Ci sono voluti 25 anni per vedere finalmente The Man Who Killed Don Quixote sul grande schermo? A Terry Gilliam non sembra importare. Il mitico cineasta inglese irrompe a Cannes nell'ultimo giorno di festival con la sua opera maledetta e il suo nutrito cast e sembra semplicemente felice di poter essere presente. Una settimana fa si è diffusa la notizia del malore avuto dall'ex Monty Python e in molti hanno temuto per la sua salute. Pochi giorno dopo lo stesso Gilliam ha postato sul proprio account Twitter alcune foto che lo ritraevano in posa yoga con indosso una t-shirt con su scritto "Non sono ancora morto".
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E in effetti a Cannes Gilliam appare più vivo che mai. Giacca coloratissima, sandali ai piedi, l'ironico regista inglese appare vivace come al solito, si ferma solo un attimo dopo il photocall per bere e subito riparte con il suo show non risparmiando frecciatine ironiche a destra e manca. Il capro espiatorio di turno è l'amico di vecchia data Jonathan Pryce, star di Brazil ed efficace Don Chisciotte, ma la battuta più velenosa è quella rivolta a Paulo Branco, il produttore che ha cercato di impedire la release al film e il passaggio a Cannes per valere i propri diritti sull'opera. Tentativo fallito, per fortuna. "The Man Who Killed Don Quixote non è nel limbo" ci tiene a specificare Gilliam. "Il film oggi esce in Francia e a breve verrà distribuito in molti altri paesi. Un artista deve stare attento a cosa scrive perché c'è il pericolo che questo si avveri. Il mio film, per esempio, riflette la realtà. Devo ringraziare Paulo Branco per avere interpretato il ruolo con tale intensità, è stato molto convincente".
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La stoffa dei sogni nel film della vita
In The Man Who Killed Don Quixote Adam Driver interpreta Tobias Grummett, un regista che, dopo aver centrato un film di successo anni prima, fa ritorno a La Mancha, dove l'opera era ambientata, per scoprire che il suo protagonista non è mai uscito dal personaggio. "Ho girato il film in tre settimane, è stato velocissimo ed è bello essere qui a Cannes" scherza Gilliam, aggiungendo "sono rilassato, qui tutti hanno già visto il film e l'hanno amato. Ci ho lavorato per molto tempo, però mi sembra che siano passate solo un paio di settimane. E' interessante come il cervello si autoprotegga dimenticando incubi, dolori e sofferenze".
La storia pensata in origine, parzialmente narrata dal documentario Lost in La Mancha, in cui vengono ricostruite le sciagure che colpirono il set originario, è cambiata radicalmente nel corso degli anni fino a diventare una riflessione sulla vacuità del successo. Critica di Terry Gilliam al sistema Hollywood? Lui nega e ammette di essere sempre stato affascinato dall'opera di Cervantes e dal suo eroe fuori dal sistema. "Don Chisciotte rappresenta la grandezza del sogno a confronto con la realtà della vita, è un'opera geniale e brillante, ho cercato di preservare un pezzetto di questa grandezza nel mio film. Oggi servirebbe davvero un Don Chisciotte, è una fonte di ispirazione migliore delle decine di supereroi che i ragazzini vanno a vedere al cinema, senza superpoteri è molto più interessante".
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La libertà di sperimentare il caos
Ad affiancare Terry Gilliam a Cannes c'è un cast nutrito di star che dimostrano grande affezione nei confronti del maestro inglese. Tutti sono concordi nel descrivere il suo set "adrenalinico, energico e libero. Un caos controllato in Gilliam è mattatore assoluto". A parlare è Jonathan Pryce, collaboratore storico di Gilliam: "Se sono felice di tornare a lavorare con Terry? Prima di tutto sono felice di tornare a lavorare. Sapete, alla mia età... Lavorerei ancora con lui? No! (ride, ndr) Prima di darmi il ruolo Terry ha aspettato che fossi abbastanza vecchio, ma devo ammettere che è stata una bella esperienza". Ma come ha scelto Terry Gilliam il cast del suo progetto del cuore? Il regista esclama: "Costavano poco" poi precisa "Non potevo evitare Jonathan, sa dove vivo. L'incontro con Adam Driver lo ha organizzato mia figlia, ci siamo visti in un pub di Hampstead mentre lavorava a Londra e mi è sembrato subito giusto. Per trovare il giusto cast ci ho messo un sacco di tempo. Con i problemi che mi sono piovuti addosso durante le riprese non sapevo cosa stavo facendo, ma sapevo di avere scelto grandi attori e loro mi hanno salvato".
Parlando dell'esperienza alla corte di Terry Gilliam, Adam Driver racconta di essersi mai posto problemi. "Quello che dovevo fare era nello script. Devi fidarti di Terry e degli altri attori, non puoi farti troppe domande. Sul set Terry è come nella vita, sembra recitare con te dietro il monitor, partecipa fisicamente alla creazione. Non ricordo molto del set, più che altro era caos. Il segreto per affrontare questo lavoro era essere il più impreparato possibile". Olga Kurylenko aggiunge entusiasta: "Adoro lavorare con Terry, adoro i suoi film, è la persona più simpatica, affascinante e onesta di questo ambiente. Sul set ci ha lasciato molta libertà, ogni cut finiva tra le risate. Mi ha regalato un ruolo da incredibile stronza e per questo gliene sarò sempre grata". Terry Gilliam ascolta divertito i commenti delle sue star, poi interviene precisando: "Fare l'attore è un lavoro infame, non so ancora perché lo fate. Stai seduto tutto il giorno ad aspettare per due secondi di scena, almeno avete tempo di leggere buoni libri".
Il futuro è incerto, ma con humor
Dopo quattro pellicole con Terry Gilliam, Jonathan Pryce è l'interprete più titolato per parlare del suo metodo di lavoro. Tra uno sfottò e l'altro, l'attore precisa: "La relazione tra me e Terry dura da tanto tempo. Prima di incontrarlo lavoravo in tv, ero stato diretto da Stephen Frears che mi aveva detto di lavorare per sottrazione. "Less is more" mi ripeteva sempre, ma quando mi rivedevo sullo schermo non ero convinto. Poi ho lavorato con Terry, per lui "more is more", mi ha insegnato a mettere più energia nel mio lavoro, la libertà che ti dà è incredibile. Lui procede per suggestioni perché non sa niente di recitazione (ride). Il suo set è energetico, è una continua fonte di ispirazione creativa". Questa fonte di ispirazione creativa, però, al momento sembra in stallo. A 77 anni, e dopo aver sperimentato problemi di salute, Terry Gilliam sembra incerto sul proprio futuro lavorativo e a chi gli chiede dei suoi progetti futuri risponde: "Non ho idea, non vedo un futuro lavorativo davanti a me, posso solo pensare alla morte". Poi aggiunge: "Chissà, il mio prossimo film potrebbe essere su un Don Chisciotte donna, qualcuno in questa sala ha i soldi per finanziarlo?"