Era tanto che non accadeva, obiettivamente, di sentire applausi e risate fragorose in sala durante una proiezione stampa, ma oggi, durante la visione di Nessuno mi può giudicare era impossibile rimanere seri. Non puoi non ridere quando vedi Paola Cortellesi (Alice) impegnata dapprima nel sembrare una coatta arricchita, snob e anche un po' pacchiana, poi nel diventare una escort di professione per pagare un enorme debito ereditato dal marito appena defunto e non rischiare di perdere l'affidamento del figlioletto. Non si può non ridere nel vedere Raoul Bova (Giulio) interpretare con molto pathos un borgataro bonaccione, romanista un po' coatto che non si è mai ripreso dall'annullamento del gol di Turone, che ce la mette tutta per gestire un internet point/phone center frequentato per lo più da extracomunitari squattrinati ai quali finisce per regalare, anziché vendere, le telefonate alle loro famiglie. Non puoi non ridere quando sullo schermo appare Rocco Papaleo (Lionello) in versione portiere di condominio di estrema destra che proferisce una pessima parola per neri, stranieri e gay, oppure Lucia Ocone e Lillo di Lillo e Greg (Tiziana e Enzo) nei panni di una coppia un po' sopra le righe di borgatari un po' volgarotti sempre pronti a fare caciara e a organizzare baldoria. Tanti gli attori, sceneggiatori e amici di Bruno che hanno accettato di comparire in piccoli cammei davvero esilaranti: dallo sceneggiatore Edoardo Falcone a Fausto Leali, da Riccardo Rossi a Remo Remotti, da Valerio Mastandrea che presta la sua voce narrante fuori campo, e poi appare solo nel finale, a Dario Cassini.
Tutto questo in Nessuno mi può giudicare, opera prima di Massimiliano Bruno che riunisce in un solo colpo tutti i suoi amici, colleghi e collaboratori storici e regala al pubblico un'ora e mezza di risate e gag irresistibili ma anche qualche lacrimuccia.
Allegramente girato per tre settimane al Quarticciolo, quartiere popolare che ha accolto a braccia aperte la produzione, il film è prodotto da IIF in collaborazione con RaiCinema e distribuito da 01Distribution in circa 400 copie da mercoledì 16 marzo. Presenti alla conferenza stampa di presentazione il simpaticissimo regista accompagnato da Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo, Lucia Ocone, Lillo, Valerio Aprea e Riccardo Rossi, dalla produttrice Federica Lucisano, dal co-sceneggiatore Edoardo Falcone. Assenti Valerio Mastandrea e la bellissima Anna Foglietta, co-protagonista della Cortellesi nei panni della escort esperta che insegna ad Alice il 'mestiere', perchè è da poco diventata mamma.
Ci racconta in breve il percorso che ha portato l'attore, sceneggiatore e autore televisivo Massimiliano Bruno a dirigere un film con protagonista Paola Cortellesi?
Massimiliano Bruno: Ho cominciato tanti anni fa insieme a Paola in un piccolo teatro di Roma e poi da un teatro all'altro di provincia abbiamo percorso pian piano la nostra strada dapprima in TV, lei principalmente come attrice e io come autore, fino ad arrivare al cinema con le sceneggiature dei film di Fausto Brizzi. In questi anni ho sempre continuato a fare teatro insieme a Paola, che è il mio primo grande amore, ed è per questo che io definisco questo mio primo film da regista come la continuazione ideale del mio lavoro teatrale.
Hai aspettato tanto ma alla fine il risultato è davvero buono a giudicare dall'accoglienza dei giornalisti a fine proiezione...
Si parla anche di scelte dolorose e difficili da parte della cosiddetta generazione dei compromessi...
Massimiliano Bruno: Oggi siamo tutti per forza costretti a operare delle scelte dolorose per tirare avanti, esattamente come fa Alice, una mamma che rischia di perdere il figlio a causa di un debito ingente con una società finanziaria, costretta a diventare una prostituta di lusso per disperazione. Il mio prossimo film, semmai qualcuno mi darà l'opportunità di farlo, parlerà dell'Italia che al compromesso non ci sta.
Il film ha un valore politico di un certo peso, nonostante le tante risate, immagino che tu stesso sia rimasto impressionato dai tanti punti di contatto della tua sceneggiatura con la realtà attuale del Paese...
