Si parla di multiverso, cioè di universi paralleli, in Spider-Man: No Way Home, il nuovo film dell'Uomo Ragno, il terzo con Tom Holland come protagonista, al cinema dal 15 dicembre. E così Tom Holland, che per tutti ormai è Peter Parker, si materializza negli studi di Cinecittà - nella serata di domenica 12 dicembre - come se arrivasse da un altro universo. Ed è così. Tom Holland è tra noi grazie a un ologramma, quello vero è a Los Angeles, e ci appare come una persona reale, a grandezza naturale, anche se lui dice che lo hanno fatto più alto. Tom Holland appare dentro un cerchio, come quelli generati da Dr. Strange, uno di quei cerchi infuocati che ti portano in un altro tempo e un altro luogo. Tom Holland - che è stato introdotto alla stampa da Alessandro Cattelan, al solito elegantissimo e impeccabile - è apparso divertito e rilassato ad essere collegato con l'Italia. E, con grande rilassatezza, ha dribblato la domanda - arrivata alla fine dell'incontro, e molto velata - sugli altri due Spider-Man della storia recente, Tobey Maguire e Andrew Garfield. C'è chi chiede se ha avuto dei consigli dai due Spidey precedenti. "Credo che il consiglio sia venuto guardando i loro film" risponde Holland. "Non avevamo parlato prima di fare questo personaggio, ma il consiglio lo ha avuto guardando quei film", risponde prima di diventare un glitch, smaterializzarsi, e sparire in un altro universo.
Dr. Strange non è il nuovo Tony Stark
Ma quella di Tom Holland non è stata affatto una presenza ectoplasmatica, è stata una presenza viva e interessante. Si è parlato, ovviamente, di multiverso. Per prepararsi al ruolo è andato a studiarsi quel tema nei fumetti? "Non mi sono necessariamente addentrato nel multiverso dei fumetti" risponde il volto di Peter Parker. "I produttori della Marvel hanno una comprensione unica delle storyline, e questa parte di lavoro è stata già fatta da loro, non l'ho dovuta fare io". In una delle storyline del film il Dottor Strange di Benedict Cumberbatch ha un ruolo importante. "Tutti pensano che Dr. Strange sia un mentore, un nuovo Tony Stark" ci tiene a precisare Holland. "Ma è un amico, un collega, un Avenger che aiuta Peter Parker. Peter si rivolge a lui per chiedergli un favore, e purtroppo le cose vanno storte...".
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Questi non sono pop corn movie
Nei primi minuti di film che abbiamo visto prima dell'incontro, abbiamo assistito ad una storia che passa dalla commedia al drammatico, dal brillante al tragico. Lo abbiamo visto di recente nei film Marvel, ma qui la commistione sembra funzionare ancora meglio che altre volte. "A volte questi film possono esse mal interpretati come pop corn movie" spiega il protagonista. "Nei franchise, quando trovi sceneggiature come queste, incredibilmente drammatiche, è qualcosa di entusiasmante. C'è una scena in particolare, tra Zendaya Coleman, Jacob Batalon e il sottoscritto che mi rende orgoglioso, è in grado di toccare il cuore del pubblico. Le scene hanno una loro gravitas, ma sono anche leggere e divertenti". Holland si riferisce alla scena in cui tutti e tre ricevono una lettera in cui leggono di non essere stati ammessi al college. La delusione in MJ e Ned si sente. Ma è Peter che capisce che è per causa sua, perché il mondo sa che lui è Spider-Man e lo crede pericoloso. E allora affiora anche il senso di colpa per aver influenzato la vita della sua ragazza e del suo amico.
Questi film li facciamo per i fan
D'altra parte, da grandi poteri derivano grandi responsabilità (almeno una volta, scusateci, dovevamo dire questa frase...). L'Uomo Ragno di Tom Holland ha delle responsabilità verso i suoi amici nella storia, ma anche verso tanti giovani nella realtà. Ispirandosi a lui, in qualche modo, possono sentirsi spinti a uscire dal loro guscio. "È una grande responsabilità quella fare l'attore" conferma Holland. "Ci sono giovani che combattono per essere se stessi e guardano Spider-Man per capire come andare avanti, o magari solo per una fuga dalla realtà, per evasione. La cosa più importante in questo film è, a parte battere i record del botteghino, toccare il cuore dei fan. Questi film li facciamo per i fan. Voglio che vedano che ci piace portare la gioia dove negli ultimi due anni ce n'è stata poca".
