L’Era che Tolkien non aveva previsto, quella dei fandom tossici.

Dall'uscita de Gli Anelli del Potere ci troviamo di nuovo a fare i conti con fandom tossici e polemiche mai sopite, un fenomeno che abbraccia cinema e serie tv senza esclusione di colpi. Come disinnescarlo?

Questa è la storia di un tempo lontanissimo, il tempo dei miti e delle leggende: gli antichi Fandom erano crudeli e meschini. Soltanto un uomo osò sfidare la loro potenza: George R. R. Martin

Emmy 2015: Geroge R. R. Martin stringe finalemnte l'Emmy per la migliore serie drammatica
Emmy 2015: Geroge R. R. Martin stringe finalemnte l'Emmy per la migliore serie drammatica

Così immaginiamo che sarà il racconto che faremo ai nostri nipotini quando, in modalità Papà Castoro, gli narreremo di come gli appassionati di alcuni tra i migliori franchising cinematografici siano passati al Lato Oscuro cominciando a denigrare aprioristicamente tutto ciò che dicevano di amare.

Signore Anelli
The Lord of the Rings: la prima foto della serie

Citazioni kitsch a parte, anche se doverose, la questione è seria e da tempo sta minando la libera fruizione e la tranquillità del mondo del cinema. Se "storicamente" a detenere lo scettro della tossicità è il fandom di Star Wars - per il quale la Treccani dovrebbe ampliare l'aggettivo "incontentabile" - con l'uscita della serie Gli Anelli del Potere a risvegliarsi sono anche i puristi di Tolkien, finora rimasti dormienti e tutto sommato pacifici. Già dal trailer e, ancor prima, dalle immagini trapelate della serie tv targata Amazon Prime Video, le critiche erano piombate pesanti come macigni, ma con l'uscita dei primi episodi si è giunti a un vero e proprio review bombing, tanto che la stessa casa di produzione è arrivata a bloccare le recensioni online de Gli Anelli del Potere. Il Dark Side of the Fandom si è poi rivelato in tutta la sua orribile potenza con messaggi di odio e minacce nei confronti degli interpreti.

Arondir: l'elfo nero non va giù al fandom

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Il Signore degli Anelli: Gli anelli del Potere, Ismael Cruz Córdova è Arondir

Al centro del mirino, infatti, ci sono i cambiamenti che hanno interessato alcuni tra i protagonisti come Galadriel ed Elrond, ma soprattutto l'introduzione del personaggio di Arondir, un elfo nero creato appositamente per la serie. Se nel primo caso far storcere il naso ai puristi è una giovane Galadriel in versione guerrigliera e vendicativa, che ha il volto di Morfydd Clark, ben diversa dall'eterea e saggia elfa di Cate Blanchett, nel caso dell'elfo nero interpretato da Ismael Cruz Cordova il problema è, appunto, che è nero.

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Gli Anelli del Potere: una scena del quarto episodio

Non è questione di razzismo, sostengono i fan, ma di pura e semplice letteratura: attenersi agli scritti di un autore complesso e intoccabile come Tolkien è l'imperativo. Autore che, lo ricordiamo, ha creato un'opera fantasy mastodontica, intricata e meravigliosa che punta i riflettori proprio sulla diversità tra le razze, sul superamento dell'odio e sull'alleanza. Quella che oggi chiameremmo cooperazione internazionale (e interrazziale) o più semplicemente globalizzazione. E lo ha fatto delineando un universo, quello di Arda, nel quale (co)esistono elfi, nani, hobbit, uomini, stregoni e molte altre creature che nella realtà, semplicemente, non esistono.

Ha senso dunque soffermarsi sul colore della pelle o sul genere (pensiamo a Tauriel, nella trilogia de Lo Hobbit) di un personaggio di fantasia quando lo stesso Tolkien in una delle sue lettere (Lettera 131) accennava a "racconti solo abbozzati" dove "sarebbe rimasto lo spazio per altre menti e altre mani"?

