"Il mondo è l'inferno, e gli uomini sono da una parte le anime tormentate e dall'altra i diavoli"
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Ci sentiamo divisi fra gli affascinanti e inquietanti abissi sotto i ghiacci e la sicurezza forse effimera della terraferma mentre scriviamo questa recensione di The North Water, il drama artico di BBC dal 7 dicembre su TimVision con un episodio a settimana. Basato sull'omonimo romanzo di Ian McGuire, il serial ci riporta nelle atmosfere ghiacciate di The Terror per svelare un grande mistero sommerso... o forse in superficie.
Tra i ghiacci
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Nella miniserie in cinque episodi Jack O'Connell e Colin Farrell guidano un cast scelto con cura nei panni rispettivamente del medico Patrick Sumner e del baleniere Henry Drax a bordo della nave The Volunteer alla fine del 1850. Ci sono molti misteri intorno a questa spedizione e non è chiaro quale sia il vero scopo della missione a saperlo è solo il capitano interpretato da un sempre carismatico Stephen Graham. La versione ufficiale è una caccia di balene nell'artico per la Corona Inglese, quella ufficiosa ha molte zone d'ombra e punti interrogativi. Mentre cercano di affrontare i propri demoni interiori del passato che tornano a tormentarli in visione oniriche, sciorinando attraverso flashback prima confusi e fumosi e via via più nitidi i motivi che hanno portato i membri dell'equipaggio sulla Volounteer. Gli uomini devono anche scontrarsi con le difficoltà della vita per mare di fine '800 e del viaggiare e addentrarsi in luoghi impervi e inaccessibili ai più. Temperature sotto zero, ghiaccio, mal di mare, umidità e rischio di malattie sono alcune delle caratteristiche meno felici della vita in mare aperto per gran parte dell'anno.
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L'equipaggio è quindi chiamato a cacciare foche e balene, le quali un po' come Moby Dick diverranno metafore della loro inquietudine e avidità interiore. La regia claustrofobica di Andrew Haigh non solo sulla nave ma anche sulla terraferma, tra le taverne luride con alcol e prostitute, i vicoli sporchi dove ti possono accoltellare da un momento all'altro per qualche soldo, e la fotografia sui toni del blu e del nero che fanno specchiare in queste distese ghiacciate e si alternano ai colori caldi dei flashback, portano a essere quasi inghiottiti come spettatori da questo segreto misterioso. Giocare sulla fantapolitica, sul soprannaturale e sui rapporti ambigui fra i marinai sono i punti di forza di questa miniserie ambientata tra i ghiacci, come già aveva fatto The Terror. Le inquadrature che indugiano sui primi piani degli interpreti - tra loro anche Tom Courtenay e Peter Mullan - vogliono mostrare il lato più mostruoso e bestiale dell'animo umano, che emerge a causa di un ambiente "tossico" come quello di una nave fatta di soli uomini, sommato alla brutalità della caccia agli animali che viene mostrata senza lasciare nulla o quasi all'immaginazione, con un intento quasi di sensibilizzazione zoologica ed ecologica.
Passato gelido e fumoso
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Sumner è ex chirurgo dell'esercito inglese caduto in disgrazia, che ha una strana e pericolosa dipendenza da alcuni medicinali, mentre Drax ha la fama di psicopatico omicida. Due antipodi che si troveranno inevitabilmente a scontrarsi e a mescolare la differenza di vissuto e classe sociale dei membri dell'equipaggio. Manca un po' di mordente in questo dramma autoriale come spesso accade in questi prodotti seriali ambientati nell'Artico, a causa del ritmo forse eccessivamente lento di alcuni punti e della caratterizzazione fin troppo misteriosa di alcuni protagonisti. Per aumentare l'effetto di straniamento dello spettatore The North Water è stata girata nella banchisa dell'81esimo parallelo, il punto più a Nord dove siano mai avvenute le riprese di una serie drammatica, dando un valore aggiunto alle location inospitali e poco accoglienti, perché gli uomini non sono del resto i benvenuti rispetto agli animali autoctoni. Uno show che non gioca tutte le proprie cartucce subito, ma si prende il proprio tempo per provare a farci entrare nella psicologia dei personaggi, nel loro vissuto, nel loro drammatico passato e arrivare infine al loro ansiogeno presente. I silenzi e i respiri affannati la fanno da padrone in questo prodotto che vive di sottrazione e non di eccesso, di dialoghi asciutti e di botte da orbi taverna, grazie a un attento lavoro sul sonoro. Respiri gelati ben visibili grazie alle temperature sotto zero e agli effetti visivi, che acuiscono la sensazione di stare su un precipizio, e non sapere da quale delle due parti finiranno i personaggi, e noi spettatori insieme a loro. Le risposte saranno sotto il ghiaccio o sopra di esso?
Conclusioni
A conclusione della recensione di The North Water possiamo affermare che la miniserie targata BBC abbia tutte le caratteristiche dei drammi ambientati nell’Artico venuti prima, dai silenzi e il ritmo lento ai dialoghi asciutti e l’attesa per qualcosa che sta per accadere e sembra non accada mai. E sarà proprio la rivelazione della verità sulla missione al centro della storia a far decidere agli spettatori se il viaggio è valso la meta, se lavorare di sottrazione è stato efficace per cast e crew.
Perché ci piace
- La resa claustrofobica attraverso la regia, il lavoro su sonoro effetti visivi e fotografia per acuire lo straniamento dei protagonisti e dello spettatore fra i ghiacci.
- Il cast ben scelto e le ambientazioni vere ed estreme per rendere la messa in scena più realistica
- Il lavoro di sottrazione…
Cosa non va
- …che però non sempre paga a scapito di un ritmo forse eccessivamente lento e un mistero da svelare forse eccessivamente oscuro.