State a casa: l’occasione fa l’uomo ladro, assassino, prevaricatore

La nostra analisi di State a casa, il nuovo film di Roan Johnson, dal 1° luglio in sala, che affronta la pandemia per raccontare l'involuzione umana, le brutture dell'umanità e della società contemporanea, lasciando poco margine per la redenzione e la speranza.

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State a casa: una foto dal set

È dai tempi di Breakfast Club che quando al cinema un gruppo di persone è costretto a rimanere bloccato in uno spazio chiuso per un determinato periodo di tempo, lascia emergere le proprie emozioni più recondite e ciò che ne viene fuori è un confronto e una riflessione sulla vita dei protagonisti nonché un'analisi della società tutta. Con State a casa, il nuovo film di Roan Johnson dal 1° luglio al cinema con Palomar e Vision Distribution, è la pandemia che stiamo vivendo tutti nella realtà il pretesto per i quattro giovani protagonisti di rimanere bloccati nel proprio appartamento condiviso. E, dato che siamo più dalle parti de L'odio, ciò che ne esce è uno spaccato marcio e con pochi margini di speranza per la società contemporanea.

Un coming of age al contrario

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State a casa: Martina Sammarco, Lorenzo Frediani, Giordana Faggiano, Dario Aita in una scena del film

State a casa si presenta come una sorta di coming of age al contrario. I quattro ragazzi costretti nel proprio appartamento fanno uscire il proprio lato peggiore: più che un'evoluzione, per i protagonisti è un'involuzione. E accanto a loro anche gli altri personaggi che gravitano intorno alla vita del quartetto. Paolo (Dario Aita) e Benedetta (Giordana Faggiano) sono la coppia dell'appartamento: lui sembra un tipo "vecchio stampo" con principi solidi e incorruttibili ma presto scoprirà di essere capace di azioni decisamente discutibili. Il classico coinquilino che si crede moralmente superiore agli altri ma poi quando si presenta l'occasione, si sentirà giustificato a compiere determinati atti. Benedetta sceglie di usare il proprio corpo e il proprio ascendente sugli uomini a proprio vantaggio (non solo con il fidanzato), forse perché in passato le è stato fatto credere che non avesse altro da offrire al mondo. Glielo fa credere anche il viscido proprietario di casa, Spatola, interpretato da un inquietante Tommaso Ragno. Un profondo dolore pervade il personaggio, fin dallo sguardo, di Giordana Faggiano. C'è poi Nick (Lorenzo Frediani), che parte decisamente come il più bonario tra gli abitanti dell'appartamento, quello che sta agli scherzi, complice l'accento toscano, per poi finire in un percorso di autodistruzione. Infine Sabra (Martina Sammarco), la coinquilina "abusiva", l'amica di Nick che doveva rimanere solo un mese e poi è scattato il lockdown. Quella più calma di tutti, in modo anticlimatico, insensato, inquietante a suo modo. Una rappresentazione non solo della condizione di molti immigrati ma anche del precariato che pervade la generazione dei trentenni oggi.

State a casa, la recensione: Non andrà tutto bene... Il virus siamo noi

Il virus

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State a casa: Lorenzo Frediani, Martina Sammarco in una scena del film

Man mano che il film procede, vengono fuori tutte le brutture dell'umanità di oggi, con l'ossessione per l'apparire (come quella di Benedetta che se avesse molti soldi si comprerebbe i follower su Instragram, mentre Nick acquisterebbe un catamarano quasi fosse un simbolo dell'essere benestanti per poterlo rinfacciare agli altri) e l'approfittarsi di qualsiasi occasione per dare una svolta alla propria vita. Il virus non è solo quello della pandemia che ha colpito il mondo, è una grande metafora attraverso la quale Roan Johnson ha cambiato registro, tono e genere rispetto alle tragicommedie precedenti virando sulla commedia più nera possibile. Il virus è dentro di noi, si tratta di fare la scelta più facile e non quella più giusta quando si è a un bivio morale e pratico, il decidere di approfittarsi di un'occasione e degli altri, l'egoismo puramente umano. È come se il film raccontasse di una generazione stanca, avvilita, che si è vista togliere molto a causa della pandemia, chi ha perso il lavoro, chi si è visto aumentare l'affitto, una generazione che non ha più niente da perdere e per questo disposta a giocarsi tutto il piatto per andare contro il banco. La fotografia del film accentua questo percorso dei personaggi, fino al portiere impiccione che si permette domande e addirittura richieste (monetarie) inopportune, fino alla donna delle pulizie moldava che insiste a voler venire a pulire per non perdere il lavoro.

L'occasione

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State a casa: Giordana Faggiano, Tommaso Ragno in una scena del film

Ma qual è l'occasione/deus ex machina che va a braccetto con la pandemia per scatenare nei personaggi ciò che verrà dopo? La possibilità di fare soldi facili attraverso Spatola, che rappresenta il proprietario di casa poco giusto, poco onesto, pronto ad approfittarsi dei giovani fuorisede. Il processo al contrario che coinvolge Paolo, Benny, Nick e Sabra è volto a fare uscire tutto l'orrore che abbiamo dentro di noi, che è come se fosse lì in agguato pronto ad uscire alla scoperto e non aspettasse altro. Che sia questa la vera natura dell'uomo, che nel momento del bisogno è predisposto non ad accettare, ad accogliere, ad aiutare, ma a prendere, se serve con la forza, a nascondere, a mentire, a tenere da parte, per il proprio tornaconto emotivo ed economico? Si dice che "l'occasione fa l'uomo ladro", ma in State a casa l'occasione fa l'uomo ladro, assassino, prevaricatore, razzista, sessista, egoista e tutti gli altri -ista possibili. Non c'è redenzione, non c'è BarLume di speranza per i protagonisti, giovani o vecchi che siano. Non va Fino a qui tutto bene. Non c'è luce in fondo al tunnel. C'è solo l'orrore umano messo in scena e con cui lo spettatore è costretto a confrontarsi. A guardarsi allo specchio e domandarsi: "Io cosa avrei fatto al posto loro?"