Ricordare è facile, dimenticare è difficile. Succede a dei momenti ben precisi che affollano la nostra memoria, legati ad attimi felici oppure particolarmente dolorosi. È molto probabile che per alcuni di noi la morte di Robin Williams rientri in questa personale galleria. Chi scrive ricorda bene dov'era, con chi era e cosa stava facendo in quel mattino del 12 agosto 2014, quando un notiziario radiofonico in un bar oscurò la giornata con una notizia inaspettata e spiazzante. Al di là della perdita dell'uomo e della scomparsa dell'attore, la dinamica del suo addio ha fatto sprofondare il sogno del cinema nella realtà spietata della vita, spazzato via di colpo lo sguardo vispo e pieno di vitalità di Williams, risucchiato di colpo da un vortice di dolore e solitudine. Il comico che soffre di depressione, il clown triste che decide di togliersi la vita.
Però, a distanza di un anno, riteniamo che proprio l'umanità dei suoi personaggi così amabili non debba essere inquinata da nient'altro e rimanere inalterata proprio grazie alla magia del cinema e dei suoi sogni rettangolari. Quel volto accessibile, la simpatia epidermica e la capacità di impersonare figure di riferimento per tutti rimarranno come ricordi indelebili, attimi mai fuggiti, anche loro legati alle nostre infinite visioni. Robin Williams è stato maestro, padre, tata, compagno di giochi. Ha incarnato la guida e la fuga dagli schemi, l'esempio da seguire e la fantasia più sfrenata. L'amore per il cinema rende testardi, forse ciechi, sicuramente sognatori. Per questo, è grazie ai tuoi film che ti vogliamo ricordare, capitano.
Leggi anche: Nano nano, caro Robin: attore, comico, maestro di vita per intere generazioni
1. Mork (Mork & Mindy)
È bastata una breve apparizione in un episodio di Happy Days per folgorare il pubblico grazie a un sorriso sottile, i capelli cotonati e un'espressione luminosa e allegra. Mork meritava una serie tutta sua. Così nel 1978 ecco arrivare Mork & Mindy, una serie che ha regalato alla televisione uno degli alieni più umani e strambi mai concepiti, con Robin Williams perfettamente a suo agio nell'improvvisare atteggiamenti esilaranti e creare tormentoni contagiosi.
Leggi anche: Icone TV: Da Mork a Alf, cosa resterà di quegli anni '80?
2. Adrian Cronauer (Good morning, Vietnam)
Il genio imprevedibile di Williams indossa le cuffie e accende il microfono in Good Morning, Vietnam, film che gli valse il primo Golden Globe della carriera. Il suo disc jockey è uno Zio Sam al contrario, privato dell'immagine e affidato alla forza prorompente della parola e della risata anche in tempi di guerra. Nel corso di una pagina buia e violenta della storia americana, l'energia di Adrian Cronauer si contrappone libera, quasi anarchica. Vulcanico e trascinante, l'attore riesce qui a scatenare la sua storica passione per le imitazioni e i giochi vocali.
3. John Keating (L'attimo fuggente)
Salire in cattedra, letteralmente, e insegnare l'anticonformismo con garbo e sensibilità. Ne L'attimo fuggente di Peter Weir, il tatto del professor John Keating è leggero ma penetrante, perché ogni sua parola e ogni suo gesto evitano il distacco maestro-allievo a favore dell'empatia, la comprensione, la complicità. Lo stimolo costante al cambiamento e alla ricerca della propria dimensione a prescindere dal volere altrui hanno commosso collegiali e spettatori, perché ci hanno mostrato la differenza tra imparare e capire, insegnare e ispirare.
4. Parry (La leggenda del re pescatore)
"Non c'è spazzatura nel sentimento. Il sentimento è immaginazione, è passione, è bellezza. E poi, si trovano cose bellissime nella spazzatura". Quelle di Parry, il senzatetto vedovo protagonista de La leggenda del re pescatore, sono parole dolci che celano uno strato di dolore latente, la consapevolezza del bello che ha conosciuto l'amarezza. Un contrasto molto vicino a Robin Williams. Subito dopo la sua morte, il regista Terry Gilliam ha ammesso che questo è stato il ruolo che più di tutti si è avvicinato alla personalità complessa dell'attore. Una parte che è stata vissuta con testarda dedizione, volendosi concedere sempre di più alla camera ciak dopo ciak. Ne emerge un personaggio umano e ferito, sul cui volto spicca uno sguardo pieno di malinconia.
