Il western è ancora vivo? Ha senso esplorare con gli occhi del presente la società pionieristica del selvaggio Ovest a distanza di due secoli quando di quelle antiche vestigia è rimasto ben poco? Per rispondere a questa domanda è inutile rivolgere lo sguardo verso il citazionismo postmoderno di Django Unchained. Quentin Tarantino è tutto fuorché un regista classico e usa l'involucro del western come quello del war movie, dell'action o del film di arti marziali per raccontare le storie che sgorgano dalla sua vulcanica mente. Bastardi senza gloria non ci fornisce informazioni sulla Seconda Guerra Mondiale nella misura in cui Django Unchained non mostra una visione realistica della schiavitù.
L'ambientazione storica, nelle sue mani, diviene un sofisticato espediediente per raccontare tutt'altro. Diverso è il caso di The Salvation, revenge western dai toni cupi diretto da Kristian Levring. Il regista danese volge lo sguardo alle origini rinunciando ai sottotesti del buon Quentin per recuperare quell'asciuttezza che contraddistingue il western.
Levring lavora di sottrazione per ricreare un universo distante nel tempo. La narrazione è scarna, i dialoghi minimi, la storia ridotta all'osso, lo stile è funzionale agli eventi narrati, i quali attingono ai topoi del genere. Abbiamo il buon immigrato, onesto e forte che, insieme alla famiglia, si è trasferito nel Nuovo Mondo per sfuggire agli orrori della guerra e fare fortuna. Quando si imbatte in un bandito appena uscito di galera, che gli uccide brutalmente moglie e figlio, l'uomo si vendica in un batter d'occhio, ma ben presto scopre di essersi messo contro il delinquente sbagliato. Il fratello del defunto è il padrone della città, signorotto dispotico e violento che governa col pugno di ferro tenendo sotto scacco sindaco, sceriffo e il resto degli abitanti. Ne seguirà un confronto senza esclusione di colpi che condurrà alla resa dei conti finale.
Men of the West
Fin dalla trama, The Salvation si configura come un western lineare dal contenuto non troppo originale. Levring si concede, però, alcuni vezzi autoriali. Il look visivo della pellicola è curatissimo. Il selvaggio west esplorato dal regista è fatto di plumbei crepuscoli in cui il cielo sembra acquisire una consistenza tridimensionale e di deserti dorati invasi da una luce accecante. Il regista fotografa le location con inquadrature geometriche che scandiscono le tappe della tragedia. Mads Mikkelsen, villain d'eccezione in Hannibal, stavolta conquista il ruolo del protagonista onesto perseguitato dalla malasorte. Lui e il fratello (Mikael Persbrandt) interpretano due ex soldati danesi reduci dalla guerra con i tedeschi che hanno scelto il West proprio per vivere in pace. Ai buoni nordici si contrappone un villain assoluto, lo spregevole Delarue, incapace di provare sentimenti umani. A interpretarlo è un baffuto Jeffrey Dean Morgan che si accompagna a un team di scagnozzi in cui spicca il calciatore attore Eric Cantona nei panni del Corso. Cantona ha il physique du role giusto per risultare un fuorilegge credibile, dobbiamo ammetterlo, e sembra trovarsi particolarmente a suo agio con pistola e speroni.
La principessa silente
Nell'universo al maschile tratteggiato da Kristian Levring il personaggio più magnetico è, in realtà, una donna. Eva Green interpreta la 'Principessa', vedova del fratello di Delarue condannata al silenzio perenne dopo che gli indiani le hanno tagliato la lingua. Gli occhi di ghiaccio di Eva, il suo portamento austero e la delicata bellezza apportano un contributo essenziale all'unico personaggio femminile che si rivela anche il più carismatico e foriero di sorprese. In linea con la tradizione, Levrig omaggia apertamente John Ford e soprattutto Sergio Leone citando le melodie più celebri di Ennio Morricone e mutuando certi tagli nel duello in cui si consuma la resa dei conti finale. In questo apparente classicismo, se vogliamo, uno sguardo al presente c'è ed è concentrato nel personaggio di Jonathan Pryce, pittoresco sindaco/becchino che sfrutta il clima di paura imposto da Delaure per arricchirsi alle spalle degli abitanti in fuga comprando i loro terreni. La ragione? Dai pozzi sgorga un olio scuro e maleodorante che rende l'acqua imbevibile e che a lungo andare si rivelerà assai prezioso. L'ombra di quella pratica denominata fracking che oggi divide gli americani si allunga già nel selvaggio West. La corsa all'oro è più variegata di quanto si pensi.
Conclusioni
Il danese Kristian Levrig tratteggia un western classico in cui buoni e cattivi si contrappongono in modo manicheo. Lo statuario Mads Mikkelsen ha il ruolo dell'eroe. Al suo fianco Jeffrey Dean Morgan nei panni di un cattivo baffuto e spietato e la bella Eva Green in quelli della Principessa. Omaggio esplicito a John Ford e Sergio Leone che cela uno sguardo sul presente.
Movieplayer.it
3.0/5