The Walking Dead 7: la brutale dittatura di Negan attraverso l'occhio di Carl

Torniamo al cospetto del terribile leader dei Salvatori per i migliori momenti dello show da qualche episodio a questa parte. Peccato che accanto al confronto tra Negan e il giovane Grimes ci sia comunque una costellazione di sottotrame mal sviluppate.

The Walking Dead: gli attori Jeffrey Dean Morgan e Chandler Riggs in Tu sei il mio sole
The Walking Dead: gli attori Jeffrey Dean Morgan e Chandler Riggs in Tu sei il mio sole

Era dalla prima metà della terza stagione, e più precisamente dal novembre del 2012, che The Walking Dead non arrivava ad ascolti così bassi quanto quelli registrati la scorsa settimana: solo 10,4 milioni di spettatori USA si sono sintonizzati in diretta sulla AMC per seguire l'episodio che vedeva Tara come protagonista assoluta, numeri che per molti show rappresenterebbero un vero e proprio record ma che per lo show di Scott M. Gimple non possono non essere un significativo campanello d'allarme. Anche perché, dopo il micidiale cliffhanger della scorsa stagione e con la presenza del carismatico Negan, sarebbe stato lecito aspettarsi di più. Molto di più.

Si tratta semplicemente di una certa stanchezza da parte degli spettatori, anche fisiologica e comprensibile considerato che siamo alla settima stagione, o è stata una cattiva gestione da parte degli autori e della rete a portare a questo disamoramento? La nostra opinione, se ci avete letto in passato, dovreste ormai conoscerla ed il fatto che l'episodio con ascolti peggiori degli ultimi quattro anni sia proprio quello che si concentra esclusivamente su un personaggio marginale sembra in qualche modo avvalorare la nostra tesi: TWD è sì un marchio forte, ma - come dimostra anche lo scarso successo dello spin-off fin troppo indipendente Fear the Walking Dead - almeno in TV (perché per fumetti, videogiochi e quant'altro il discorso sembra essere ben diverso) non può prescindere dai suoi personaggi più iconici e da storyline che in qualche modo li vedano sempre e comunque al centro.

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The Walking Dead: Joshua Hoover e Jeffrey Dean Morgan nell'episodio Sing Me a Song
The Walking Dead: Joshua Hoover e Jeffrey Dean Morgan nell'episodio Sing Me a Song

Carl e Negan a... tre occhi

The Walking Dead: gli attori Jeffrey Dean Morgan e Chandler Riggs in Tu sei il mio sole
The Walking Dead: gli attori Jeffrey Dean Morgan e Chandler Riggs in Tu sei il mio sole

Da questo punto di vista il nuovo episodio intitolato Sing Me a Song (in italiano diventa Tu sei il mio sole, immaginiamo dal titolo della canzone che è stata doppiata, ma non per questo è una scelta che ci piace) si presenta molto meglio dei precedenti, perché è vero che ci porta nuovamente nella tana del "lupo cattivo", ma ancora una volta lo fa portandosi appresso uno dei personaggi storici dello show: se la prima volta avevamo scorrazzato per la base dei Salvatori con Daryl (che comunque è ancora presente e prigioniero), questa volta è Carl che ci permette di vedere, ancora più da vicino, il dominio di Negan, le sue regole e le sue terribili punizioni.

The Walking Dead: Elyse Nicole DuFour, Chloe Aktas e Autumn Dial in Tu sei il mio sole
The Walking Dead: Elyse Nicole DuFour, Chloe Aktas e Autumn Dial in Tu sei il mio sole

Quello che rende particolarmente riuscita tutta questa parte dell'episodio è il fatto che, esattamente come avveniva nel fumetto di Robert Kirkman, nonostante Carl tenti di uccidere il leader dei Saviors e di fatto faccia fuori due persone del suo gruppo, Negan sembra essere sinceramente affascinato dal ragazzino così com'è affascinato dal padre Rick. È stato già detto più volte di come Negan sia un cattivo atipico, con una sua morale e dei suoi principi, ma è soprattutto un uomo che apprezza il coraggio e che si diverte, anzi gode, nel manifestare e dimostrare il suo potere: quando entra in una stanza e tutti si inginocchiano, quando le sue mogli "scelgono" di stare con lui, quando è "costretto" a punire coloro che non hanno seguito le sue semplici regole. E anche quando costringe Carl a cantare per la sua Lucille o a mostrare la sua ripugnante ferita. A mostrare il suo essere più fragile e più nascosto ma, al tempo stesso, a tirare fuori quell'orgoglio e quell'animo combattivo che Negan gli riconosce; e non è un caso che siano proprio queste le scene più belle e più forti (anche più della punizione del "ferro") dell'intero episodio e forse delle ultime settimane dello show.

