Recensione Lavorare con lentezza (2004)

"Lavorare con lentezza" racconta un periodo della nostra storia, ancora non digerito, con una commistione di realtà e finzione, dramma e commedia, riuscendo, sebbene non completamente, a realizzare un film interessante per diversi aspetti.

Slow Radio

Il cinema italiano alla 61° Mostra del Cinema di Venezia ha sicuramente avuto uno dei suoi migliori rappresentanti in Lavorare con lentezza di Guido Chiesa, che racconta un periodo della nostra storia, ancora non digerito, con una commistione di realtà e finzione, dramma e commedia, riuscendo, sebbene non completamente, a realizzare un film interessante per diversi aspetti.

Bologna. Siamo nel 1976, e una radio libera si fa portavoce della voce studentesca, rivoluzionaria e fondata su nuovi ideali di lavoro, sesso e cultura. Le forze dell'ordine sono in ascolto, la controllano ma la lasciano parlare. Con questo sottofondo, due ragazzi, Sgualo e Pelo, che occasionalmente lavorano per il ricettatore Marangon, un giorno, decidono di compiere per lui qualcosa di più grosso: un colpo alla Cassa di Risparmio. L'improvvisata banda del buco, che si muove al ritmo della voce di Radio Alice, hanno solo il desiderio di lavorare "pochissimo e lentissimo", perché piuttosto che "dare la vita per un salario, sarebbero disposti a buttarsi dal quindicesimo piano". Circondati da una serie di altri personaggi, come l'avvocato interpretato da Claudia Pandolfi, che si batte per le cause dei poveri, e il tenente dei carabinieri Lippolis, coinvolto nell'affrontare i problemi di questa gioventù ribelle, i due protagonisti sono solo due pedine all'interno di un gioco molto più complesso.
Con la collaborazione di Wu Ming, abituale compagno nella stesura delle sceneggiature, Chiesa affronta l'argomento con un doppio tono, quello reale-documentaristico nel trattare la vicenda e nell'analisi del periodo storico, e quello romanzato per raccontare un microcosmo che ha in Radio Alice il centro pensante e parlante. Il climax drammatico del film che nasce nella commedia e finisce nel dramma, ha qualcosa di sicuramente artefatto, non raggiungendo la poesia di Buongiorno, Notte, probabilmente per un tono da film giovanilistico, ormai troppo sfruttato.

Tuttavia ciò che coinvolge e affascina sono i dettagli. Dalla colonna sonora, certamente uno dei punti di forza di Lavorare con lentezza, che ci fa ascoltare Patti Smith, un brano degli Area rivisitato dagli Afterhours, Frank Zappa e Tim Buckley, ai fumetti, descrivendo le piccole emozioni, i desideri e gli ideali, di chi vorrebbe vedere un cambiamento.