Prey, la recensione: uno scontro di testa più che fisico

La recensione di Prey, prequel di Predator in cui al posto della forza bruta di Arnold Schwarzenegger c'è l'intelligenza di un'adolescente comanche.

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Prey: una sequenza del film

L'essere umano non è il più forte, in senso prettamente fisico, sulla Terra. Una tigre, uno squalo, sono molto più potenti di qualsiasi persona. Non è quello che salta di più. Michael Jordan è un'eccezione. Non ha zanne o artigli. Non ha nemmeno la pelliccia per proteggersi dal freddo. Non più almeno. Eppure è diventato la specie dominante. Purtroppo, bisogna ammetterlo, visto i disastri ambientali provocati e il problema della sovrappopolazione (Thanos avrebbe qualcosa da dire al riguardo). Ebbene il prequel di Predator si basa tutto su questo concetto: cosa rende davvero preda e cosa un predatore? Tenetelo a mente leggendo la recensione di Prey, su Disney+ dal 5 agosto.

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Prey: Amber Midthunder in una scena

Il film, scritto e diretto da Dan Trachtenberg, all'opera seconda dopo l'esordio 10 Cloverfield Lane (2016) e la regia di un episodio di Black Mirror (Playtest, 3x02) e del primo di The Boys (The Name of the Game, 1x01), ribalta completamente il punto di vista. A partire dal titolo: laddove avevamo Predator (predatore), adesso c'è Prey (preda). Questa volta siamo negli Stati Uniti, nelle pianure nel sud, in quello che era il territorio dei Comanche, non più nella giungla del Centro America. E siamo nel '700, senza le armi anni '80 di militari carichi fino ai denti. Al posto di Arnold Schwarzenegger poi, che nel primo film è il maggiore Dutch Schaefer, la protagonista qui è Amber Midthunder, ovvero Naru, adolescente che vuole dimostrare di poter essere una cacciatrice.

Trachtenberg (che non ha alcuna parentela con l'attrice Michelle Trachtenberg, che nella serie interpreta Dawn, sarebbe stato un cortocircuito troppo bello) è quasi come se avesse realizzato anche un prequel di Buffy - L'ammazzavampiri. Naru non ha poteri magici o super forza, ma è un'adolescente, è una cacciatrice e deve sopravvivere combattendo una creatura che proviene da un altro pianeta. Ricordate l'episodio di Buffy dedicato alla Prima Cacciatrice? Probabilmente lei e Naru avrebbero potuto essere una bella squadra.

Prey: la caccia come metafora

La prima mezz'ora di Prey non sembra un film della saga di Predator. Seguiamo questi cacciatori comanche nella loro ricerca di animali da uccidere, spesso tutt'altro che intenzionati a farsi colpire dalle loro frecce. Naru, sottovalutata da tutti i membri della sua tribù in quanto giovane donna, vorrebbe dimostrare di poter procurare anche lei il cibo, ma nessuno le dà credito. Impara quindi a osservare, a valutare le insidie e i vantaggi del territorio. Prima di scoccare una freccia ci ragiona. Impara a essere flessibile, ad adattarsi. In una parola è intelligente e coltiva la sua grande capacità di collegare rapporti di causa effetto.

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Prey: il terrificante alieno in una scena del film

Qualità che le serve quando, all'improvviso, lei e i suoi compagni si trovano ad affrontare qualcosa che non hanno mai visto prima. Anche in senso letterale, dato che, se conoscete gli altri film di Predator lo sapete, l'alieno venuto sulla Terra con intenzioni tutt'altro che affettuose (dimenticatevi il "telefono casa" di E.T.) è in grado di rendersi invisibile. Una volta che finalmente lo vediamo è proprio come lo ricordavamo: fauci spaventose, corpo massiccio, armi avanzatissime. Come può una ragazza che maneggia arco e freccia, al massimo coltelli e asce, pensare di combattere contro un avversario del genere? Con la cosa più preziosa che possiede: la sua testa.

Amber Midthunder: un nuovo talento

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Prey: Amber Midthunder in una foto del film

Per girare Prey l'attrice di origini Sioux Amber Midthunder si è sottoposta a duri allenamenti in quello che chiama "il Prey Boot Camp": non ha paura di sporcarsi le mani, di buttarsi nel fango fino a farsi ricoprire totalmente. Ci crede: e noi con lei. Nelle scene più fisiche è perfettamente in parte, ma il suo punto di forza è essere una brava attrice: ci trasmette la sua paura, la tensione. Sembra di vedere perfino gli ingranaggi del suo cervello andare a mille mentre cerca appigli e soluzioni per salvarsi. Il film è completamente sulle sue spalle. Esili, ma leggere e veloci.

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Prey: Amber Midthunder in una scena d'azione

Contrariamente alla forza bruta di Schwarzenegger, in Prey la lotta per la sopravvivenza diventa come una partita a scacchi, una lotta di strategia. Naru usa tutto quello che ha a disposizione: il terreno, le proprietà delle piante, allestisce trappole. Certo, non è una passeggiata confrontarsi faccia a faccia con un Predator. La ragazza diventa però il simbolo dell'ingegno umano, che, anche nelle situazioni più disperate, sa trovare soluzioni.

La metafora della caccia si trasforma quindi in un grandissimo contenitore, in cui, accanto a scene d'azione e combattimenti corpo a corpo, possiamo infilare ogni sorta di tema, dalla situazione delle donne allo sterminio dei Nativi Americani, passando per il problema della distruzione dell'ambiente, qui visto come un alleato più che come qualcosa da sfruttare. È questa l'intuizione buona di Prey: tornare al primordiale, agli istinti presenti in ognuno di noi. La sopravvivenza e la paura. Essendo semplice ed essenziale, il film è universale, offrendo tanti spunti di lettura. E una certezza: se ti sottovalutano sempre, allora sì che puoi essere davvero pericoloso.

Conclusioni

Come detto nella recensione di Prey, il film scritto e diretto da Dan Trachtenberg va all’essenziale: è la lotta per la sopravvivenza di una ragazza comanche del ‘700 contro un alieno. La caccia diventa una metafora che offre molti spunti di lettura. Predator non è cambiato, ma il punto di vista è completamente ribaltato: qui si dà grande attenzione all’ambiente, usato in modo strategico e visto come un alleato più che come qualcosa da sfruttare, e all’intelligenza della protagonista. L’attrice Amber Midthunder è un talento in ascesa e al posto dei muscoli di Arnold Schwarzenegger può contare sulla sua espressività e sulla capacità di adattamento del personaggio.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • La protagonista Amber Midthunder, un talento.
  • La caccia come metafora.
  • L'uso dell'ambiente.
  • Il ribaltamento del punto di vista: l'arma segreta è l'intelligenza, non la forza.

Cosa non va

  • Chi si aspetta un classico film di Predator potrebbe rimanere spiazzato dalla prima mezz'ora.