Palo Alto: la gioventù bruciata di James Franco a Venezia

L'attore americano e Gia Coppola, nipote di Francis Ford Coppola, ci raccontano la scelta di portare al cinema i racconti parzialmente biografici contenuti nella raccolta In stato di ebrezza.

Seconda passerella veneziana per James Franco, ispiratore, produttore e interprete del corale Palo Alto, esordio alla regia di Gia Coppola presentato nella sezione Orizzonti. Gia, diminutivo di Giancarla, è la nipote di Francis Ford Coppola nonché ultimo membro della dinastia a mettersi dietro la macchina da presa. La sua opera rivela uno sguardo vivace, sensibile e intimista che in qualche modo la avvicina all'opera della zia Sofia Coppola. Per narrare le sue storie di adolescenti irrequieti alla scoperta del mondo, la neoregista ha deciso di partire dall'antologia di racconti firmata da Franco e ambientata nella cittadina nordcaliforniana in cui l'attore è cresciuto (in italiano il libro è intitolato In stato di ebrezza) selezionando le storie che sentiva più vicine intrecciandole in un mix ipnotico e affascinante. Tante le interpretazioni interessanti, da Emma Roberts, davvero intensa nel ruolo della candida e confusa April, a Val Kilmer nei panni del suo strafumato patrigno e al figlio Jack Kilmer, alla prima esperienza davanti alla macchina da presa. A Lido di Venezia ad accompagnare la regista c'è solo James Franco, protagonista anche del concorso di questa edizione dove ieri ha presentato il suo Child of God.

James, Gia, come vi siete incontrati professionalmente?
James Franco: Dopo aver scritto il mio libro avevo già pensato di adattarlo, ma non volevo farlo da solo perché avrei ripetuto ciò che avevo già scritto. Allora ho pensato di affidarlo a qualcun altro che lo trasformasse. Mi è capitato di vedere un lavoro di Gia e ho capito immediatamente che lei aveva lo sguardo giusto e sarebbe stata perfetta per descrivere le esistenze dei miei ragazzi. Allora l'ho contattata e le ho proposto il lavoro. Lei ha letto il libro e dopo un po' mi ha detto che era interessata. Ci è voluto del tempo per fare il film, abbiamo impiegato quasi due anni, ma ero fiducioso perché sapevo che lei era la regista giusta.

Sono molti i film sul tema dei giovani perduti e problematici, ma in questo caso c'è una ricerca di innocenza e di purezza commovente.
Gia Coppola: Forse ho adottato questo filtro perché provavo nostalgia nei confronti della mia giovinezza.

L'assenza degli adulti, nel film, pesa molto. Quelli che appaiono non sono in grado di relazionarsi con i ragazzi. L'unico a comunicare con loro e a trattarli da pari è il personaggio di James Franco, che però varca il limite. Come avete sviluppato il personaggio? Quali differenze avete introdotto rispetto al libro?
James Franco: Uno dei motivi per cui ho voluto scrivere un libro sui giovani è il fatto che l'adolescenza è il momento chiave dell'adolescenza, il passaggio al mondo adulto. Ne hanno parlato J.D. Salinger, Gus Van Sant e molti altri. E' un momento in cui definisci il tuo essere, accadono così tante cose. Un attore può e deve prenderne spunto per il suo lavoro. Finché ci saranno esseri umani in crescita quersto sarà un periodo vitale. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, la mia famiglia era straordinaria, ma in quell'età si sente il bisogno di confrontarsi con altri modelli, di cercare delle guide diverse. Di uomini come il mio personaggio ce ne sono un sacco in giro, molti mi hanno raccontato storie simili e io le ho riportate nel mio libro. Ho scritto qulcosa di cui sono venuto a conoscenza e ho cercato di descriverlo nel modo migliore. Una delle cose che riesce meglio a Gia è mostrare quanto sia poco netta la linea tra il bene e il male. Gia mostra Mr. B in modo tale che sembra quasi possibile giustificarlo anche se sbaglia, ma non è un personaggio cattivo.
Gia Coppola: L'assenza degli adulti è il motivo per cui i miei ragazzi agiscono in questo modo. Cercano amore. Volevo che il personaggio di James non fosse un cliche, volevo mostrare anche la sua solitudine e la sua fragilità.

James, come riesci a gestire tutti i progetti che hai tra le mani?
James Franco: Lavoro tanto perché voglio trarre il meglio dalla vita e mi piace fare tante cose diverse. Quando lavoro mi sento vivo. Se non lo facessi forse sarei depresso. Questo è il mio modo di di vivere e non ho bisogno di staccare perché faccio ciò che mi piace. Una volta ho lavorato con Robert Altman e lui mi ha detto che un film è come un castello di sabbia. Alla fine delle riprese l'acqua cancella via tutto e si ricomincia. Io ricomincio ogni volta.

Secondo voi mostrare i giovani compiere azioni sciocche o violente può provocare emulazione?
Gia Coppola: Non penso che ci sia emulazione, ma forse rapportandosi a film come il nostro i ragazzi si sentono meno soli.

Gia, per il tuo esordio da regista ti ha aiutato il fatto di far parte di un'importante famiglia cinematografica?
Gia Coppola: Per me è stato importante sentire che potevo girare questo film da sola. Certo, chiedo spesso consiglio ai miei parenti, ma James mi ha dato un grande aiuto a lavorare in modo indipendente.

Come avete proceduto per adattare i racconti di James Frabco?
Gia Coppola: E' stato un processo graduale. James mi ha detto di scegliere le parti dei racconti che mi interessavano di più dicendomi che i dialoghi sarebbero venuti dopo, in modo naturale, e così è stato.
James Franco: Insieme a Gia abbiamo girato una versione ridotta del film come esercizio. Aveva realizzato opere visive nel settore della moda, ma non aveva mai diretto attori. Beh, quando l'ho vista lavorare con gli attori ho capito quanto era fantastica. Sul set Gia ha creato uno spazio sicuro in cui tutti potevano concentrarsi ed esprimersi al meglio. E' una persona mite e parla poco, ma quando dirige ha le idee molto chiare e il film è venuto esattamente come voleva lei.

Come sono stati scelti gli attori?
Gia Coppola: Jack Kilmer lo conosco fin da bambino. Non aveva mai lavorato prima, ma io l'ho spinto sul set ed è stato bravissimo. E' un talento naturale. Conoscevo anche Emma e credevo che fosse giusta per la parte e così è stato. Questo è un film fatto tra amici e in famgilia visto che tra gli attori c'è anche mia madre che ogni sera invitava tutti i ragazzi a cena e li riprotava sul set all'ora giusta. Alla fine eravamo diventati una grande famiglia.

James, oggi ti senti più a tuo agio come interprete o come regista?
James Franco: La cosa che amo fare di più è il regista, ma la mia passione per il cinema è tale che posso fare molte altre cose. Recitare, scrivere, produrre. In questo caso ho scelto di dare fiducia a Gia affidando nelle sue mani il progetto.

Di recente sei stato diretto da Wim Wenders. Che tipo di esperienza è stata?
James Franco: Poco tempo fa sono stato a Montreal e ho lavorato con Wim Wenders. Nel film interpreto uno scrittore. Wim è fantastico, è una vera leggenda e anche una persona estremamente cortese. L'opera è un film alla Wenders, molto lento, ma girato in 3D. Wim spera che il l'uso del 3D permetta di rivelare ancora di più la profondità dei personaggi.