La serie The Boys, ispirata all'omonimo fumetto creato da Garth Ennis e Darick Robertson, sembra non dare molta speranza: i personaggi sono infatti tutti oscuri, in uno spettro che va dal meschino al sociopatico guerrafondaio. Se quando è iniziata, nel 2019, sembrava una satira coraggiosa della realtà contemporanea, oggi, arrivati alla quarta stagione, sembra quasi di vedere un normale video sui social.
Ideata da Eric Kripke, The Boys è diventata più verosimile della parodia con cui è partita. I nuovi episodi della serie, su Prime Video dal 13 giugno, sembrano darci ancora meno motivi per sperare in un futuro migliore. Homelander (Antony Starr) impera, Starlight (Erin Moriarty) è costretta a nascondersi, Butcher ha le ore contate.
Eppure, quando, nella nostra intervista, chiediamo a Karl Urban in cosa possiamo credere visto che anche una serie come The Boys sembra non dare speranza, l'attore si oppone a questa idea: "Credo che una delle cose migliori che fa Kripke sia presentarci dei personaggi con un dilemma morale. Alcuni fanno le scelte giuste, altri quelle sbagliate e sono puniti. In questo modo inquadra davvero il dilemma morale. Non sono d'accordo che non ci sia speranza nella serie: c'è in tutti i personaggi. A volte in piccoli gesti, in piccole scelte. Lo spirito umano trionfa sulle avversità". Jensen Ackles, che ha il ruolo di Soldier Boy, è d'accordo con lui: "Trionfa alla faccia della mascolinità tossica!"
The Boys 4: intervista a Karl Urban e Jensen Ackles
Sì perché in effetti in una serie come The Boys, in cui ogni personaggio ha le potenzialità per diventare il villain della storia, i veri antagonisti forse vanno cercati altrove. Ragionando in grande, due delle più grandi minacce che vediamo sono il razzismo e la mascolinità tossica. Un prodotto seriale può aiutare ad ampliare il dibattito su questi temi?
Per Karl Urban: "Penso sia uno dei punti di forza della scrittura di Eric Kripke: usa i personaggi di The Boys per esplorare problemi esistenziali che sono importanti per la nostra società. Li tratta in modo da offrirci uno sguardo non polemico. È segno di un'ottima scrittura. Lo faceva Gene Roddenberry negli anni '60. Il genere è la satira, quindi riesce a centrare perfettamente lo spirito dei tempi".
Ancora d'accordo Jensen Ackles: "La serie è una tela per questi argomenti. Puoi toccarli senza alleggerirli, ma cercando di smascherarli".
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The Boys e la popolarità come superpotere
Nella terza stagione Butcher dice che "la popolarità è potere". E in effetti nella quarta vediamo Homelander sempre più preoccupato di creare consenso, arrivando a usare il figlio per aumentare la propria popolarità, con al servizio una squadra che si occupa di creare dei video da postare sui social proprio con l'intento di farlo sembrare sempre più un eroe positivo. La popolarità, se usata in un certo modo, è un superpotere negativo?
Per Urban: "Il potere che ha Butcher probabilmente è uno dei più pericolosi al mondo: il potere di manipolare gli altri in modo da far fare loro quello che vuole. Se sei un politico, o influenzi le persone tanto da condizionare le loro scelte può essere un'influenza pericolosa. Nella serie convince i membri di The Boys a seguire i suoi piani. Ed è pericoloso perché 9 volte su 10 vanno all'aria e finisce male per tutti".
Per Ackles: "Il potere assoluto non dovrebbe averlo nessuno. Abbiamo degli esempi nel nostro mondo".
Sicuramente i Supes di The Boys amano l'autopromozione, o, come si dice, il "self-branding". Come si riesce a mantenere un equilibrio tra il promuovere il proprio lavoro e la dissociazione dalla realtà? Per Urban: "Parlo per me: quando lo fai per promuovere un progetto, o una causa che ti sta a cuore allora può essere utile, può mettere in luce una questione che potrebbe davvero beneficiarne. Quando è così è una buona cosa. Ma se invece promuovi te stesso per il tuo vantaggio prendi presto una brutta china".
Jensen Ackles, come il suo personaggio, non le manda a dire: "Dipende se fai promozione per un bene superiore o per il tuo. Se con il tuo brand o la tua presenza fai cose che danno benefici agli altri, mettendo in luce certe questioni, facendo beneficenza allora fai del bene. Fare del bene è l'aspetto positivo. Se invece lo fai soltanto per te stesso allora prendi una brutta china. Finisci nel lato oscuro. Se lo fai solo per il tuo vantaggio, qual è la parola giusta.... È masturbazione".
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The Boys: vedremo mai il musical della serie?
In The Boys 4 c'è una spettacolare sequenza di pattinaggio sul ghiaccio, nella terza stagione Soldier Boy ha cantato. Vedremo mai il musical di The Boys? Jensen Ackles non si tirerebbe indietro: "The Boys che fanno When you're a Jet potrebbe andare bene! Kripke è sempre inserito elementi musicali in tutte le sue serie. Anche se non penso che abbia mai fatto un musical".
Karl Urban invece non ci pensa proprio: "Abbiamo dei momenti musical. È una nuova e interessante dinamica nella serie. Jensen fa dei veri numeri musicali nella terza stagione. Io invece non ho nessun interesse a fare un musical! Se mi aveste mai sentito cantare sareste d'accordo. Meglio lasciare le cose così!"