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Gli Anelli del Potere: una scena del quinto episodio

Gli Anelli del Potere, Ismael Cruz Córdova: "La preparazione per le battaglie è stata estenuante"

George R.R. Martin difende la libertà di raccontare storie nuove

Il fulcro del discorso sembra essere proprio questo: l'adattamento cinematografico. I fandom, delle opere di Tolkien ma anche della Disney, di Star Wars, della Marvel, de Il Trono di Spade e chi più ne ha più ne metta, non accettano cambiamenti, evoluzioni, aggiornamenti. Ed è proprio George R. R. Martin, autore de Il Trono di Spade, che di fandom tossici se ne intende, a replicare:

Ora sembra che metà delle persone che si definiscono fan di Star Trek odino Star Trek, e i fan di Star Wars odiano Star Wars e i fan di Tolkien odiano Gli Anelli del Potere. Che diavolo!

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House of the Dragon: il cast in una scena

Non è un caso che a ergersi a paladino del fantasy e a difendere un prodotto così all'avanguardia come Gli Anelli del Potere, che sta di fatto rivoluzionando la serialità in termini di qualità e budget, sia Martin. Il fandom de Il Trono di Spade è uno dei più duri e accaniti e le sue polemiche sull'ultima stagione riecheggiano oggi più che mai con l'uscita di House of the Dragon il cui giudizio è ancora sospeso, ma il fenomeno sembra essere sempre più diffuso e dilaga come una nube tossica sul cinema. Non ne è esente nemmeno la Disney, fabbrica delle meraviglie per eccellenza, che con il live action della Sirenetta ha sollevato un vero e proprio vespaio.

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House of the Dragon: una scena della serie

La Sirenetta è nera: Halle Bailey, la nuova Ariel in un mare di polemiche

Politically correct o semplice inclusione, la verità è una sola: il mondo sta evolvendo

Halle Bailey
Una foto di Halle Bailey

La polemica sorta intorno al live action de La Sirenetta in arrivo nel 2023 è stata tanto forte quanto ridicola ed è solo l'ennesimo anello di una catena di pregiudizi razzisti che non accenna a spezzarsi. Dopo Omar Sy e Golda Rosheuvel, rispettivamente nei panni di Lupin e della Regina Charlotte in Bridgerton, anche la Ariel di Halle Bailey ha il colore della pelle sbagliato.

I social sono diventati il campo di battaglia perfetto per chi afferma che la Sirenetta non possa essere nera e grida allo scandalo esigendo che essa sia fedele all'originale. Del classico Disney del 1989? Anche, ma non solo: che sia fedele alla realtà. È qui che lo scontro assume contorni grotteschi e paradossali: quale realtà?

Una scena del film d'animazione La sirenetta
Una scena del film d'animazione La sirenetta

C'è chi si appella all'origine danese dell'opera (di Hans Christian Andersen), sostenendo che non sia possibile che la sua Sirenetta fosse bianca, dimenticando che la fiaba originale è però drasticamente diversa da quella Disney. C'è chi tira in ballo la scienza ed è convinto che la melanina non sia necessaria alle sirene in fondo al mar, che quindi sarebbero ovviamente bianchissime. Infine c'è anche chi si basa sulla leggenda, tralasciando il fatto che le sirene della mitologia greca fossero esseri mostruosi dal volto di donna e corpo di uccello.

La realtà è una sola, quella del razzismo interiorizzato che cerca giustificazioni anche dove non ne esistono, quando basterebbe osservare il volto delle tante bambine afroamericane illuminarsi alla vista di una Sirenetta finalmente come loro per capire che le storie servono proprio a creare personaggi in cui potersi identificare.

Leonardo DiCaprio è Romeo nel film Romeo + Giulietta, diretto da Baz Luhrmann
Leonardo DiCaprio è Romeo nel film Romeo + Giulietta, diretto da Baz Luhrmann

Ciò che forse sfugge ai conservatori che ambiscono all'immobilità è che cambiando il medium di riferimento, inevitabilmente cambia anche la narrazione ed è così dalla notte dei tempi. Dai miti greci e latini alla Bibbia, da Shakespeare (il meraviglioso Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann) alle favole dei fratelli Grimm o di qualsiasi romanzo moderno. Le storie si adattano ai tempi, inglobano le evoluzioni della società e i suoi progressi per mantenere sempre viva la fiamma del loro racconto e parlare a un pubblico sempre più ampio. Non è forse questo il bello del cinema, in fondo?