Recensione Birdman (2014)

Divertente, profondo e stupefacente per regia e fotografia. Il nuovo lavoro di Inarritu apre la 71esima Mostra del Cinema di Venezia in grande stile con un metafilm memorabile.

Cosa hanno in comune Gravity e questo Birdman (o Le imprevedibili virtù dell'ignoranza)? La risposta del giornalista preparato e del cinefilo più attento è abbastanza semplice: sono stato gli ultimi film ad aprire la Mostra del Cinema di Venezia, entrambi hanno un regista messicano ma sono a tutti gli effetti produzioni americane con divi hollywodiani, ed entrambe le pellicole possono contare sulla maestria del direttore della fotografia premio Oscar Emmanuel Lubezki. Ed è proprio la bravura di questo terzo messicano a rappresentare forse il trait d'union più significativo ed evidente, perché il lavoro fatto su questo film di Alejandro González Iñárritu davvero non ha nulla da invidiare a quello che ha regalato a Lubezki l'ambita statuetta dorata insieme ad Alfonso Cuarón.

Ma non c'è solo questo. Così come Gravity, nonostante le spettacolari sequenze di azione ed alcune caratteristiche tipiche da blockbuster, era in realtà un complesso lavoro su un personaggio (quello di Sandra Bullock), allo stesso modo questo Birdman ammalia con i suoi dieci (o poco più) lunghissimi e straordinari piani sequenza, affascina con l'utilizzo parsimonioso ma efficace degli effetti speciali, diverte con le battute pungenti e la sua affilata satira su Hollywood e su una società che vive di social network e fama istantanea, effimera e sfuggente, ma in realtà non fa altro che scavare a fondo nel suo problematico e imperfetto protagonista e nella sua infelice ricerca del successo e degli amori perduti.

E' un aereo? E' un uccello? Quasi... è Birdman!

Zach Galifianakis, Naomi Watts e Michael Keaton in Birdman
Zach Galifianakis, Naomi Watts e Michael Keaton in Birdman

Il protagonista in questione è Riggan Thomson (Michael Keaton), ex divo di Hollywood che venti anni fa aveva interpretato il (fittizio) supereroe eponimo in tre sequel, ma poi, stufo, aveva deciso di abbandonare il ruolo nonostante l'enorme successo commerciale. Due decenni dopo, Riggan è un uomo fuori dal suo tempo: il pubblico è sempre più entusiasta delle pellicole dedicate agli eroi mascherati, ma quasi nessuno ormai sembra ricordarsi del suo contraltare pennuto. Non si può dire lo stesso per lui, visto che Birdman stesso, con la sua voce cavernosa, continua a tormentare la sua esistenza chiedendogli di farlo tornare alla ribalta, ma Riggan non è d'accordo, anzi è intenzionato a dimostrare a tutti di che pasta è veramente fatto a Broadway con uno spettacolo da lui stesso interpretato, diretto ed adattato da un racconto di Raymond Carver, What We Talk About When We Talk About Love.

Il giorno precedente alla prima tutto sembra andare a rotoli quando uno degli attori subisce un infortunio e viene fatto fuori da Riggan, mai convinto del suo talento; a sbrogliare la situazione arriva l'attrice protagonista, Lesley (Naomi Watts), che propone di sostituirlo con il suo fidanzato, Mike Shiner (Edward Norton), un attore tanto talentuoso quanto testa calda.

Birdman: Michael Keaton sfida Edward Norton in una scena del film
Birdman: Michael Keaton sfida Edward Norton in una scena del film

Da quel momento in poi Riggan perde il controllo sul suo spettacolo e soprattutto su se stesso, le sue paura e le sue insicurezze sembrano prendere il sopravvento, così come la difficoltà a relazionarsi con l'amico e fidato produttore (Zach Galifianakis), una premurosa e preoccupata ex moglie (Amy Ryan) e la problematica figlia (Emma Stone) che gli fa da assistente. E sopra tutto questo aleggia sempre l'ombra di Birdman, il supereroe volante che vorrebbe tornare per garantirgli quel nuovo successo, facile ed immediato, a cui Riggan tanto anela.

Un cast da (ex) supereroi

Se la scelta degli attori è spesso un elemento fondamentale per la riuscita di un qualsiasi film, in questo Birdman il casting assume una valenza ancora maggiore, visto che, oltre all'evidente talento, i protagonisti sembrano avere anche elementi autobiografici e simbolici tutt'altro che casuali. Tutti conoscono probabilmente i trascorsi di Michael Keaton, primo Batman cinematografico grazie alle due pellicole di Tim Burton a cavallo tra gli anni '80 e i '90, e non sarà difficile capire come mai il ruolo dell'ex divo Riggan risulti quindi particolarmente appropriato. Allo stesso modo, Inarritu gioca anche con la cattiva nomea di Edward Norton, attore eccellente ma dal carattere molto difficile (tanto da fargli perdere la possibilità di essere egli stesso parte di un franchise ricchissimo come quello Marvel dopo le tante difficoltà sul set de L'incredibile Hulk) ritagliandogli una parte da bad boy che gli sta davvero a pannello.