Massimiliano Bruno: E' inevitabile che si parli un po' di attualità nel film, l'italia è un Paese meraviglioso, è bello anche perchè c'é il coatto romano e il coatto extracomunitario che parla più romanesco del romano, è bello perchè c'è tanta gente che lavora onestamente e si fa il cosiddetto 'mazzo' tutti i giorni. Se poi siamo capitati, ahinoi, in un periodo storico in cui chi ci rappresenta in politica viene raffigurato in scene come quella del festino sullo yacht con le escort, droga e alcool, non è di certo colpa nostra. Oggi viviamo in un'epoca in cui riusciamo ad essere fieri dei nostri artigiani e degli imprenditori che lavorano onestamente ma non possiamo di certo essere fieri della nostra classe politica e questo non lo dico io ma lo dicono i fatti. La mia vuole essere ed è a tutti gli effetti una commedia sui sentimenti e sull'umanità, non potevo parlare di ciò che io considero inumano e cioè del comportamento di certi esponenti della nostra classe dirigente.
Raoul Bova e Paola Cortellesi, una coppia molto affiatata sullo schermo, come ti spieghi l'alchimia tra questi due attori che ci appaiono in questo film in così grande spolvero?
Massimiliano Bruno: L'alchimia nasce dal fatto che lei è un'attrice straordinaria, che a volte usa corde altre volte ne usa altre, versatile e malleabile come poche altre, Raoul dal canto suo aveva una sfida altrettanto difficile perchè raramente ha affrontato un personaggio così coatto e popolare. Ricordo che quando lesse per la prima volta la sceneggiatura era molto contento e mi disse che era felice di fare un personaggio nuovo, diverso dal suo solito. Io personalmente amo molto il personaggio un po' greve di Giulio, non avevo mai visto Raoul parlare in quel modo, porsi e muoversi da borgataro con una nonchalance davvero stupefacente, ha fatto un grande lavoro di postura e sul linguaggio, davvero bravo.
Com'è stato per voi due attori lavorare al fianco di Massimiliano Bruno?
Raoul Bova: Posso dire che io vivo un po' di luce riflessa in certi film, una commedia così non l'avevo mai recitata, spesso mi trovo ad affrontare dei ruoli in una situazione di inferiorità in cui sento addosso il peso del giudizio degli altri colleghi. Qui c'è stata sin dal primo momento un'atmosfera di complicità, di allegria, di libertà completa. Ammetto di aver titubato all'inizio, il tema era abbastanza importante e non riuscivo bene a capire da che punto di vista Massimiliano volesse raccontare la storia. Se alla fine ho deciso di partecipare lo devo solo a Paola che mi ha spinto a leggere il copione fino in fondo e ad entrarci dentro. Solo in quel momento ho capito che c'era l'intenzione di fare un film strutturato sulla nostra società, sui quartieri popolari di Roma, sulla famiglia e d'improvviso mi è tornata in mente la mia giovinezza, il periodo in cui bastava una chitarra e un bicchiere di vino sotto le stelle per passare delle serate indimenticabili.
La tua carriera sembra aver preso una piega un po' diversa ultimamente grazie allo splendore del giovane cinema italiano...
Raoul Bova: Sta succedendo quello che speravo effettivamente e per questo devo ringraziare i giovani e talentuosi registi del nostro cinema che mi stanno dando fiducia affidandomi ruoli sempre diversi. Senza però la complicità dei grandi attori che di solito mi vengono affiancati non ce l'avrei fatta, grandi professionisti del mestiere che con la loro rassicurante bravura mi lasciano più libero, mi guidano e mi danno anche l'opportunità di sbagliare e di capire dove ho sbagliato.
Uno che odia i buonismi e la retorica come Rocco Papaleo come si sente di definire questa esperienza al fianco dei suoi amici e colleghi storici?
Rocco Papaleo: Mi duole ma lo devo ammettere, non posso venirne fuori come al solito da questa sporca retorica del cavolo ma devo essere sincero: siamo veramente tutti amici. Massimiliano ha chiamato a rapporto tutti i suoi amici e se tutti hanno risposto con questo entusiasmo non è che per un motivo preciso: con lui lavorare è divertente, arricchisce, è diverso, è speciale. Non è affatto un film commerciale nel senso più becero del termine, è il risultato del lavoro di un gruppo di professionisti che lavorano bene insieme e che hanno accettato di partecipare anche gratis pur di contribuire alla riuscita di questo film sperando di trovare una platea attenta e pronta a recepire. Nessuno mi può giudicare è un film pieno zeppo di caratteristi, è un caso particolare in cui non comici ma attori con la a maiuscola decidono di unire le loro forze e dar vita ad una storia che faccia ridere ma anche riflettere. Il fatto che tutti noi veniamo dal teatro mi sembra una conferma importante del mio pensiero, il teatro è una grande occasione dove si formano le singole personalità degli attori e questo film, modestamente parlando, è pieno di personalità.
In ultima battuta ci dici perchè quella citazione di Nanni Moretti? (in una scena il personaggio di Rocco Papaleo urla a gran voce verso il suo nemico borgataro interpretato da Raoul Bova, colpevole di aver detto che tra bianchi e neri non c'è differenza, la frase "ti meriti uno come Nanni Moretti!" ndr.)