Inseguire i propri sogni è giusto e legittimo: ma se i nostri desideri richiedono quasi trent'anni per realizzarsi si sconfina nell'ossessione. Non c'è forse parola migliore per descrivere il rapporto tra Terry Gilliam, regista di Brazil e La leggenda del re pescatore, nonché illustre, nel senso che ha illustrato ogni singolo episodio, membro dei Monty Python, e Don Chisciotte, film che ha bramato, inseguito e scritto per metà della sua vita.
Cominciato a scrivere negli anni '90, il Don Chisciotte di Gilliam è diventato col tempo una creatura quasi mitologica, una chimera che aveva i contorni sfumati dei sogni impossibili e sulla quale sembrava gravasse l'ombra di una maledizione: invece, dopo tanto lavoro e delusioni (e battaglie legali), il film di Gilliam è una realtà, presentata in anteprima mondiale all'ultimo Festival di Cannes - a proposito al link che segue potete leggere la recensione de L'uomo che uccise Don Chisciotte - e dal 27 settembre nelle sale italiane grazie a M2 Pictures.
Terry Gilliam, con l'inconfondibile codino e camicia dalla fantasia colorata, è arrivato anche a Roma per presentare la sua creatura, che nel frattempo è diventata un'opera parzialmente autobiografica, con protagonista Adam Driver, arrivato a sostituire prima Johnny Depp e poi Ewan McGregor, nel ruolo di Toby, regista che realizza un film su Don Chisciotte appena uscito dalla scuola di cinema e poi si perde nel luccicante (e redditizio) mondo degli spot pubblicitari. "Tutte le persone ragionevoli mi hanno detto di fermarmi e mollare: ma io non credo nelle cose ragionevoli" ha ammesso il regista, continuando: "Don Chisciotte è molto pericoloso perché quando ti entra in testa non riesci a liberartene, almeno fino a in punto di morte. Con la vecchiaia alcuni diventano più infantili: da vecchi si diventa più come Sancho Panza o Don Chisciotte, a seconda di quello che la vita ci offre, bisogna decidere se essere più pazzo o più noioso. Mia figlia ha avuto una figlia, quindi durante la lavorazione del film ho potuto stare sul pavimento a giocare con una bambina di un anno: questo mi ha consentito di sopravvivere alle riprese. Lei era più vecchia di me."
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Dalla prima lettura nel 1989 al Don Chisciotte con Adam Driver
L'incontro tra Gilliam e Don Chisciotte risale a quasi trent'anni fa, come ha spiegato lo stesso regista: "Quando ho letto il libro nel 1989 ho pensato che fosse impossibile trasformarlo in un film: è così ricco e complesso! L'idea originale era quella di rappresentare degli uomini anziani pieni di rimpianti: a un certo punto uno di loro diceva basta, decideva di fare finalmente qualcosa e moriva felice. Dieci anni fa mi è venuta invece l'idea di Toby, una persona che voleva fare un film su Don Chisciotte: mi dava la possibilità rappresentare ciò che i film sono in grado di fare alle persone, come possano farle impazzire e rovinare le loro vite. Che poi è quello che succede anche a Don Chisciotte. Volevo rappresentare questo regista prima e dopo: con un'idea pura dell'arte all'inizio e poi corrotto. Credo sia positivo quando hai tanto tempo per scrivere, perché finisci per annoiarti delle idee peggiori e ti rimangono solo le migliori. Io poi sono un mistico e penso che il film si sia scritto da solo, soltanto che è uno scrittore molto lento."
Prima Johnny Depp, poi Ewan McGregor: il ruolo di Toby è passato di volto in volto, fino ad arrivare ad Adam Driver, che nel film dà una delle sue migliori interpretazioni, arrivando a dimostrare anche le sue doti di ballerino: "Adam è unico, non si comporta come una star del cinema, non si comporta nemmeno da attore, non sembra un attore" ha spiegato Gilliam, proseguendo: "Non avevo visto nulla di suo, ma, quando l'ho incontrato, mi è piaciuto subito perché era molto diverso da come avevo immaginato il mio personaggio: rappresentava un nuovo inizio."
