Donne sull'orlo di una crisi di nervi
I profumi della Sicilia ancestrale permeano Via Castellana Bandiera, esordio cinematografico della regista e drammaturga Emma Dante. La Dante, una delle autrici più viscerali della scena teatrale contemporanea, compie il grande salto e utilizza il mezzo cinematografico per raccontare una storia che affonda nelle sue radici, nella sua gente e nella sua via. Via Castellana Bandiera è una viuzza di Palermo che corre tra due muretti a secco arrampicandosi su una salita per poi incastrarsi tra le palazzine abusive del quartiere Montepellegrino. In Gravity Alfonso Cuaron identifica come luogo mentale/metafora dell'esistenza lo spazio siderale. Per Emma Dante è questa lingua di asfalto e polvere, microcosmo claustrofobico dimenticato dalla società, a trasformarsi in teatro di anime. Teatro inteso in senso metonimico visto che più e più volte nel corso del film gli abitanti della via si affacciano da porte e finestre trasformandosi in pubblico diegetico e aggiungendosi agli spettatori in carne ed ossa per assistere allo scontro al femminile che si tiene sul palcoscenico di Via Castellana Bandiera. Perché il teatro, anche in un esordio cinematografico felice e maturo come quello della Dante, che dimostra di saper già padroneggiare tecnicamente il mezzo, permea la sua opera prima in ogni forma possibile. Gli stessi abitanti fungono, infatti, da coro di una tragedia greca in cui alla divisione netta tra bene e male tipica propria dell'antichità si sostituisce una sottile ambiguità ben più contemporanea. E ancora teatro dei pupi siciliani, dove a muovere i fili delle marionette sono (o almeno ci provano) alcuni personaggi di contorno, costretti al fallimento perché inconsapevoli della ferrea testardaggine che guida i comportamenti delle due protagoniste.
Rosa e Samira. Due donne, due generazioni, due universi opposti e al tempo stesso vicini si scontrano in una torrida domenica d'estate. Le loro auto si trovano l'una di fronte l'altra nella via, troppo stretta per essere a doppio senso. Nella Multipla con Rosa vi è la fidanzata Clara (Alba Rohrwacher), mentre nella Punto rossa con l'anziana Samira viaggiano il genero, i figli e i nipoti. Le auto si fermano, l'una di fronte l'altra, ma nessuna delle due donne cede il passo, nessuna arretra. In breve si crea un impasse, un duello silenzioso e testardo fatto di sguardi, di gesti di sfida e di rifiuto del cibo che innesca le reazioni di Clara, della famiglia di Rosa e degli abitanti del quartiere. 'Western alla siciliana' lo hanno definito in molti e la stessa Emma Dante ammette l'influenza di Sergio Leone nella costruzione della relazione fisica e picologica che si instaura tra le due donne. Un vero e proprio duello in cui Rosa e Samira si fronteggiano senza cedere, ognuna mossa da un groviglio di sentimenti inesplicabili. Con Via Castellana Bandiera la Dante, che interpreta Rosa, aggiunge un tassello alla sua riflessione sulla sicilianità, al suo rapporto di amore/odio con la terra da cui proviene e di cui è profondamente intrisa la sua arte. Più difficile intuire le pulsioni che muovono l'anziana Samira, in lutto perenne e impegnata in una ritualità atavica che le permette, in una suggestiva ed ellittica scena iniziale, di piangere la perdita della figlia deceduta in seguito a una malattia. Nel dirigere i suoi cointerpreti, Emma Dante applica la sua esperienza di regista teatrale. Pur sfruttando la recitazione naturalistica degli attori siciliani che circondano le protagoniste, l'interazione tra corpi e la posizione del personaggi nello spazio vengono utilizzate con funzione drammatica in ogni singola scena. Niente è lasciato al caso, tantomeno la struttura della pellicola che si apre con una successione di insistiti dettagli per poi ampliare la visione man mano che la storia avanza. Lo stesso percorso toccato a Via Castellana Bandiera, da principio tanto stretta da rendere difficoltoso il passaggio di una sola auto, ma destinata ad allargarsi progressivamente nella visione metaforica della regista fino all'insistito long take conclusivo. Un'esplosione di sicilianità verace, sanguigna, uno sguardo capace di riflettere criticamente sui luoghi comuni senza mai strumentalizzarli, consapevole di doversi astrarre per rivolgersi a un pubblico più ampio. Un'opera densa di temi e idee che la regista riesce a governare grazie a un piglio deciso, dove l'omosessualità diventa una caratteristica tra quelle che determinano la nostra umanità. Perché oggi tutti noi, nessuno escluso, viviamo sull'orlo del baratro e basta una sciocchezza per precipitare giù.
Movieplayer.it
4.0/5