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Peter Parker vive qualcosa che io ho già vissuto
Tom Holland ha cominciato a recitare nel ruolo di Spider-Man a 18 anni. È al suo sesto film nella tuta rossa e blu dell'Arrampicamuri, i tre film standalone più Captain America: Civil War e Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Ha dato molto al personaggio, ma ha avuto anche tantissimo. "Spider-Man ha cambiato la mia vita, ho incontrato i miei amici, ho imparato lezioni di vita, come essere un professionista, come essere rispettoso, è stata una lezione infinita" racconta. Il terzo film dell'Uomo Ragno sembra quello che, più di altri, parli della vita di Tom. "Spider-Man: No Way Home parla di Peter Parker che deve affrontare la fama" riflette. "Finora mi sono sentito come se fossi io che dovessi imparare da Peter. E invece qui è come se fosse Peter che dovesse imparare da me, perché vive qualcosa che io ho già vissuto". Ci sono stati dei momenti in cui Tom si è sentito proprio come Peter. "Praticamente da quando sono stato scelto per interpretare Spider-Man la mia vita è cambiata" ricorda. "I posti dove andavo da ragazzino sono diventai impossibili da frequentare, per una questione di sicurezza. Ovviamente ci sono più pro che contro in questa situazione".
I social media mostrano vite irraggiungibili
Oggi fama fa rima con social media, e ovviamente troviamo anche questi in un film che affronta questo tema. Ma cosa ne pensa Tom Holland? "Magari fa male usarli tropo, magari possono essere d'aiuto" risponde. "Credo che come in qualsiasi altra cosa il troppo stroppia. Quando si tratta dei social media le persone note mostrano forse troppo la loro vita, a volte mostrano vite che sono irraggiungibili per i giovani, che vedono questa vita finta e continuano a inseguirla. Tutto quello che viene postato passa attraverso il concetto che deve colpire". "Credo che siano pericolosi, ma che diano anche la possibilità di dare sostegno agli altri" continua. "Abbiamo una società di beneficienza che ci permette di raccogliere fondi per delle cause, qualcosa che senza i social media non potremmo fare. Sono un'arma a doppio taglio".
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Amo l'umiltà di Peter Parker
Ma qual è l'aspetto di Peter Parker che piace di più a Tom Holland? "Credo che sia la sua umiltà" risponde. "La qualità più preziosa di Peter Parker è l'idea che stia costantemente facendo atti altruistici, cose che non portano beneficio a se stesso ma agli altri". Ma c'è un altro aspetto del personaggio che gli piace, ed è l'aspetto pratico del set. "Abbiamo cercato di esplorare i limiti del nostro lavoro sull'azione" ha spiegato. "Abbiamo un team di stuntmen fantastici che non ci hanno dato confini, ci hanno mostrato cosa si può fare. Per me che sono un ragazzino che ama tutto questo è fantastico. Amo fare gli stunt che mi consentono di fare: alcune cose sono troppo pericolose, e miei due stunt riescono a fare cose che io non potrei... meglio che le facciano loro. Invece ci sono cose che richiedono il personaggio, la recitazione, all'interno delle scene d'azione e quindi in quel caso mi faccio avanti io".
Tony Stark sarebbe orgoglioso di Peter
Ma Tony Stark sarebbe orgoglioso di Peter? "Sarebbe incredibilmente orgoglioso di Peter" risponde Tom Holland. "È incredibile come supereroe, prende decisioni che nessuno sarebbe in grado di prendere, proprio come un vero leader. Il mio personaggio è stato uno che segue parte degli Avengers, segue quello che gli dicono gli altri. Ma è cresciuto, ha un'identità, prende in mano la sua storia". Il nuovo film inizia dove finiva il precedente, con Mysterio che svela al mondo che Spider-Man è Peter Parker. Ma lo svelamento di identità è più pericoloso per Peter Parker o per Spider-Man? "La ragione per cui Peter indossa la maschera è per proteggere le persone che ama" riflette l'attore. "D'altra parte questo significa che ho dovuto fare più azioni senza la maschera addosso, Peter in questo caso non deve indossare sempre il costume e la cosa rende tutto più comodo. Ma chi soffre di più è proprio Peter".