Nel 1996 l'impavido Danny Boyle, aiutato da una manciata di giovani attori britannici, ha realizzato un cult senza tempo. Vent'anni dopo la gang composta da Renton, Sick Boy, Spud e Begbie è tornata con qualche chilo in più e qualche capello in meno per fare il punto sulla situazione. Passerella d'eccezione è la Berlinale dove il regista Danny Boyle, accompagnato dal 50% della sua gang, ha presentato fuori concorso T2 Trainspotting, in uscita in Italia il 23 febbraio. Come mai ci è voluto così tanto tempo per tornare a raccontare le disavventure dei suoi tossici scozzesi?
"In effetti sono passati 20 anni" esordisce Danny Boyle. "Anni in cui ci siamo concentrati su tanti progetti diversi. A un certo punto, però, abbiamo deciso che volevamo tornare indietro perché ci siamo resi conto che il pubblico continua ad amare Trainspotting. E' passato così tanto tempo perché volevo realizzare un adattamento di qualità, volevo uno script più che buono. A un certo punto John Hodge ha scritto qualcosa di molto più personale di quanto ci aspettavamo e abbiamo deciso di approfondire. Così due anni fa sono tornato a Edimburgo con i produttori e abbamo capito che era il momento giusto per ricominciare".
Leggi la recensione: T2 Trainspotting: noi, tossici della nostalgia
Pro e contro dell'effetto nostalgia
Cos'è cambiato in 20 anni? "Il principale cambiamento è tecnologico" spiega Danny Boyle. "Con le tecnologie moderne più leggere potevamo girare scene in modo meno invasivo. Così abbiamo potuto realizzare la scena nel locale in cui tutti cantano Radio Gaga. E' ovvio che il nostro film risente dell'effetto nostalgia. La nostalgia è una risorsa, ma devi saperla controllare perché può essere estremamente potente". Jonny Lee Miller, interprete di Sick Boy, precisa: "Tutti noi siamo cambiati, ma non ho mai lavorato con qualcuno come Danny Boyle e in questo non c'è nessuna differenza. Per questo ritorno ci siamo preparati a lungo, abbiamo visto film insieme, ad esempio Il buio si avvicina di Kathryn Bigelow per studiare le dinamiche di gruppo. E' stata un'esperienza unica".
La possibilità di tornare a raccontare storie di personaggi che conosce a fondo con attori con cui ha un legame molto stretto fa sentire Danny Boyle un privilegiato e il regista non lo nasconde: "E' bello tornare a lavorare con le stesse persone in fasi diverse della loro carriera. E' raro trovare un gruppo di persone così affiatate". Gli fa eco l'interprete di Spud, Ewen Bremner: "Danny possiede un'energia unica che infonde nel suo lavoro, ha un'incredibile abilità nel canalizzare l'entusiasmo di chi lo circonda. Vent'anni fa aveva un'energia spontanea, contagiosa che ha conservato fino a oggi. Danny gira molto velocemente usando molte camere, impiega al massimo 6 shots in scene in cui altri registi ne userebbero 20. I suoi set sono dinamici come i suoi film".
Leggi anche: Trainspotting 20 anni dopo: Che fine hanno fatto i protagonisti?
Come eravamo... tossici
L'originale Trainspotting è ambientato tra Edimburgo e Londra. Per il sequel, Danny Boyle ha deciso di spostarsi da Amsterdam, dove Mark Renton si è trasferito e ha vissuto per vent'anni, all'amata Edimburgo con un finale in Bulgaria. A chi gli chiede se questa scelta è frutto dell'effetto Brexit, Danny Boyle chiarisce: "Stavamo girando T2 Trainspotting quando c'è stato il voto per la Brexit. Per tutta la troupe è stato uno schok così come per gli scozzesi. Sono molto preoccupato per i mie figli perché li ho cresciuti come europei e non so cosa accadrà adesso. Irvine Welsh scrive libri deliberatamente politici, ma il mio non è un film politico e non deve essere inteso come tale anche se il pubblico ha la libertà di leggere ciò che vuole". Lo scozzese Ewen Bremner aggiunge: "L'Europa ha avuto una grande influenza in Scozia, paese progressista e socialista. Nel libro di Welsh si respira un senso di eccitazione e libertà quando Mark Renton va ad Amsterdam per costruirsi una nuova esistenza".
Trovare una donna all'altezza di affiancare questa pazza brigata di tossici non era facile, soprattutto visto che l'attrice in questione doveva essere molto giovane. Alla fine Danny Boyle ha seguito il suo intuito affidando il ruolo di Veronika, giovane compagna di Sick Boy, alla bulgara Anjela Nedyalkova. "Non ricordo quando ho visto Trainspotting per la prima volta" racconta Anjela "ma ricordo molto bene che la mia mamma, femminista, amava farmi vedere film duri. Probabilmente è successo intorno ai 13 - 14 anni. Sono rimasta impressionata, era un po' troppo crudo per me. Sono cresciuta lentamente. Quando ho incontrato Danny e mi ha proposto il ruolo di Veronika è stato eccitate, ma anche molto stressante. Non sapevo se ero all'altezza del lavoro. E' stata un'esperienza molto personale, che mi ha fatto crescere non solo a livello lavorativo, ma anche nella mia vita privata".