Se la prima stagione di The Night Agent era uscita in concomitanza con The Diplomat, affiancando quindi due cospirazioni politiche all'interno della Casa Bianca e tra le Ambasciate piene zeppe di diplomatici, il secondo capitolo è sbarcato in streaming insieme ad un altro rappresentante degli eroi action di Netflix.
Stiamo parlando di Noah Centineo, arrivato al successo grazie alla piattaforma e alla trilogia di Tutte le volte che ho scritto ti amo, e della sua serie The Recruit. Un nuovo capitolo che replica la formula vincente della prima stagione.
The Recruit 2: agente per sbaglio, alla seconda
Ci sono due aspetti che caratterizzano principalmente la serie Netflix. Il primo è la passione del creatore Alexi Hawley per le reclute dopo The Rookie con Nathan Fillion (qui guest star nei panni del direttore della CIA). Il secondo è il fatto che esistono tanti eroi per caso nell'audiovisivo ma spesso non risultano davvero tali, e dopo poche situazioni in cui si ritrovano loro malgrado, combattono come se avessero seguito da sempre un corso di autodifesa molto avanzato.
Owen Hendricks invece è un avvocato reclutato dalla CIA che mai avrebbe immaginato quanto questo incarico governativo potesse risultare stressante e soprattutto una strada senza ritorno, una volta finito nel giro, se mai volesse uscirne. Non solo: non ha particolari capacità di combattimento, è ancora in crisi per aver ucciso per la prima volta in vita sua nello scorso finale e continua a cacciarsi nei guai proprio come la sua inesperienza anche anagrafica di ventenne vorrebbe. Questo, dona un certo realismo ad un racconto ai limiti del surreale per tutto ciò che riesce ad accadergli. Nelle nuove puntate non è da meno.
Una sequela infinita di personaggi e storyline nella serie Netflix
The Recruit non è tratta da un romanzo di partenza quindi gli autori hanno potuto sbizzarrirsi nel raccontare il mondo dello spionaggio dal proprio punto di vista. Un mondo in cui ognuno pensa per se stesso e in cui nessuno vince mai per davvero; in cui l'esaurimento nervoso è dietro l'angolo e ognuno prova a fare le scarpe all'altro pur di sopravvivere in una vasca piena di squali in abito con badge e pistola. Un universo che raddoppia il carico e si muove in modo leggermente diverso da altri procedurali con caso orizzontale stagionale: il precedente epilogo proponeva un colpo di scena un po' prevedibile ma perfetto per chiudere il caso.
Owen è diventato "radioattivo" dopo il disastro combinato in Germania, ha la figlia di Max, Karolina/Nichka Lashin (Maddie Hasson) alle calcagna e Dawn Gilbane (Angel Parker) pronta a farlo colare a picco. Senza contare le continue invasioni di campo di Lester (Colton Dunn) e Violet (Aarti Mann). Confinato nel proprio ufficio dal capo dell'ufficio legale Nyland (Vondie Curtis-Hall), riesce a fare danni anche da lì. Si ritrova così catapultato a Seoul, dove incontra la responsabile del NIS (il loro principale servizio di intelligence) Grace Cho (Young-Ah Kim) e un suo dipendente, Jang Kyun Kim (Teo Yoo), principale new entry di questa stagione.
Da qui seguiranno eventi sempre più folli che lo porteranno in giro per il globo nella tradizione delle spy story, ma accusando profondamente il jet lag e confermando quindi il realismo sopra le righe del serial. Se la prima stagione "giocava" con la Guerra Fredda tra Russia e Stati Uniti al giorno d'oggi, questo secondo capitolo strizza l'occhio alla Guerra di Corea degli anni '50.
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Sono un avvocato, non sono un agente
La vita personale e sentimentale di Owen non viene dimenticata nei nuovi otto episodi (un po' troppo lunghi), mentre ritrova i luoghi dove era stanziato il padre militare prima di morire e una vecchia amica d'infanzia, Yoo Jin Lee (Do Hyun Shin). Deve imparare ad essere meno egoista e meno istintivo. Anche la vita di Hannah (Fivel Stewart) dopo il loro incontro in Germania va avanti, incontrando un potenziale cliente, Jae King (Omar Maskati), che potrebbe farle bella figura a lavoro.
Una scelta interessante che non chiude una porta, ma apre un portone nel romanzo di formazione del giovane protagonista, rispetto a quanto fatto con la storia di Max Meladze (Laura Haddock), della cui risoluzione non siamo per niente convinti. Finora Hendricks ha rischiato molteplici attacchi di panico nel corso degli episodi (una tematica mai sviluppata fino in fondo, purtroppo) e ha instaurato un rapporto tossico con l'ex risorsa russa di cui paga ancora oggi le conseguenze. Imparerà mai dai propri errori?
Conclusioni
The Recruit 2 è un interessante ma caotico prosieguo rispetto alla prima stagione della serie Netflix. Continuano i guai innescati più o meno consapevolmente dal protagonista, continua il fascino sbarazzino di Noah Centineo, continua la lotta di potere e sopravvivenza all’interno della CIA visto sotto occhi molto diversi dal solito. Un ritratto contemporaneo e giovanile del mondo dello spionaggio che rischia di ripetere i propri schemi narrativi pur giocando con nuove pedine sulla scacchiera e nuove situazioni al limite, e non dimenticando la vita personale del protagonista. In questa frullatore con la spina costantemente attaccata, però, si rischia di voler scendere dalla giostra.
Perché ci piace
- Noah Centineo è una conferma.
- Il nuovo scenario coreano.
- Le new entry.
- Il passato del protagonista che ritorna.
Cosa non va
- Come viene “risolta” la precedente missione.
- Qualche scelta ripetitiva nella caratterizzazione di Nishka rispetto a Max.
- Le incursioni dei colleghi di Owen a lavoro: non ne possiamo più.
- Tante, forse troppe, storyline a cui stare dietro.
- Almeno una decina di minuti in meno per ogni episodio avrebbe giovato.
- Avremmo voluto più approfondimento sulla pressione psicologica lavorativa (ma già nella prima mancava).