Natalie Portman e il coraggio di un difficile esordio

Con Tale of Love and Darkness, l'attrice porta a Cannes il suo primo lungometraggio, da lei stessa scritto partendo da un romanzo di Amos Oz.

A Tale of Love and Darkness: Natalie Portman in una scena del suo film
A Tale of Love and Darkness: Natalie Portman in una scena del suo film

Il grande passo dietro la macchina da presa non è raro nel mondo della recitazione, lo sappiamo bene. Quello che meno usuale è vedere alcuni interpreti che si cimentano in questa prima prova registica lo facciano con il coraggio, e forse l'incoscienza, di non limitarsi a svolgere il classico compitino, ma con una spinta creativa ed autoriale che non può far altro che complicare un già complesso impegno.

Ci era capitato di guardare, ed elogiare in tal senso, un altro esordio non più di un anno fa a Cannes, ci ritroviamo in una situazione non dissimile nel corso di Cannes 2015, dopo la visione del primo lungometraggio di Natalie Portman, inserita dal festival francese tra le sue special screenings. Se Ryan Gosling, infatti, aveva portato sulla Croisette un Lost River imperfetto ma carico della voglia di fare e creare, seppur ancora alla ricerca di uno stile ben definito, la Portman affronta in prima persona, alla scrittura ed alla regia, il difficile adattamento di un'opera di Amos Oz.

L'importanza delle proprie radici

Una storia d'amore e di tenebra, l'opera di Oz a cui la Portman si è ispirata, è infatti un romanzo autobiografico che racconta la gli anni dell'autore a Gerusalemme prima della nascita dello stato di Israele. Una storia, e forse soprattutto un contesto storico, che la regista esordiente sente molto, a causa delle proprie radici: non va dimenticato, infatti, che la Portman, pur essendo naturalizzata statunitense, è di origini israeliane. Importante, quindi, ma anche coraggiosa e condita da un pizzico di incoscienza, perché affrontare un tema così complesso, adattando un autore così affermato, non è missione agevole adatta ad iniziare la propria carriera dietro la macchina da presa. Ma la Portman ci prova e, per lo più, ci riesce. Senza riuscire, però, ad evitare molti dei problemi tipici non tanto dell'inesperienza, ma della voglia di mostrare di essere capace di farlo.

La difficoltà nella misura

É errore comune, infatti, il voler mettere in mostra le proprie capacità, costruire sequenze ricercate dal punto di vista narrativo e di grande eleganza e impatto visivi. Natalie Portman lo fa in Tales of Love and Darkness, con scelte narrative interessanti, sequenze costruite con intelligenza, un'attenzione all'aspetto visivo ed alcune immagini molto forti e originali. Quello che non riesce a fare, non ancora almeno, è mettere tutto ciò al servizio della storia che sta raccontando e coinvolgere lo spettatore nella storia del giovane e brillante Amos e nel tormentato rapporto tra i suoi genitori Arieh e Fania, alla quale lei stessa dà il volto. Un problema di misura nel saper bilanciare la storia personale dei protagonisti con il background socio-culturale in cui si muovono e che inevitabilmente ne influenza le vite, ma anche nel saper calibrare la voglia di mettere in mostra la propria abilità senza sfociare in un eccesso di freddezza e artificio.

Giovani registi crescono

A Tale of Love and Darkness: Natalie Portman in una sequenza del film
A Tale of Love and Darkness: Natalie Portman in una sequenza del film

É però un esordio che lascia sperare per il futuro, a cominciare dalla scelta di girare il film in ebraico, che lei stessa parla fluentemente. Una scelta che dà autenticità alla vicenda, ma è soprattutto indice di un atteggiamento giusto, coerente e sentito per la sua cultura e per Le culture in generale. E' un primo passo importante dopo una quarantina di film da interprete e ripensiamo con sorriso che la donna matura e decisa che ha diretto questo Tale of Love and Darkness sia la stessa che un bel po' di anni fa, ancora bambina, guardava negli occhi con la stessa risolutezza Jean Reno e gli diceva un indimenticabile "che nome cazzuto". L'augurio è che la sua carriera da regista prosegua con lo stesso successo che ha avuto quella da attrice... ma per ora c'è ancora un po' da lavorare.

Movieplayer.it

2.5/5