Recensione G.I. Joe: La vendetta (2013)

Più che un sequel, un semi-reboot più fedele alla mitologia della franchise originale, che rilancia la serie riprendendo le storie migliori del primo film e introduce personaggi totalmente nuovi in un 3D a tratti spettacolare.

Dwayne e Bruce, Real American Heroes contro i Cobra

Seguito di G.I. Joe: La nascita dei Cobra, che quattro anni fa ha incassato 300 milioni di dollari in tutto il mondo, sempre prodotto da Lorenzo di Bonaventura, che con i franchise della Hasbro (vedi Transformers) oramai è di casa, G.I. Joe: La vendetta inizia laddove finiva il primo, con il Presidente che fischiettando il motivetto tipico di Zartan (Arnold Vosloo), lasciava intendere che ci fosse un'impostore nella stanza ovale nel più classico dei cliffhanger. E infatti troviamo il perfido camaleonte che ha preso il posto del Presidente degli Stati Uniti (interpretato da Jonathan Pryce), pronto a mettere in atto un piano diabolico che mira da una parte ad eliminare il team dei G.I. Joe, e contemporaneamente a portare l'organizzazione terroristica Cobra a prendere possesso della Casa Bianca per minacciare il mondo con un'arma nucleare.
Il regista Jon M. Chu, che sostituisce Stephen Sommers, è cresciuto come tanti della sua generazione con la mitologia dei G.I. Joe contro i Cobra per cui sembra comprendere molto meglio l'estetica intrinseca del suo predecessore, oltre ad avere un occhio più fresco ed un evidente sano entusiasmo nei confronti del marchio, oltre a quanto pare ad un feeling naturale con fumetti e action figures in quanto sta preparando il remake dei Masters of the Universe. L'approccio del film non era affatto semplice, visto che c'era da fare i conti con un'ingombrante primo capitolo, che nonostante gli incassi stratosferici, aveva deluso soprattutto i fans più puri per il modo in cui si discostava dal franchise originale nello spirito e anche nella resa di alcuni personaggi.


La sfida era sicuramente quella di virare verso un'idea di film che corrispondesse a ciò che ogni fan vorrebbe vedere, e in più tentare di connettere le varie generazioni: il franchise di G.I. Joe nasce con gli action figures nel 1964, ma è a partire dagli anni Ottanta che probabilmente raggiunge il massimo della popolarità con la linea Real American Hero, da cui nascono sia le serie animate che soprattutto i fumetti pubblicati dalla Marvel. In questo senso il film si ispira molto alle storie degli albi disegnati da Larry Hama e inequivocabilmente riesce ad essere più fedele alla mitologia della franchise. Un semi-reboot più che un sequel dunque, ma come detto non era facile ripartire dall'eredità lasciata dal primo film senza poterlo evidentemente azzerare completamente.
Coadiuvato dagli sceneggiatori di benvenuti a Zombieland, Rhett Reese e Paul Wernick, Chu non se la cava per niente male. Nel senso che da un lato recupera e sviluppa solo gli elementi e le storie migliori del primo film, vedi per esempio il rapporto tra Snake Eyes (Ray Park) e Storm Shadow (la superstar coreana Lee Byung-hun) di cui vengono rivelate le origini e che viene portato ad un altro livello, anche con l'introduzione del personaggio di Jinx (Elodie Yung), la cugina di Storm Shadow. La parte wuxia del film, con i combattimenti muti tra i ninja, oltre che omaggio dichiarato ad alcuni dei comics di Hama più amati dagli appassionati, è sicuramente la migliore del film.

Contemporaneamente, al film viene data una nuova identità con l'introduzione di personaggi totalmente nuovi rispetto al primo, come Roadblock (Dwayne Johnson), Flint (D.J. Cotrona) e Lady Jaye (Adrianne Palicki), cercando stavolta di rispettarne di più le caratteristiche originali: Roadblock (uno dei più noti del franchise) uomo montagna duro dal cuore tenero, Flint un po' ribelle e specializzato nel parkour, Lady Jaye, sexy e letale, esperta tiratrice. Anche per quanto riguarda i Cobra sono stati effettuati notevoli miglioramenti, con il restyling completo di Cobra Commander e la new entry di Firefly (Ray Stevenson), uno dei più cattivi dell'intera mitologia. In particolare il film è la consacrazione di Dwayne Johnson come nuovo action hero moderno, che riceve il passaggio di consegne da Channing Tatum (che torna nel ruolo di Duke) con la benedizione dell'icona Bruce Willis. Già perché un'altra ottima trovata del film, è quella di rendere omaggio al cuore e all'anima del marchio G.I. Joe introducendo l'originale tenente Joseph B. Colton, detto Joe, nome in codice appunto G.I. Joe. Chi poteva interpretare l'originale action figure di 12 centimetri di Joe se non l'iconico Bruce, che oltre al carisma ha sicuramente la giusta dose di autoironia per il ruolo ("Tutto bene?" "Ho il colesterolo un po' alto...", chiosa alla fine di una sparatoria micidiale). In questo senso la scena dell'armiamoci e partiamo classica del genere, con l'arsenale nascosto nelle credenze della cucina è esemplificativa di una certa autoironia che se non altro pervade tutto il film: è anche questo non prendersi troppo sul serio che rende anche le scene meno esaltanti e più trite comunque sopportabili. In generale l'ironia e le immancabili battute durante le scene action sono meno cialtrone e banali del solito.

Il film è uscito con circa otto mesi di ritardo per essere rieditato in 3D e per un volta diciamo che ne è valsa la pena. I pugni di Roadblock sono ancora più devastanti e bisogna davvero schivare la spada di Storm Shadow che volteggia, oltre al fatto che la trama, sviluppandosi tra Tokio, il Pakistan e l'Himalaya, esplora tanti luoghi diversi e il 3D aiuta letteralmente ad entrare in questi ambienti e ad immergersi ancora di più nella storia. Le scene dei combattimenti con i ninja rossi sulle montagne himalayane sono incredibili. In definitiva un giocattolone che rischia di poter piacere a tutti: pirotecnico e pieno di veicoli-gadget per i bambini, cinetico e sufficientemente ironico per i ragazzi, addirittura un accenno di romance tra Flint e Lady Jaye buono per le ragazze, citazionista il giusto per le generazioni nel frattempo cresciute. Un film migliore del primo, fracassone ed eccessivo come te lo aspetti, ma meno cialtrone del previsto, e alla fine ci si diverte abbastanza.

Movieplayer.it

3.0/5