Recensione Come un uragano (2008)

Ci si può forse innamorare solo a sedici anni? Forse quell'incoscienza e quei batticuore non torneranno davvero mai più, ma anche il pubblico maggiorenne si merita un po' di romanticismo, ed ecco arrivare, per soddisfare questo atavico bisogno, George C. Wolfe.

Romanticismo da copione

L'amore è stato, da sempre, uno degli argomenti d'elezione per il cinema: tormentato, epico, con o senza lieto fine, vanta un'infinita serie di declinazioni, in modo da soddisfare ogni tipo di palato, dal più ingenuo e romantico a quello ormai preda senza speranza della disillusione. Il passato recente ci ha però proposto una vasta gamma di pellicole dedicate ai giovanissimi, sull'onda del successo delle trasposizioni cinematografiche dei prodotti cartacei di Moccia & affini. Ma tutto il resto del mondo? Ci si può forse innamorare solo a sedici anni? Forse quell'incoscienza e quei batticuore non torneranno davvero mai più, ma anche il pubblico maggiorenne si merita un po' di romanticismo, ed ecco arrivare, per soddisfare questo atavico bisogno, Come un uragano, ispirato ad uno dei tanti bestseller di Nicholas Sparks, sempre forieri di palpitazioni per gli affamati di sdolcinatezze.

Coloro che, inevitabilmente in questi casi, uniranno i loro cuori in un ormai insperato idillio d'amore sono Adrienne, energica mamma abbandonata dal marito in favore della solita amica, e Paul, medico di successo che, con l'intenzione di diventare il miglior professionista possibile, ha però dimenticato da qualche parte le proprie responsabilità in quanto padre e marito. Il luogo del magico incontro è un albergo a Rodanthe, nel North Carolina, sferzato perennemente dal vento oceanico e occasionalmente da feroci uragani, in cui Adrienne si ritroverà a fare le veci della padrona di casa per sostituire la proprietaria in vacanza, e dove Paul sarà l'unico cliente fuori stagione. L'isolamento, la forzata convivenza, ma anche l'esuberanza di Adrienne, che deve fare i conti anche con la proposta del marito di ricominciare una vita insieme, e i modi sornioni di Paul saranno galeotti, e, complice un uragano mai capitato così a fagiolo, i due scopriranno di avere ancora la possibilità di amare ed essere amati. Paul e Adrienne sono pur sempre due quasi sconosciuti, avendo passato insieme un solo weekend, e così quando Paul decide di partire per l'Ecuador nel tentativo di recuperare il rapporto con il figlio, che lì gestisce una clinica, tra i due innamorati inizia un rapporto epistolare, in cui frase dopo frase si raccontano e si scoprono, senza che l'attrazione iniziale ne venga scalfita. Sembrerebbe tutto perfetto, con una vicenda e una pellicola destinate al sempre un po' agognato happy ending, invece anche nel mondo dell'immaginato esistono la sfortuna, il fato avverso, la tragedia in agguato che impediranno a Paul e Adrienne di coronare il loro sogno d'amore.

Ammettiamo pure che in una pellicola romantica sia difficile essere proprio originali, e diamo atto al regista che, essendo questa una trasposizione da romanzo, la storia già c'era, per cui lo spazio di manovra risultava piuttosto esiguo. Ma ciò non toglie che la melensaggine che contraddistingue la prima parte della pellicola si potesse senz'altro evitare. Ai dialoghi scontati e alle situazioni più che prevedibili si aggiunge infatti una regia prettamente di maniera, che fa sembrare il film, più che un'opera completa, un esercizio di tecnica cinematografica, peraltro malamente svolto. Il tutto accompagnato da musiche magniloquenti che, anziché aumentare la partecipazione emotiva alla vicenda, danno alla narrazione un che di posticcio e artificioso. La situazione migliora sensibilmente nella seconda parte del film in cui, complice la brusca virata verso il tragico, la regia si dimostra più asciutta ed efficace nel descrivere il ritrovato rapporto tra Adrienne e la figlia adolescente. Paradossalmente, sembra sia stata dedicata più attenzione alle vicende di contorno alla storia d'amore che al rapporto tra Paul e Adrienne, tanto che l'unica scena davvero commovente è quella in cui Torrelson descrive a Paul il proprio amore per la moglie, morta sotto i ferri in un'operazione chirurgica effettuata proprio dal nostro protagonista. La colpa di questo risultato insipido non è però senz'altro da imputare alla prova degli attori, che invece si dimostrano ancora una volta una coppia ottimamente assortita, con un Richard Gere che ha saputo reinventarsi al meglio per non rimanere vittima di un ingombrante passato da bellone.

Probabilmente anche essere fan sfegatati di Gerenon sarà sufficiente per apprezzare in tutto e per tutto questa pellicola, così come non basterà aver apprezzato l'opera di Sparks, che, come tutti i lavori cartacei, ha il vantaggio di trovare una propria originale trasposizione nella mente di ogni lettore, rispetto alla quale difficilmente sarà più efficace quella realizzata da qualcun altro. Ciò non toglie che, se si è in cerca di una vicenda lacrimevole e si tende a preferire l'intrattenimento cinematografico rispetto a quello letterario, il film di Wolfe assolve al compito, anche se non proprio in maniera impeccabile.

Movieplayer.it

2.0/5