The Walking Dead: Griffin Freeman, Norman Reedus e Tim Parati in Tu sei il mio sole
The Walking Dead: Griffin Freeman, Norman Reedus e Tim Parati in Tu sei il mio sole

Negan si pone nei confronti di Carl quasi fosse una figura paterna e, arrivato poi ad Alexandria, fa lo stesso con Judith in una scena che nel fumetto non è presente (come d'altronde il personaggio della piccola) ma che è particolarmente inquietante. Il suo scopo è quello di destabilizzare ancora di più Rick? O davvero Negan è in grado di provare dei sentimenti sinceri? Questa ambiguità, questo continuo oscillare tra il personaggio carismatico, scherzoso e quasi amichevole e quello brutale, vendicativo e senza scrupoli, è nella sua essenza il Negan del fumetto. Jeffrey Dean Morgan riesce a rendere al meglio queste caratteristiche attraverso una recitazione esagerata e teatrale, al limite della caricatura, che però funziona e non toglie nulla a quella sensazione di pericolo che il personaggio deve trasmettere. Episodio dopo episodio, con qualsiasi compagno di scena abbia, il suo Negan continua a funzionare e a rappresentare un punto di forza dello show. Proprio quando tutto il resto procede a fatica.

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A chi tanto e a chi niente

The Walking Dead: gli attori Ross Marquand e Andrew Lincoln nell'episodio Tu sei il mio sole
The Walking Dead: gli attori Ross Marquand e Andrew Lincoln nell'episodio Tu sei il mio sole

Perché se è vero che le parti con Negan funzionano - pur con qualche limite dovuto ad una certa sensazione di già visto rispetto all'episodio La cella - le altre storyline ancora una volta non sono altrettanto convincenti. Certo, rispetto alle settimane scorse c'è comunque la novità positiva di non concentrarsi solo su uno o due personaggi - un aspetto che sappiamo non funzionare mai troppo bene in The Walking Dead - ma forse questa volta si è un po' esagerato nell'altro verso, visto che tra Michonne, Rick/Aaron, Padre Gabriel/Spencer e Rosita/Eugene - senza contare Jesus o Daryl - sono ben quattro le deviazioni dalla storyline principale di Carl. Deviazioni che in alcuni momenti sono anche significative e necessarie - vedi il confronto tra Rosita ed Eugene -, mentre in altri fin troppo frettolose e poco chiare, come l'uscita di scena del sacerdote (a cui però spetta la frase più bella e sincera dell'episodio: "Quello che stai dicendo non fa di te un peccatore, ma fa di te un vero infame") o la caccia al tesoro in latino (!) di Spencer.

The Walking Dead: Norman Reedus in Sing Me a Song
The Walking Dead: Norman Reedus in Sing Me a Song

È vero che ancora una volta ci troviamo davanti ad un episodio più lungo del normale (un'ora piena senza pubblicità) ed è vero che questi passaggi rendono più digeribile e scorrevole la narrazione, ma allora perché non farlo negli episodi precedenti che ne avrebbero avuto più bisogno? Perché non relegare, per esempio, almeno una tra le storyline di Michonne e Rick, comunque molto scarne, ad un altro momento? L'impressione è che gli autori in questo momento abbiano davvero poco il polso della situazione e stiano facendo una gran fatica a trovare il giusto equilibrio, concentrandosi soprattutto, se non esclusivamente, sulle premiere e sui finali di (mezza) stagione. Impressione supportata anche dalla significativa mancanza di grandi nomi sia per quanto riguarda la regia che la sceneggiatura in questi ultimi episodi: per esempio Gregy Nicotero manca dal secondo episodio e lo showrunner Gimple in questa stagione si è visto solo nella premiere.

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La quiete... prima della tempesta

The Walking Dead: Andrew Lincoln in una foto dell'episodio Tu sei il mio sole
The Walking Dead: Andrew Lincoln in una foto dell'episodio Tu sei il mio sole

Nonostante tutto questo, comunque, Sing Me a Song in questione ha quantomeno il merito di prepararci più che degnamente a quello che verrà la prossima settimana, che non è affatto poco! Ricapitoliamo insieme cosa ci aspetta: Negan (che nel promo a fondo pagina potete vedere finalmente sbarbato) è ad Alexandria a ponderare su cosa fare del povero Carl e ad attendere il ritorno di suo padre; Rick stesso è alle prese con quella che sembrerebbe una potenziale trappola piena di zombie; Daryl deve scappare di prigione, forse con l'aiuto di Jesus; Rosita è decisa a fare fuori il leader dei Salvatori con l'unica munizione che ha e Spencer sembra fin troppo interessato a diventare in qualche modo il nuovo leader della comunità che una volta era di sua madre. E in più c'è Morgan (e forse Carol?) ancora nel Regno e una Michonne che pare essere tornata quella di una volta - e la bella immagine iniziale di questo episodio, con i due walkers che le camminano dietro, sembrerebbe suggerirlo - e va nell'esatta direzione opposta di tutti gli altri, in cerca di un Negan che, presumibilmente, non troverà.

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Cosa succederà a tutti questi personaggi? In teoria scopriremo tutto questo e molto altro nel prossimo (e speriamo finalmente esplosivo) mid-season finale, che dovrà in qualche modo dimostrarsi all'altezza della fama della serie e che ha un titolo particolarmente significativo: Hearts Still Beating. Che si stiano riferendo a quelli della spettatori? Di certo si tratterà di una prova importante per la AMC, perché altrimenti questa pausa invernale potrebbe essere davvero difficile per The Walking Dead.

Movieplayer.it

3.5/5