La cucina ha avuto un ritorno preponderante tra cinema e tv negli ultimi mesi - pensiamo a The Bear, Boiling Point, The Menu - e anche Natale 2022 avrà il suo film cineculinario, che sottende un messaggio di generosità ed empatia natalizia che rende l'uscita del 7 dicembre con Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection particolarmente azzeccata. Di questo parleremo nella recensione di Si Chef! - La Brigade il film diretto da Louis Julien-Petit, già autore e regista di Le invisibili, di come vada dritto al cuore senza mai esagerare.
Sì, Chef!
Sì, Chef! è la frase che abbiamo sentito più spesso negli ultimi mesi in rappresentanza del rispetto e della riverenza dovuta al capo cucina di un ristorante o panineria che sia, per far funzionare una macchina gerarchica il meglio possibile. Se The Bear e Boiling Point - Il disastro è servito volevano utilizzare la cucina per parlarci di salute mentale e della pressione costante e pericolosa che questo lavoro comporta, se The Menu utilizzava le portate del titolo per fare satira sociale, Si Chef! - La Brigade sceglie invece l'elemento culinario come punto di congiunzione piuttosto che di rottura. Cathy (la vincitrice di un Premio César Audrey Lamy, che qui regala una performance profonda ma equilibrata), è una chef di 40 anni, innamorata del suo lavoro e con un grande sogno: aprire un ristorante stellato tutto suo, anche perché non riesce a trovarsi in accordo con la ben più celebrata responsabile del locale, giudice di un talent cooking show di successo. A quel punto le loro strade si dividono e per Cathy si profila una nuova sfida: andare a lavorare a quella che scoprirà essere la mensa di un centro di accoglienza per giovani migranti. Due mondi totalmente agli antipodi si scontrano, ma non come in The Menu, generando il caos e la rivolta da classe sociale, bensì una possibilità di crescita.
Sì, Chef! - La Brigade - Una clip in esclusiva tratta dalla commedia francese
Classe sociale culinaria
Ovviamente il primo incontro-scontro di Cathy con la realtà culinaria ben diversa a quella a cui è abituata provoca in lei rabbia e fastidio, ma col tempo imparerà a conoscere e comprendere quel mondo, i ragazzi migranti giovanissimi che ne fanno parte, spesso orfani e ognuno con la propria storia da raccontare. Da raccontare attraverso la cucina, che fornisce anche organizzazione e disciplina a ragazzi nel pieno dell'adolescenza e può diventare una lingua universale da parlare per capirsi meglio. Non sarà solo Cathy a insegnare qualcosa ai più giovani, attraverso il mestiere, ma soprattutto il contrario, come in ogni romanzo di formazione e favola che si rispetti, con un bel messaggio natalizio di empatia ed apertura verso il prossimo. A testimoniare il fatto che ci troviamo di fronte a una pseudo-favola moderna è il nome di uno dei migranti più promettenti, Gus Gus, come il topino di Cenerentola. La disparità sociale diviene così non un pretesto per lo scontro ma per il venirsi incontro. I colori della cucina e il montaggio serrato non sono qui sinonimo di pressione ma di lavoro di squadra, la brigade del titolo, che insegna l'importanza del team ai ragazzi, proprio come lo sport nei film di genere. L'idea che lo scontro possa diventare motivo di incontro sarà trasposta tutta anche nel talent show culinario dell'ex capa di Cathy, che diventerà sorprendentemente importante per la trama.
Boiling Point e The Bear: quando il piano sequenza corre in cucina
Commuovere con gusto
Attraverso il cibo presentato in Si Chef! - La Brigade si racconta la storia dei personaggi - se non è racconto per immagini la cucina, che si può anche odorare attraverso lo schermo, non sappiamo cosa lo sia - e il loro passato, fatto di ricordi legati alla madeleine proustiana e all' "effetto Ratatouille". Compreso il responsabile del centro di accoglienza, che deve combattere ogni giorno con la burocrazia e troverà più punti di contatto con Cathy di quanti pensasse inizialmente. Audrey Lamy dimostra grande chimica con François Cluzet (già indimenticabile protagonista di Quasi Amici) così come con i ragazzi e l'assistente del centro, apparentemente trasandata e bonaria ma in realtà piena di risorse. Louis Julien-Petit indugia sugli occhi e sulle mani dei protagonisti, che ci dicono tutto anche senza parlare, attraverso un incontro multietnico di colori, luci e suoni che saranno le portate che via via sveleranno. Un mestiere che riporta appunto all'uso delle mani, dell'artigianalità, del fare qualcosa col cuore per prendersi cura degli altri. La cucina diventa quindi il luogo delle seconde possibilità. Non tutte andranno a buon fine, come nel finale agrodolce e realistico, confermando l'aver trovato il giusto tono da parte di scrittura e regia, nel commuovere per gran parte del film ma senza mai eccedere.
Conclusioni
Colori, suoni, luci e sapori speriamo siano ciò che vi è rimasto dalla recensione de Si Chef! - La Brigade, che continua l’ondata cineculinaria degli ultimi mesi con un nuovo punto di vista. La pellicola propone incontro più che scontro, attraverso la lingua universale della cucina, con un messaggio di fondo di empatia e altruismo perfetto per Natale 2022. Un’inizialmente respingente e presto magnetica Audrey Lamy è la ciliegina sulla torta di questa commedia che fa bene al cuore a suon di portate multiculturali. E la lacrimuccia scende, copiosa.
Perché ci piace
- Audrey Lamy è perfetta nel ruolo.
- La cucina come luogo di seconde possibilità e come lingua universale piuttosto che di scontro e satira sociale
- Scrittura e regia equilibrate e attente nel far commuovere lo spettatore.
- Il messaggio di fondo quasi natalizio.
Cosa non va
- Può sembrare irrealistico che Cathy accetti il lavoro una volta scoperto di cosa si tratti, ma bisogna pensare alla questione economica e soprattutto al suo carattere che accetta le sfide.