Star Trek: Discovery 3x02, recensione: il ritorno dell’equipaggio

Recensione del secondo episodio della terza stagione di Star Trek: Discovery, incentrato sul destino dell'omonima astronave.

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Star Trek: Discovery - una foto di scena della terza stagione

La scorsa settimana, complice un titolo provvisorio dell'episodio su Netflix, avevamo parlato della premiere di stagione come di una prima parte di un episodio più lungo. Nel mentre l'appellativo è cambiato, ma come potrete leggere in questa recensione di Star Trek: Discovery 3x02 il senso è rimasto quello: il secondo capitolo della terza annata è la metà conclusiva di un racconto bipartito, che passa da Michael Burnham, protagonista assoluta del primo episodio, all'equipaggio della Discovery (con conseguente piccola modifica nei titoli di testa, che aggiungono ulteriori nomi al cast), il cui destino era un'incognita sin dalla conclusione della storyline proposta da Alex Kurtzman e compagnia bella nel 2019. Ufficialmente debellata dagli archivi della Flotta Stellare, l'astronave era stata catapultata in un futuro ignoto, il più lontano possibile dalle minacce sintetiche del presente. E dopo aver scoperto in parte com'è fatto quel futuro, un'epoca dove i viaggi interstellari sono una reliquia d'altri tempi, è arrivato il momento di ritrovare i compagni di viaggio di Burnham, alle prese con luoghi dove nessuno di loro è mai andato prima.

Pericoli multipli

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Star Trek Discovery: Wilson Cruz, Anthony Rapp nell'episodio The Red Angel

Far From Home è il titolo del secondo episodio della terza stagione di Star Trek: Discovery, e sono veramente spaesati i nostri eroi dopo un viaggio nel tempo dalle conseguenze inattese su più livelli. Inizialmente ignari di ciò che li circonda, Saru (Doug Jones) e Tilly (Mary Wiseman) decidono di indagare all'esterno, mentre Paul Stamets (Anthony Rapp), malridotto dopo gli eventi del finale della seconda annata, deve vedersela con il sarcasmo di Jett Reno (Tig Notaro, principale fonte di humour misurato ma efficace). E poi c'è Philippa Georgiou (Michelle Yeoh), la quale è felice di trovarsi in un futuro lontano, senza avere a che fare con le alte sfere della Federazione, perché alla fine anche l'incarico della Sezione 31 - di cui si doveva parlare in uno spin-off dedicato a Georgiou, attualmente previsto dopo che la stagione in corso si sarà conclusa - era troppo burocratico per i suoi gusti. E così, mentre anche loro si rendono conto della portata dell'evento cataclismatico che ha modificato i rapporti tra le varie razze aliene, la domanda sorge spontanea a bordo della Discovery: dov'è Burnham?

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Stark Trek Discovery: Doug Jones durante una scena nell'episodio The Sounds of Thunder

La risposta arriva alla fine dell'episodio, dopo una quarantina di minuti a base di suspense e atmosfere parzialmente western, che per certi versi fanno pensare a Firefly. Un omaggio che in qualche modo chiude il cerchio, dato che lo Star Trek originale ha influenzato molta fantascienza successiva, da Guerre stellari a Futurama, ed è quindi giusto che le nuove incarnazioni del franchise tengano conto di ciò che c'è stato nel frattempo, senza ricorrere alla nostalgia pura (tale fu l'errore per gran parte della durata della precedente serie prequel, Star Trek: Enterprise). Un modo come un altro per dare allo show uno scossone dopo due stagioni molto attaccate alla tradizione, e anche uno stratagemma simpatico per approfondire alcuni dei personaggi solo in apparenza secondari, a cominciare da Saru che, complice l'interpretazione di Jones (esperto nel saper veicolare qualunque emozione sotto infiniti strati di trucco), è sempre stato una delle presenze più "umane" all'interno della serie. Questo episodio è in gran parte suo, ed è tramite il suo volto che ci riabituiamo alla presenza dell'astronave, tornata in pompa magna e ora in grado di affermarsi, così come la serie, in quanto entità non per forza definita dal passato.

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Un anno dopo

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Star Trek Discovery: Sonequa Martin-Green nell'episodio New Eden

E così arriviamo al finale che rimescola ancora una volta le carte in tavola, facendo da ponte tra i primi due episodi e ponendo le basi per il resto della stagione: Burnham entra in contatto con i suoi amici, solo che per lei è già passato un anno dall'incontro con Cleveland Booker alias Book, e ha quindi avuto tutto il tempo necessario per ambientarsi in questo strano nuovo mondo, come recitava il monologo iniziale di James T. Kirk. Ci siamo lasciati alle spalle due stagioni appesantite da dubbi sulla continuity e siamo entrati in un universo inedito, dove tutto ciò che pensavamo di sapere sul franchise è ora un lontano ricordo, per noi e per loro. Per parafrasare un'altra nota saga di genere, ora siamo tra diversi anni, in una galassia letteralmente lontana lontana, dove le distanze si annunciano come un ostacolo di non poco conto. All'equipaggio della Discovery spetta il compito di affrontare quelle distanze, a partire dal prossimo episodio che vanta il ritorno dietro la macchina da presa di nientemeno che Jonathan Frakes. Perché almeno al di fuori del mondo di finzione la presenza di un vecchio amico non potrà guastare.

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Conclusioni

Eccoci al termine della nostra recensione di Star Trek: Discovery 3x02, episodio "di transizione" che chiude i punti lasciati in sospeso e apre la porta su un futuro tutto da scoprire, sottolineando l'importanza dell'equipaggio dell'astronave.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • L'atmosfera più contenuta dà all'episodio la giusta suspense.
  • Doug Jones domina la storia con carisma e vulnerabilità.
  • Il finale promette molto bene per i prossimi episodi.

Cosa non va

  • Chi non ama particolarmente certi membri dell'equipaggio della Discovery rischia di non apprezzare l'episodio.