Nel ruolo di Don Chisciotte c'è invece Jonathan Pryce, che ha raccolto il testimone di John Hurt, scomparso a gennaio 2017: "Jonathan è stato straordinario: è diventato tutti i personaggi shakespeariani che ha interpretato nella sua vita. La sua performance è sorprendente: voleva lavorare di nuovo con me da anni e finalmente è successo: ha messo tutta la sua vita in un solo personaggio."
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Arrivare a questa versione non è stato un percorso facile: "Prima, il personaggio di Adam avrebbe dovuto prendere una botta in testa, si ritrovava quindi nel diciassettesimo secolo e viveva in prima persona il vero Don Chisciotte. Questo film invece parla di un uomo che tradisce il suo talento per soldi: è un film sul senso di colpa, sul non pensare all'effetto che i propri film possono avere sulle persone. È un po' la storia del Dottor Frankenstein: molti registi fanno così, non si assumono la responsabilità dei film che fanno. Invece i film possono far riflettere le persone spingerle a comportarsi bene o male."
Nella mente di Gilliam solo una cosa è stata sempre certa: "Fin dall'inizio Toby doveva diventare Sancho Panza. Mano a mano che invecchi ti lanci in nuove sfide per vedere se impari cose nuove o se fallisci. Il fallimento è molto importante: io però non ci sono riuscito, quindi sono rimasto bloccato col cinema! L'uomo che uccise Don Chisciotte non sarebbe potuto esistere all'epoca: un film è qualcosa che esiste in un momento specifico della tua vita, mentre ti trovi con un gruppo specifico di persone. Adam è molto diverso da Johnny. Questo film forse è più ambizioso, ma è stato fatto con la metà dei soldi che avevamo negli anni 2000. La cosa interessante è che Adam ha avuto di più di quanto avrebbe preso Johnny all'epoca."
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L'importanza dell'arte e dei sogni
In un'epoca in cui l'aggettivo "visionario" viene sdoganato per ogni nuovo regista emergente che azzarda un'inquadratura storta, Terry Gilliam è sicuramente uno dei veri grandi autori visionari, in grado di creare mondi fantastici: la sua però è una fantasia ben precisa, come ha sottolineato: "Credo che tutti i grandi film di fantasia siano basati sulla realtà: a me interessa il conflitto, la tensione, la lotta tra la fantasia è ciò che è reale. Sancho e Don Chisciotte rappresentano questo. Credo che film come Avengers stiano rovinando questa visione. Forse gli unici film che ormai mettono in scena questo conflitto sono quelli girati con pochi soldi: non possono permettersi di allontanarsi troppo dalla realtà. È quello che abbiamo fatto noi: abbiamo girato quasi sempre in vere location."
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E di fantasia Gilliam ne ha donata a fiumi per tutta la sua vita, a cominciare dalle sue incredibili animazioni, che scandiscono ogni episodio della serie Monty Python's Flying Circus, capolavoro assoluto della comicità, andata in onda sulla BBC dal 1969 al 1974: "Non c'è nessuno come i Monty Python" ha detto sicuro il regista, spiegando meglio: "Eravamo sei persone che hanno creato un'alchimia unica. Ci sono molti artisti brillanti là fuori, ma sono più timidi e politicamente corretti di quanto fossero i Monty Python. I tempi sono molto diversi: all'epoca c'erano solo tre canali televisivi, tutti parlavano di noi, c'era meno concorrenza. Oggi poi ci avrebbero ucciso per un film come Brian di Nazareth."
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Ora che ha sconfitto il suo mulino a vento, Gilliam non ha nessuna intenzione di appendere i sogni al chiodo: "Amo tutti i miei sogni, mi aggrappo a loro in modo disperato, la vita reale può essere molto ripetitiva, quindi non rinuncio a nessuno dei miei sogni. Spero che L'uomo che ha ucciso Don Chisciotte non sia il mio ultimo film: non so cosa succederà, ma so che voglio fare un altro film. Tutto quello che posso dire è che Don Chisciotte non muore mai: è quello che fa l'arte, non siamo mai completamente originali, rubiamo sempre da quelli che sono venuti prima di noi. Ci sono solo sette storie originali e continuiamo a raccontarle: la nostra vita non cambia molto, ma le buone storie continuano a sopravvivere."