Jason Reitman: "The Front Runner spiega come siamo arrivati ad avere il Presidente più indecente di sempre"

Jason Reitman ha inaugurato il Torino Film Festival con The Front Runner parlando di buona politica, del confine tra pubblico e privato, del ruolo della stampa e del talento di Hugh Jackman.

Alle presidenziali del 1988 Gary Hart era l'uomo da battere. Politico brillante, carismatico, lungimirante, il democratico Hart è stato costretto al ritiro dopo che la stampa ha reso pubblica la sua relazione extraconiugale con la modella Donna Rice. A raccontare questa storia è Jason Reitman in The Front Runner, film d'apertura del Torino Film Festival che uscirà nelle sale italiane il 21 febbraio con Warner Bros. Italia. La storia di Gary Hart, interpretato da un mimetico Hugh Jackman in odor di nomination all'Oscar, sancisce la nascita del gossip politico e vede farsi labile il confine tra pubblico e privato.

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The Front Runner: Hugh Jackman è Gary Hart

Entusiasta della trasferita torinese, città di cui si dichiara profondamente appassionato, Jason Reitman ammette di aver deciso di fare il film - qui potete leggere la nostra recensione di The Front Runner - tre anni fa, dopo aver appreso i dettagli della parabola politica di Gary Hart. "E quale momento migliore per farlo di oggi?" commenta il regista. "Ogni mattina apro gli occhi, apro la app delle notizie e dopo averle lette esclamo 'Fuck'! Come siamo arrivati a questo punto?" Ampliando la riflessione, Jason Reitman commenta giocosamente la sua propensione a raccontare storie di losers: "Come avrete capito, sono un regista che ha un rapporto complicato con gli eroi. I miei sono un lobbista del tabacco, un'adolescente incinta, un tagliatore di teste e una donna che tenta di far fallire il matrimonio di un'altra coppia. Questo è il mio universo Marvel. Stavolta ho cercato di fare un film senza buoni né cattivi, un film fatto di persone che cercano di fare la cosa giusta per gestire uno scandalo. Starà al pubblico farsi una propria opinione sui fatti".

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Il film, un organismo vivente che muta

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The Front Runner: Jason Reitman col pubblico del Torino Film Festival

The Front Runner: Il vizio del potere arriva nei cinema in piena era Trump, con i votanti sempre più attratti dai populismi e dai facili slogan. Come spiega Jason Reitman, il merito di aver realizzato una pellicola così attuale è solo in parte sua perché "ogni film è un organismo vivente, da quando lo distribuisci muta forma. Lo script di The Front Runner è stato scritto durante l'amministrazione Obama. Abbiamo girato il film durante il #MeToo. Il mondo è cambiato sotto i piedi di Gary Hart, ma anche sotto i nostri. Quando abbiamo scritto il film, pensavamo che sarebbe stato ironico".

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The Front Runner: Jason Reitman sul set con Hugh Jackman

Uno dei temi caldi di The Front Runner è la rappresentazione della stampa, mostrata per la prima volta alle prese con uno scandalo politico di enorme portata senza sapere come trattarlo. La faccenda è degenerata fino ad arrivare alla situazione odierna in cui "la Casa Bianca tratta i giornalisti come nemici dello stato. Leggiamo analisi politiche e news sulla separazione di Ariana Grande e Pete Davidson che hanno la stessa firma, la stessa fonte, lo stesso livello di approfondimento. Non si capisce più quale sia la notizia, ma Ariana Grande fa più clic, i lettori vogliono questo". L'imbarbarimento globale ha portato gli USA ad avere quello che Jason Reitman definisce "il presidente più indecente che si possa immaginare. Donald Trump supera il confine della decenza di continuo, impossibile stabilire la linea di demarcazione. E pensare che nel 1987 abbiamo avuto un candidato intelligente e carismatico come Gary Hart, che ha fatto un errore molto umano. Hart aveva idee avanzate, ha chiesto di smettere di trattare con il Medio Oriente per il petrolio perché avrebbe portato al terrorismo, ha intuito l'importanza della tecnologia e dello studio del computer a scuola, ha perfino previsto un attacco aereo consigliando a Bush di monitorare le scuole di volo".

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I miei eroi sono un lobbista del tabacco, un'adolescente incinta, un tagliatore di teste e una donna che tenta di far fallire il matrimonio di un'altra coppia. Questo è il mio universo Marvel.

Il ruolo delle donne, mai più oggetto

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The Front Runner: Jason Reitman sul set

La visione di The Front Runner suscita tanti interrogativi. Perché l'operato di un buon politico deve essere giudicato in base a scelte private? Dove finisce la notizia e inizia il pettegolezzo? Cosa influenza i votanti nelle loro decisioni? Obiettivo centrato per Jason Reitman che ammette di fare film perché "ho tante domande io per primo, ma non ho risposte. Sono confuso come tutti gli altri intorno a me perciò faccio film per riflettere su temi che mi toccano". Uno di questi riguarda le donne. Dopo tante protagoniste dei suoi film, in The Front Runner ad affiancare Gary Hart/Hugh Jackman ci sono due presenze femminili fondamentali, Donna Rice, e la moglie del Senatore, interpretata da Vera Farmiga. "Quando raccontavo alle persone che stavo facendo un film su Gary Hart la prima cosa che dicevano era Monkey Business (il nome della barca su cui Hart ha incontrato Donna Rice), la seconda era 'Come si chiamava la bionda?' Donna Rice è stata vista come un oggetto, non è mai stata rappresentata come una persona con dei sentimenti.nel film ho voluto renderla un essere umano. Donna e Gary sono persone riservate, sono religiosi. Donna ha dovuto affrontare quei problemi per la prima volta, ha dovuto nascondersi, non c'erano persone p.r. o avvocati che curassero la sua immagine all'epoca".

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The Front Runner: Hugh Jackman in un momento del film

Curato nello stile e nei dettagli, The Front Runner guarda al grande indipendente degli anni '70. Nella lista dei film preferiti di Jason Reitman ci sono, infatti, La conversazione, Shampoo, Il Dottor Stranamore, Harold e Maude, Taxi Driver ed Election. "Ma adoro anche i B movie, Die Hard, la fantascienza, Alien. È impossibile per me fare delle liste" ammette Reitman per poi aggiungere "tra i migliori film di quest'anno c'è Dogman di Matteo Garrone. Un film italiano, ma che spiega benissimo come si vive oggi in America dove il bullismo è una piaga e dove è facile perdere il controllo a prescindere dagli sforzi fatti per sottrarsi alla violenza".