Come ogni misura arbitrariamente e umanamente concepita, quindici anni sono una quantità relativa. Per i giovani, da quel mese di dicembre del 2001 è passata quasi una vita intera; per chi era già adulto allora magari sembra l'altro ieri. Ma una cosa è certa: per il linguaggio e la tecnologia del cinema quindici anni sono un tempo ricco e lunghissimo, una vera e propria nuova era inaugurata in quell'inverno tenebroso per il mondo in cui il sogno di tanti artisti, appassionati e cineasti, di una versione filmica fedele e prestigiosa del romanzo fantasy che aveva conquistato generazioni di lettori, approdò nelle sale restituendoci una gioia insperata.
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L'impresa riuscì a un hobbit neozelandese di nome Peter Jackson, che prima di cimentarsi con la gargantuesca trasposizione tolkieniana aveva diretto degli horror bizzarri ed esilaranti e una incantevole favola nera. Il successo de Il signore degli anelli lo traformò in uno dei cineasti più influenti e potenti del pianeta, ma soprattutto gli valse la sempiterna gratitudine non solo dei lettori dell'opera di J.R.R. Tolkien (molti dei quali, dopo la trilogia "minore" Lo hobbit, sperano ancora di vederlo portare sul grande schermo anche la tragica e monumentale vicenda dei Silmaril) ma anche di un pubblico più ampio e variegato, che ha visto nei suoi film il più pieno e soddisfacente compimento di un'idea di cinema che ci riportava alle origini del medium, allo stupore e alla magia.
Che siano per voi un'eternità o un battito di ciglia, in ogni caso sono stati quindici anni più belli per la presenza di questi film nella nostra vita. Ve ne parliamo attraverso i nostri articoli per un omaggio degno (o quasi) della loro magnitudine.
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