The Last of Us, la recensione del quinto episodio: il silenzio degli innocenti

La recensione del quinto episodio di The Last of Us, giro di boa dell'adattamento televisivo del videogioco Naugthy Dog in una puntata tesa e dolorosa, perfettamente inquadrata come lectio in itinere nel viaggio di Joel ed Ellie.

The Last of Us, la recensione del quinto episodio: il silenzio degli innocenti

Dopo l'introduzione della minaccia dei cacciatori nella quarta puntata di The Last of Us (qui la nostra recensione), il quinto episodio della serie ci porta nel vivo dei pericoli di Kansas City. Anticipato di pochi giorni per non doversi scontrare con il Superbowl LVII - un po' come accade da noi per Sanremo -, Endure and Survive traspone, amplia e ri-adatta su piccolo schermo e in live-action la storia di Henry (Lamar Johnson) e Sam (Keivonn Woodard), fratelli in fuga dalla milizia popolare guidata dalla spietata Kathleen (Melanie Lynskey). Un episodio denso di emozioni e tensione, ancora una volta profondamente doloroso ma d'insegnamento per Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey), che nel loro periglioso viaggio attraverso l'America apocalittica dilaniata dal Cordyceps riescono ancora a sfiorare e conoscere l'ultimo soffio d'umanità rimasta al mondo.
[ATTENZIONE, SPOILER A SEGUIRE]

Allo specchio

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The Last of Us: Pedro Pascal e Bella Ramsey in una scena del quinto episodio

La prima parte dell'episodio è di raccordo narrativo. Si sviluppa lungo una decina di giorni prima dell'arrivo di Joel ed Ellie a Kansas City e svela le cruciali e tragiche dinamiche che intercorrono tra Henry e Kathleen. Rispetto al videogioco, il personaggio interpretato da Johnson subisce pochi cambiamenti rispetto a Sam, che invece è più piccolo (8 anni anziché 14) ed è sordomuto. La scelta è sì votata all'inclusività, essendo Sam adatto nella sua dimensione caratteriale ad ospitare una virata minoritaria del genere, ma anche interessata a normalizzare in un contesto drammatico una fragilità fisica non di poco conto in un mondo dove il silenzio è vitale ma l'ascolto addirittura di più. Le sue paure si specchiano però negli occhi di Henry, che in una situazione di fuga e malessere cerca di non mentirgli e allo stesso tempo di rassicurarlo e proteggerlo.

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The Last of Us: una scena del quinto episodio

E a volte basta sentirsi un supereroe per trovare la fiducia necessaria ad andare avanti; una pennellata di coraggio in pieno volto per coprire ogni timore, come una maschera d'audacia. Henry è la voce e le orecchie di Sam, ma il bambino è la sua forza, il suo scopo, il suo coraggio - appunto. Un rapporto vero e intenso che si specchia a sua volta con quello di Joel ed Ellie, che però non conosce legami di sangue ed è appena nato e sta imparando a sbocciare tra molte insidie e qualche sporadica risata.

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The Last of Us: un abbraccio tra Lamar Johnson e Keivonn Woodard nel quinto episodio

La conoscenza dei fratelli di Kansas City porterà al livello successivo questa relazione in divenire, donando loro strumenti emozionali e comprensivi in grado di avvicinarli sempre di più, soprattutto nel dramma e nella consolazione, per resistere e sopravvivere come suggerisce il titolo di questa settimana. L'episodio alterna svariati momenti di sollievo (i confronti tra Joel ed Henry o i giochi tra Ellie e Sam) con altri in cui la gravitas della scrittura o degli eventi non permette serenità alcuna (la scena del cecchino - adattata benissimo - o l'arrivo degli infetti), fino ad arrivare agli ultimi crudeli e amari minuti, quando The Last of Us colpisce di nuovo forte e di nuovo al cuore, dimostrando chiaramente come non ci sia più spazio per speranza o ingenuità.

