Affascinante perché intricato. Coinvolgente perché spettacolare. Complesso perché Nolan. Tenet, l'undicesimo film del regista inglese è l'ennesimo rompicapo che non lascia pace allo spettatore costretto a non perdersi nemmeno il più piccolo dettaglio per meglio interpretare il gioco cervellotico del suo burattinaio che ne muove i fili. Ancora una volta, Christopher Nolan gioca con noi, a carte ancora più scoperte del solito ("Non cercare di capire" dirà uno dei personaggi al Protagonista), unendo in maniera egregia lo spettacolo da grande schermo con le sue ossessioni, i suoi temi ricorrenti e persino i suoi difetti. Sì, perché nonostante i personaggi, attraverso dialoghi frenetici e infarciti di teorie fisiche e scientifiche, facciano di tutto per rendere chiara la loro missione, a una prima visione è facile lasciarsi trasportare dalle meraviglie visive (un palazzo che, nello stesso momento, si distrugge e si ricompone? Vogliamo più cinema di questo tipo!) e perdere alcuni pezzi per strada. Ormai ci siamo abituati: con Nolan bisogna stare attenti a ogni dettaglio e sappiamo che la bellezza dei suoi film sta nella possibilità di rivederli con una diversa consapevolezza, cogliere nuove sfumature e nuovi snodi narrativi, lasciarci affascinare dal labirinto (anche logo della sua casa di produzione, la Syncopy) che ha deciso di costruire per noi. In Tenet è proprio nella lunga sequenza finale, tra spettacolo e svolte narrative, che i misteri si svelano e le - doppie e invertite - linee narrative si incastrano. Lo diciamo subito per evitare fraintendimenti: non approfondiremo e analizzeremo ogni singola scena in questa nostra spiegazione del finale di Tenet, ma cercheremo di costruire un utile filo di Arianna per muoverci con più consapevolezza attraverso gli eventi conclusivi e i temi del film. Proseguite solo se avete già visto il film: saranno presenti spoiler!
Back for the future
Titolo palindromo e, ovviamente, film palindromo. A metà film succede l'impensabile e l'inimmaginabile: si arriva al centro e inizia l'inversione. Personaggi e situazioni si muovono in avanti andando comunque indietro nel tempo, rivivendo la prima ora di film da un nuovo punto di vista (tema, quello del punto di vista, importantissimo e su cui ci torneremo) riempiendo i buchi inesplicabili della prima ora. Bisogna cambiare il futuro e impedire la fine del mondo per mano di Sator, il villain principale interpretato da Kenneth Branagh che ha deciso di portare con sé, al momento della sua morte, tutto il mondo. Il Protagonista e Neil (uno straordinario Robert Pattinson) procedono all'inverso fino a inserirsi in una missione bellica in una città sovietica per impedire ai fedeli di Sator di raggiungere i nove algoritmi che possono distruggere il mondo. Nello stesso momento, Kat (Elizabeth Debicki) torna indietro fino a presentarsi sulla barca di Sator per impedirgli di suicidarsi e ucciderlo al momento opportuno, quando la missione sarà riuscita. Una lotta contro, per e sul tempo tra direzione "dritta" (rappresentata dal colore rosso, all'interno del film) e direzione "invertita" (il colore blu) e che sono anche i colori delle squadre di soldati che si affrontano per il destino del mondo.
Tenet, recensione: il cinema di Christopher Nolan al quadrato
Cosa succede nella battaglia nella città sovietica?
Una tenaglia temporale: usare sia il tempo e l'entropia del mondo nella sua direzione naturale che la sua inversione conoscendo già la conclusione degli eventi per raggiungere lo stesso obiettivo. Il Protagonista e Ives (Aaron Taylor-Johnson) si infiltrano nella squadra rossa per raggiungere l'ipocentro e prelevare l'algoritmo prima di Sator; Neil, invece, fa parte della squadra blu, quella invertita per aiutare i due alleati. La battaglia ha inizio e Neil si accorge che non tutto sta andando come previsto. Decide quindi di abbandonare il mondo invertito, ritornare nella linea temporale normale e salvare il Protagonista e Ives da morte certa. Con l'algoritmo tra le mani, diviso tra loro e con la promessa di nasconderlo e non rivedersi più, i tre si dividono prendendo ognuno la propria strada. O forse no. Perché proprio come ultima rivelazione, il Protagonista si accorge che lo zaino di Neil ha una stringa rossa, la stessa del misterioso uomo che gli ha salvato la vita per ben due volte: la prima durante l'assalto all'Opera, nel prologo del film, e la seconda proprio nel confronto finale nell'ipocentro. Era Neil l'uomo misterioso nell'ipocentro davanti al cancello, inizialmente morto ma poi capace di "rivivere" grazie all'inversione temporale e prendendo la pallottola destinata al Protagonista sacrificandosi. Appare, quindi, chiaro il dialogo finale tra i due personaggi in cui il personaggio interpretato da Robert Pattinson dichiara che ha ancora qualcosa da sistemare e che il loro è un rapporto di amicizia: il Neil del futuro, un futuro dove la missione è già conclusa e più avanti nel tempo rispetto al Neil che abbiamo conosciuto per tutta la durata del film, tornerà indietro nel tempo per salvare il Protagonista.
