The Post, Spielberg: "Se gli uomini non imparano ad accettare i no, ci sarà sempre uno squilibrio di potere"

Steven Spielberg, Meryl Streep e Tom Hanks hanno presentato a Milano il loro nuovo film The Post, sulla battaglia del Washington Post nel 1971 per pubblicare i Pentagon Papers, andando così contro il governo in nome della libertà di stampa. In sala dal primo febbraio.

The Post: Tom Hanks, Meryl Streep e Steven Spielberg sul set del film
The Post: Tom Hanks, Meryl Streep e Steven Spielberg sul set del film

Steven Spielberg, Meryl Streep, Tom Hanks: ritrovarsi di fronte a questa "santa trinità" del cinema è come avere Hollywood davanti agli occhi. È successo a Milano, in occasione della presentazione di The Post, ultimo film del regista americano con protagonisti due degli attori più amati, e premiati, di sempre.
Nelle sale italiane dal primo febbraio, The Post punta ai prossimi premi Oscar, raccontando la storia di Kay Graham e Ben Bradlee, rispettivamente proprietaria e direttore del Washington Post, quotidiano che ha avuto il coraggio di sfidare il governo americano pubblicando segreti di stato sulla guerra del Vietnam, scatenando la reazione a catena che avrebbe portato al Watergate e alle dimissioni del presidente Richard Nixon.

Libertà di stampa, coraggio di fare la scelta giusta in nome di un bene più grande anche a discapito dell'interesse personale, il delicato rapporto uomo-donna visto attraverso la diversa distribuzione del potere: The Post è quanto mai attuale e segna un grande ritorno al cinema per Spielberg, che firma uno dei suoi film più belli. Durante la conferenza stampa del film le tre star hanno avuto modo di parlare di questi temi con la stampa italiana.

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"La stampa libera è la guardiana della democrazia"

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Spielberg si è convinto subito a dirigere il film perché crede nella libertà di stampa come valore assoluto: "La stampa libera è la guardiana della democrazia: sono cresciuto con questa convinzione e credo sia una verità incontrovertibile. Se guardiamo indietro al 1971 all'epoca in cui il Presidente Richard Nixon cercò di spingere la Corte Suprema a negare il diritto di libertà di stampa, impedendo la stampa degli articoli, dei Pentagram Papers, la legge inizialmente si schierò con il presidente e bloccò il New York Times per diversi giorni. Fu la prima volta dalla Guerra di Secessione Americana. Sento che oggi la libertà di stampa è di nuovo sotto attacco: la sceneggiatura mi ha fatto pensare che siamo tornati indietro al 1971. Forse oggi la situazione è ancora peggiore".

The Post: Tom Hanks e Sarah Paulson in una scena del film
The Post: Tom Hanks e Sarah Paulson in una scena del film

Il regista si è detto felice del fatto che la stampa americana ha molto apprezzato il film: "Abbiamo avuto grande sostegno dalla stampa americana: credo che il film sia piaciuto alla stampa non solo per il messaggio politico, ma anche perché racconta la forza di Katharine Graham e per l'evoluzione del suo personaggio, una donna realmente vissuta, che Meryl Streep ha interpretato in modo meraviglioso. Una donna al vertice della sua professione, che però non riusciva a trovare la propria voce in un consiglio e una società di uomini: una donna che aveva ogni ragione e ogni diritto di dire come la pensasse ed è riuscita a trovare la propria voce proprio in un momento cruciale. La stampa americana ha identificato la sua presa di coscienza come il cuore emotivo del film. Da regista in nessuno dei miei film avevo affrontato una relazione uomo-donna così forte: per fortuna è successo con Meryl Streep e Tom Hanks. Sono stato molto fortunato". Tom Hanks ha commentato ridendo: "Il New York Times però avrebbe preferito che il titolo del film fosse: The New York Times".

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Meryl Streep e Tom Hanks: finalmente insieme

The Post: Tom Hanks e Meryl Streep in una scena
The Post: Tom Hanks e Meryl Streep in una scena

Il film di Spielberg segna la prima volta insieme sul set per i due divi: "Non avevamo mai lavorato insieme prima perché in passato alle ragazze veniva sempre chiesto di ballare" ha detto scherzando Streep, seguita dal regista: "Ho sempre avuto difficoltà a chiedere alle ragazze di ballare!". Hanks invece: "Ogni volta che ho lavorato con Steven è sempre arrivato il momento in cui mi ha detto 'Cavolo, come vorrei che Meryl Streep fosse in questo film!'". L'attrice ha poi spiegato meglio come è arrivata a lavorare insieme a Hanks: "Non conoscevo Tom, ma era molto amico di Nora Ephron, che era una delle mie migliori amiche. Io vivo a New York, lui in California: non ci siamo mai conosciuti davvero fino ad ora: e credo sia stato un bene per il film. Nora è stata un'ispirazione: mi manca molto, vorrei che fosse ancora qui, che potesse vedere il film e potesse dire la sua su quello che sta accadendo. La sua voce ironica e tagliente ci manca".

