontato.

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La penna di Sorkin e i suoi magnifici personaggi

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The West Wing: un'immagine di Allison Janney

E un approccio simile, per l'appunto, può funzionare con un vasto pubblico, e per ben sette anni? È possibile, se ad adoperarlo è un grande autore che ha a disposizione interpreti di livello così alto. Perché il segreto dell'efficacia senza tempo di The West Wing, in fondo, risiede nel piacere di trascorrere del tempo accanto a questi splendidi personaggi, determinati a servire al meglio il loro Presidente e il proprio paese ma non rinunciando a una salutare ironia, altro marchio di fabbrica di Aaron Sorkin. Serie 'parlata' per antonomasia, tanto da aver imposto la tecnica tipicamente sorkiniana del walk and talk (i fitti dialoghi con gli attori in movimento, spesso ripresi in lunghi piani sequenza), The West Wing vive dei confronti, delle discussioni e delle battute fra i suoi comprimari, le cui piccole eccentricità contribuiscono a renderli ancora più veri e credibili.

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The West Wing: Janel Moloney, Bradley Whitford e Rob Lowe

L'appassionato e a volte impulsivo Josh Lyman (Bradley Whitford), Vice-Capo dello Staff, il più pacato Toby Ziegler (Richard Schiff), responsabile della comunicazione, con il suo braccio destro Sam Seaborn (Rob Lowe), la pungente C.J. Cregg (Allison Janney), portavoce della Casa Bianca, la volitiva First Lady Abigail Bartlet (Stockard Channing), oltre naturalmente a Jed Bartlet, Leo McGarry e a numerose altre figure dell'universo di The West Wing, sono il prodotto di una scrittura sopraffina, di cui Sorkin si è occupato personalmente fino alla quarta stagione (per poi passare il ruolo di showrunner a John Wells). Una scrittura capace di diventare strumento esegetico di un'epoca storica, veicolo di un'indagine etica valida ieri quanto oggi e, al contempo, di intrattenere e divertire in quella maniera irresistibile e del tutto unica.

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