A missione conclusa
Se la missione di Kat, tornata indietro nel tempo per uccidere Sator, è abbastanza lineare, rimane da definire il ruolo del Protagonista che, una volta scoperto, a suo modo capovolge ancora una volta il punto di vista del film. Nell'ultima scena, il Protagonista si ritrova dentro l'auto di Priya, la donna indiana che, a quanto sembrava, aveva arruolato il nostro eroe senza nome per la missione (richiamando il rapporto tra James Bond e M. degli ultimi film di 007). Proprio in questo finale, per salvare la vita di Kat e di suo figlio, il Protagonista svela il suo ultimo mistero capovolgendo la gerarchia di ruoli: era lui il capo dell'operazione Tenet ed era lui che aveva arruolato Priya e tutti gli altri nel passato. Noi spettatori seguiamo, per tutta la durata del film, il Protagonista ancora ignaro del suo ruolo nel futuro e della sua decisione di creare l'organizzazione Tenet (il cui scopo è quello di eliminare ogni persona che conosce il segreto dei viaggi temporali) e solo in quest'ultima scena facciamo la conoscenza del Protagonista consapevole del suo ruolo, cioè il Protagonista del futuro. L'uccisione di Priya permette a Kat e a suo figlio di continuare a vivere sapendo che, come viene detto nel film, ogni generazione ha la sua bomba da disinnescare e un agente che vorrà vedere distrutto il mondo.
Robert Pattinson su Tenet: "Al futuro chiederei di eliminare il 2020"
Passato e futuro: generazioni a con-scontro
Uno dei temi più interessanti nel film ha a che fare con il confronto (o scontro) generazionale. Il conflitto tra entropia normale e inversa e lo stesso viaggio nel tempo dei personaggi tra passato e futuro o viceversa che si compenetrano nel presente presuppone un discorso sulla sopravvivenza dell'umanità e come l'uomo cerchi, costantemente, di distruggere il mondo. Come in Dunkirk, nel quale il meccanismo cinematografico aveva il potere di plasmare e rompere il normale scorrere del tempo (il film del 2017 si svolgeva attraverso tre storyline da un'ora, un giorno e una settimana, eppure il montaggio le univa come se si svolgessero contemporaneamente), anche in Tenet la forza del cinema ha il potere di modificare il normale scorrere del tempo. Sia da un punto di vista visivo mostrandoci le stesse sequenze, ma da punti di vista diversi, una volta nel tempo lineare e un'altra nel tempo invertito, sia attraverso la struttura palindromica del film. Arrivati al centro del film Tenet conclude la sua lunga bobina, la pellicola sulla quale è stampato si riavvolge scoprendo un nuovo film attraverso una nuova visione. L'importanza di cambiare punto di vista invita a cambiare il modo in cui vediamo la realtà del mondo. Un mondo crepuscolare dove non ci sono amici al tramonto può trasformarsi o, perdonate il gioco di parole, invertirsi proprio grazie agli amici: il tramonto diventa alba, il crepuscolo diventa luce. Nolan ci invita a cambiare il passo, cambiare la mente, cambiare il nostro sguardo: non dobbiamo addormentarci come gli spettatori seduti all'Opera. Dobbiamo invece usare il cervello, rimanere attenti, conoscere. Dormire equivale a generare un altro sonno, quello della ragione (per Nolan sempre più importante dell'emotività e, infatti, il film racconta di una guerra fredda, algida) capace di generare mostri. Non a caso il pittore Francisco Goya ha un ruolo centrale nella prima parte del film. Quali sono i mostri? Sono le persone talmente egocentriche e individualiste da perdere contatto con il mondo ("Se non ti posso avere io, non ti potrà avere nessuno" dirà Sator a Kat, ma il discorso si amplia alla vita stessa) e che, inconsapevolmente o meno, ne cercano la distruzione. Sotto questo punto di vista, Tenet si dimostra un film attualissimo e ben ancorato (paradossalmente) al nostro tempo.
Intrappolati nel centro del quadrato
Che cos'è Tenet, alla fine? Un rompicapo, un invito, un gioco, un paradosso anche. Il quadrato del Sator, l'iscrizione latina di cinque parole palindroma, dal significato ancora misterioso, è solo la superficie sulla quale il film si muove. Sator e Rotas: l'antagonista e la sua società; Arepo e Opera: il falso pittore e il luogo in cui si svolge il prologo del film, entrambi le chiavi che permettono di entrare nel mondo della parola centrale: Tenet. L'organizzazione, il titolo del film, il Protagonista stesso, il centro del quadrato magico e, quindi, la parola intrappolata al suo interno. Lo stesso film è un lungo "Paradosso del nonno": il futuro, per migliorare il proprio presente, sente il bisogno di tornare nel passato e modificarlo sperando in un miglioramento. Sono i nipoti che ucciderebbero il nonno e cambiare il mondo in anticipo, senza rendersi conto che il futuro già prevede il loro viaggio nel tempo e le loro modifiche. E in centro stiamo noi, Tenet, verbo di tempo presente, intrappolati tra le altre quattro parole centrali alla frase, da qualunque parte si possa iniziare a leggerla. Come a dire che passato e futuro non possono, in via definitiva, modificare il presente. Avete un po' di mal di testa? Senza dubbio il film di Nolan è complesso anche nei temi (a dire il vero non ben affrontati all'interno del racconto e un po' annacquati) e parte del suo fascino sta proprio nel riapprocciarsi alla visione con un nuovo punto di vista. D'altronde è qui che sta la vera magia del cinema: occhi diversi, altri punti di vista, ma il film, nel suo svolgersi, rimane di un inesplicabile fascino.