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The Last of Us: Melanie Lynskey e Jeffrey Pierce in una scena del quinto episodio

Henry e Joel sono due facce della stessa medaglia, esattamente come Bill. Sono disposti a tutto pur di proteggere la persona amata, anche a costo di sembrare sbagliati, burberi, cattivi o infedeli alla causa. I cacciatori sono alla ricerca di Henry perché quest'ultimo ha venduto alla FEDRA di Kansas City (composta da torturatori, stupratori e assassini) il capo dei rivoluzionari nonché fratello di Kathleen. Una sequenza in particolare ci guida nel dolore di quest'ultima in una breve ricordo del passato, quando erano bambini e - anche qui - ingenui e speranzosi. Un'interpretazione, quella della Lynskey, che seppure centrata non riesce a incidersi a fondo nel cuore dello spettatore, almeno non per la sua cura drammaturgica e per le sue motivazioni.

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The Last of Us: Keivonn Woodard in una scena del quinto episodio

Al contrario, come villain di passaggio incarna la spietatezza e la disumanità che abitano ormai il mondo, persino fiera della sua natura così nichilista che però non riesce a dimenticare il bene per il fratello deceduto. Questo di fatto la rende ancora in grado di provare emozioni positive nonostante sia un'antagonista, mentre Henry si descrive come "un cattivo" per aver commesso qualcosa di irreparabile. Ma è davvero così? Il confine si assottiglia fino a scomparire quando si opta per un'azione terribile per salvare qualcosa o qualcuno a cui si tiene più della propria vita. Ed Henry ha agito per questo, consapevole delle conseguenze ma sempre con la tenacia e la fermezza di chi nasce per proteggere.

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The Last of Us: Pedro Pascal con Lamar Johnson in una scena del quinto episodio

Ed è questo che Joel vede in lui: un esempio da seguire, non da giudicare; in particolar modo, l'arco narrativo condiviso dai due è un base fondamentale per la crescita del personaggio e la sua maturazione relazionale con Ellie, ennesimo e cardinale punto di svolta psicologico. In tutto questo, inoltre, l'episodio riesce a confezionare splendidamente due scene in sequenza drasticamente differenti tra l'oro ma unite dalla stessa capacità di raccontare stress e sentimento all'interno dell'azione. Parliamo dell'agguato del cecchino e dell'attacco dei cacciatori nei sobborghi di Kansas City, quando all'apice del pathos Craig Mazin e il regista Jeremy Webb aprono - letteralmente - a un attacco degli infetti con tanto di Bloater (incredibile!) a guidare la carica; proprio a un passo da una fine pronta comunque a dilaniarvi carni e anima più di ogni altro mostro esistente.

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Conclusioni

The Last of Us ci regala un altro emozionante episodio. Concludendo la recensione, al giro di boa la serie di Craig Mazin e Neil Druckmann continua a dimostrare tutta la sua forza narrativa e una cura per l'immagine che valorizzano e nobilitano una storia di riscoperta e umanità in un mondo corrotto. Ogni tassello del viaggio di Joel ed Ellie è un piccolo ma fondamentale insegnamento, e quello lasciato da Henry e Sam è ancora una volta essenziale e dedicato al coraggio e alla consapevolezza delle proprie azioni. "Endure and Survive" traspone fedelmente ed amplia intelligentemente - di nuovo - il racconto videoludico originale, restituendoci sentimenti esplosivi e sequenze di incredibile pathos, fino a una dolorosa chiusura.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • Henry e Sam: la dicotomia del primo, la fragilità del secondo, entrambi interpretati con molto cuore.
  • La riflessione sulla relatività delle azioni a seconda del punto di vista: encomiabile.
  • Ogni episodio ci ricorda cosa significa essere umani, nel bene e nel male.
  • L'adattamento della scena del cecchino e del Bloater.

Cosa non va

  • Kathleen convince come nemica di passaggio, molto meno per motivazioni e psicologia.