Michael Keaton in una scena di Birdman con Edward Norton
Michael Keaton in una scena di Birdman con Edward Norton

Ma di certo nel vederli in azione in questo film perfettamente orchestrato e "coreografato" l'impressione non è quella di avere a che fare con celebrità capricciose o ormai superate, perché Inarritu chiede tanto, tantissimo ai suoi interpreti, li costringe a veri e proprio tour de force con le sue coinvolgenti riprese senza stacchi e ancor di più con i repentini cambiamenti di tono tra il comico e il drammatico, il magico ed il grottesco. Il tutto ad un ritmo spesso vertiginoso ed accompagnato da una colonna sonora jazz che ben si adatta alla pellicola e al timbro registico.

E i suoi attori lo ripagano con interpretazioni perfette e ricchissime, con Keaton che svetta ovviamente anche grazie ad un personaggio più sfaccettato, ma con tutti gli altri comprimari (Norton e la Stone in primis) che non sono certamente da meno.

The Show Must Go On

Amy Ryan e Michael Keaton in una tenera scena del film
Amy Ryan e Michael Keaton in una tenera scena del film

E' un film molto metacinematografico questo Birdman, ma al tempo stesso una pellicola che è quanto più teatrale si possa immaginare in partenza. Ambientato e filmato quasi tutto all'interno di un vero teatro di Broadway, il celebre St. James sulla 44esima strada, con solo un fugace ma straordinario passaggio all'adiacente Times Square, è una pellicola anche per questo particolarmente ambiziosa nella sua messa in scena; Inarritu, spesso criticato per la scelta di sceneggiature e soggetti fin troppo ricattatori, ha sempre dimostrato di essere un regista talentuoso e in grado di saper gestire e controllare bene i suoi interpreti, ma qui davvero si supera nel coordinare perfettamente i movimenti tanto della sua troupe (movimenti di camera, luci, scenografie che cambiano e si trasformano) e dei suoi attori ai dialoghi brillanti ed arguti senza per questo perdere nulla della sua efficacia visiva, ma anzi dimostrando anche una visionarietà che finora non gli riconoscevamo.

Emma Stone in Birdman (o Le imprevedibili virtù dell’ignoranza)
Emma Stone in Birdman (o Le imprevedibili virtù dell’ignoranza)

Ma, come dicevamo in apertura, se la confezione e la realizzazione sono di grande impatto, a colpire è il lavoro sul personaggio e sui temi del successo ("La fama è la cugina zoccola del prestigio"), e su cosa significhi averlo oggi ("Tu non sei un attore, sei una celebrità!"), della critica cinematografica (a detta di Inarritu in grado solo di mettere etichette sul lavoro di altri, senza prendersi mai alcun rischio), ma in fondo soprattutto sull'amore e sulla vita. Riggan decide di adottare Carver per motivi apparentemente futili, ma in realtà finisce col rendersi conto che le stesse domande che si poneva lo scrittore sull'amore sono proprio quelle a cui non riesce a darsi una risposta. Quello che Birdman sembra volerci dire alla fine è che se una risposta non riusciamo proprio a trovarla, dobbiamo forse semplicemente credere e lasciare che un po' di magia entri dentro di noi; d'altronde il cinema non sono i miliardi di dollari incassati o milioni di fan che chiedono l'autografo e ti seguono su twitter. Il cinema non è altro che un po' di magia nella vita di tutti noi.

Conclusione

In molti aspettavano al varco Inarritu, regista amato o odiato senza mezzi termini, con quest'opera che si presentava ambiziosa e fortemente a rischio, ma il regista riesce a trovare un ottimo equilibro tra il tono drammatico e comico e guida il suo straordinario cast in un viaggio sì spettacolare e divertente ma anche emozionante e profondo. Troppo presto per dire se effettivamente Birdman, Inarritu e Keaton possano arrivare a sognare gli Oscar (i membri dell'Academy dovrebbero avere la giusta dose di autoironia), ma di certo il film sembra avere tutte le caratteristiche giuste per conquistare pubblico, critica e, per cominciare, forse anche la giuria di Venezia.

Movieplayer.it

4.5/5