5. Peter Pan (Hook - Capitan Uncino)
Il cinema come volo pindarico, saliscendi continuo dove sperimentare diversi stati emotivi. La carriera di Williams ha seguito queste traiettorie oscillanti che spaziavano dal dramma alla commedia, così, subito dopo un ruolo più impegnato, eccolo ritornare con prepotenza nella spensieratezza di Hook - Capitan Uncino. Nei panni di un inedito Peter Pan, icona della fanciullezza perenne, Robin segna il contrasto tra il grigiore dell'età adulta e la gioiosità dell'essere bambini. Lui che di lì a qualche anno avrebbe giocato a Jumanji e chiamato sua figlia Zelda in onore di un celebre personaggio dei videogiochi, conferma ancora una volta una passione ludica fuori e dentro lo schermo.
6. Daniel Hillard (Mrs. Doubtfire - Mammo per sempre)
Probabilmente è stato il suo personaggio più amato, per l'espressione bonaria, per l'aria rassicurante e la simpatia dirompente. Daniel Hillard di mestiere fa il doppiatore, il che non significa soltanto prestare la voce ma anche affittare i corpi degli altri, infatti, pur di stare vicini ai figli durante il divorzio da sua moglie, l'uomo si traveste da mammo, quella Mrs. Doubtfire che è diventata uno dei personaggi più riusciti delle commedie per famiglie. Il film di Chris Columbus fa come il suo protagonista: si camuffa da storia leggera per nascondere la sofferenza dei distacchi familiari.
7. Sean McGuire (Will Hunting - Genio ribelle)
Sette anni dopo L'attimo fuggente, Robin Williams torna faccia a faccia con giovani da guidare verso la vita, e lo fa con un approccio ancora più complesso rispetto al passato. Will Hunting è un ragazzo difficile con un talento a cui dare coordinate, ma Sean Maguire, il suo psicologo, evita etichette e definizioni, preferendo un approccio pragmatico e disincantato. Una folta barba contorna il volto di un uomo consapevole del valore delle esperienze, positive o tremende che siano. Il ruolo da Premio Oscar è quello di un mentore umano, avvinghiato alla meraviglia delle debolezze e delle imperfezioni.
8. Patch Adams
In Patch Adams il legame tra cinema e vita si fa doppio, perché il film di Tom Shadyac non è solo un biopic, ma racconta anche un'esperienza di supporto umano (prima che medico) che Williams ha realmente vissuto stando vicino al grande amico Christopher Reeve. Da qui nasce una performance autentica, ennesima incarnazione toccante e leggera di un animo anticonformista. Il clown col camice ci invita a guardare le persone dietro le malattie e a pensare al come vivere più che al quanto.
9. Sy Parrish (One Hour Photo)
Assieme a Insomnia di Christopher Nolan, One Hour Photo segna una decisa svolta attoriale verso il thriller, dentro personaggi disturbati e disturbanti. Sy Parrish è un uomo dallo sguardo vitreo, svuotato dalla solitudine, abitatore assiduo di luoghi freddi e asettici. Per lui sviluppare foto significa nutrirsi della vita degli altri, simulando una socialità malata. Foto e rullini scandiscono i tempi dilatati di una vita vuota e miserabile, nella quale emerge il lato più oscuro dell'alienazione.
10. Teddy Roosevelt (Una notte al museo)
Il ruolo dell'addio, nato come uno dei suoi tanti camuffamenti cinematografici e poi sfociato in un fortuito saluto nostalgico. Nella saga avviata da Una notte al museo, Williams si è travestito tre volte da Teddy Roosevelt (o meglio, la sua statua), un punto di riferimento costante per il custode Larry Daley, ispirato dai suoi consigli, pieni di retorica e buon cuore. Nell'ultima scena di Notte al museo 3 - Il segreto del faraone, il vecchio Presidente si congeda dal film e dal pubblico riprendendo le sembianze di statua. Come se Robin Williams avesse scelto di salutarci così, sotto forma di ricordo, fissandosi nella Storia del museo, del cinema e della memoria di tutti.
Leggi anche: Una notte al museo: le 10 trovate migliori della saga