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Diritti delle donne, coraggio e la fame di storie

The Post: Tom Hanks in una scena del film
The Post: Tom Hanks in una scena del film

Hanks ha commentato così il suo personaggio: "Il grande Ben Bradlee era un uomo molto competitivo, una bestia: il suo obiettivo non era raccontare una storia, ma la storia. Nel giugno 1971 il Washington Post era in competizione con il Washington Star, che all'epoca era il primo quotidiano a Washington DC e l'idea che il New York Times avesse per le mani una storia che il Washington Post non aveva, teneva sveglio la notte Bradlee. Una delle scene più divertenti del film è quella in cui Bradlee sta leggendo gli articoli del New York Times e dice: 'Siamo gli ultimi a casa nostra! Lì c'è tutta la sua passione'". Spielberg invece: "Ben Bradlee era affamato: è per questo che era presuntuoso al punto da sfidare il New York Times, nessuno lo avrebbe fatto, perché era il giornale più importante d'America nel 1971 e probabilmente lo è ancora oggi. Ha avuto una visione: ha visto dove sarebbe dovuto arrivare il Washington Post in modo da essere degno di lui. Era ambizioso e competitivo e ha mostrato a Katharine Graham come vedere se stessa e il giornale più in grande: insieme hanno dato il via alla serie di eventi che ha reso possibili le dimissioni di Nixon".

The Post: Meryl Streep in un momento del film
The Post: Meryl Streep in un momento del film

Il film arriva in un momento cruciale, come ha sottolineato Streep: "Ho ricevuto questa sceneggiatura sei giorni prima delle elezioni: pensavamo che avremmo guardato il film con occhio nostalgico, potendo vedere quanti progressi avevamo fatto, perché pensavamo che avremmo avuto un Presidente donna. Invece il risultato è stato diverso e c'è stato un aumento di ostilità nei confronti della stampa e della violenza contro le donne, esibite ai vertici del nostro governo. Il film è quindi diventato la storia di quanto ancora ci sia da lavorare".

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The Post: Meryl Streep e Alison Brie in una scena del film
The Post: Meryl Streep e Alison Brie in una scena del film

L'attrice ha proseguito spiegando quanto sia importante trovare il coraggio dentro di sé:"Il film nasce dal coraggio di Daniel Ellsberg: giornalista, soldato, che ha trovato il coraggio di trafugare segreti di stato e portarli a Neil Sheehan, che ha rischiato tutto, insieme ai suoi redattori, pubblicandoli, la palla poi è passata al Washington Post. Ci sono stati molti atti di coraggio in un periodo in cui tutto era molto diverso: allora c'erano pochissime donne giornaliste, le redazioni erano formate tutte da uomini bianchi. Le donne erano quasi tutte segretarie. Katharine Graham è stata un'altra persona che ha fatto un atto di coraggio, comprendendo di avere autorità. Una delle prime donne a capo di una grande compagnia, che si è guadagnata il suo posto nella nostra cultura, che ha scritto un'autobiografia che ha vinto il premio Pulitzer. È una delle grandi donne del ventesimo secolo. Credo che Katharine Graham abbia imparato ad avere coraggio: il problema è che non facciamo lo stesso con le nostre ragazze. Se ci aspettassimo di più dalle nostre ragazze probabilmente sarebbero più coraggiose". Hanks ha aggiunto: "E Ben Bradlee ha sempre avuto ben chiaro in mente che Katharine Graham era il suo capo".

The Post: Carrie Coon in un momento del film
The Post: Carrie Coon in un momento del film

Alla domanda sul perché ci sia voluto tanto per le donne per far nascere il movimento Time's Up Streep ha risposto: "Ci è voluto tanto per far dire alle donne che è arrivato il tempo di cambiare perché siamo esseri umani e impariamo lentamente. Questa non è una battaglia di oggi: per qualche ragione l'aria è cambiata, non solo a Hollywood, ma nell'esercito, nel Congresso, nell'industria. Forse le attrici di Hollywood hanno catalizzato l'attenzione, ma sono il volto di tutte le cameriere, delle persone che lavorano negli ospedali, delle lavoratrici che hanno combattuto per anni. Hollywood ha dato coraggio alle persone e spero che continui a farlo. Anche se abbiamo fatto un passo indietro, spero che miglioreremo. Sono molto ottimista. È un momento molto eccitante".

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Secondo Spielberg invece: "Dovrei essere il migliore scrittore, psicologo e presentatore del mondo per rispondere a questa domanda. La battaglia dei sessi parte da lontano, le donne hanno avuto un momento favorevole durante la Seconda Guerra Mondiale, quando gli uomini erano al fronte, ma poi quando sono tornati tutto è tornato come prima e le donne sono state rimesse in cucina. C'è uno squilibrio di potere: posso solo dire che fino a quando gli uomini non riusciranno ad accettare un no come risposta, ci sarà sempre uno squilibrio di potere. Quindi tutto quello che posso dire è che spero che il nostro film sia un piccolo passo nella giusta direzione e che possa ispirare le donne che ancora non hanno trovato la propria voce, e non sanno come trovarla, a capire che hanno il diritto di parlare e di dire: 'Fanculo, dico quello che voglio!' e ad avere il coraggio di farlo".