Sebbene l'edizione numero 96 degli Academy Award presenti alcune competizioni molto serrate e diverse categorie in cui regna ancora una sostanziale incertezza, si può comunque prevedere che gli Oscar 2024 non passeranno alla storia per il livello di suspense; o perlomeno, non nella categoria di maggior peso. Con il passare dei giorni, infatti, quel pronostico che aveva preso corpo già dalla scorsa estate si va trasformando in una sicurezza sempre più granitica: a conquistare il premio Oscar come miglior film del 2023 sarà Oppenheimer di Christopher Nolan, che ha già ipotecato anche la statuetta come miglior regista. Nei giorni a venire, il dramma storico sulla creazione della bomba atomica dovrebbe far incetta di trofei anche ai BAFTA Award e ai premi delle guild americane, spianandosi così la strada per la cerimonia degli Academy Award del 10 marzo.
Un perfetto "film da Oscar"
Ovviamente, non è raro che la gara per l'Oscar come miglior film sia dominata da un frontrunner in grado di acquisire un vantaggio incolmabile con largo anticipo: è accaduto - mutatis mutandis - ai tempi della Hollywood classica per titoli quali Via col vento, La signora Miniver e I migliori anni della nostra vita, ed è accaduto nelle scorse edizioni con Nomadland ed Everything Everywhere All at Once. E benché negli annali dell'Academy non siano mancati sorpassi inaspettati proprio nella categoria per il miglior film (basti ricordare l'epico duello fra La La Land e Moonlight), per gli Oscar 2024 la probabilità di un colpo di scena è davvero infinitesimale. E non si tratta solo dei risultati dei precursors, dai Golden Globe in poi: il fatto è che Oppenheimer possiede tutte le caratteristiche in grado di renderlo il perfetto "film da Oscar", vale a dire quel titolo in grado di portare a un vero e proprio plebiscito fra i membri dell'Academy.
Quattro anni fa, da queste colonne, ci siamo posti la seguente domanda: come si fa a vincere il premio come miglior film? Sarà forse pleonastico, ma è bene ricordare che gli Oscar non costituiscono un metro di valore artistico del tutto affidabile, e che al contrario sono 'viziati' per natura da una serie di fattori che contribuiscono ad influenzare - nel bene e nel male - il voto dei giurati. E al di là di quale possa essere il giudizio individuale sul film di Christopher Nolan (che a ogni modo ha riscosso entusiasmi pressoché unanimi), Oppenheimer ha praticamente tutti i suddetti fattori a proprio favore. Di seguito, proviamo dunque ad elencare le ragioni che lo rendono un concorrente imbattibile nella sfida che si concluderà la notte del 10 marzo...
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L'importanza del 'tema': gli orrori di ieri e di oggi
Parlando di Oscar, esiste uno specifico elemento il cui valore è determinante per le sorti di un film nell'ambito di nomination e premi: si tratta del valore del cosiddetto 'tema'. In altre parole, per avere successo agli Oscar di solito non basta essere un film bello, o addirittura ottimo: il film deve anche essere percepito come 'importante'. È la ragione per cui di regola le commedie tout court ricevono minore attenzione fra i membri dell'Academy, e ancora peggio va a quei titoli che rientrano in generi di puro intrattenimento (o quasi), come l'avventura o l'horror. Ebbene, Oppenheimer non corre affatto questo rischio: si tratta di un film sulla storia americana (e mondiale) del ventesimo secolo in cui si intrecciano conflitti individuali ed eterni dilemmi etici. E se consideriamo che sono attualmente in corso l'invasione dell'Ucraina e il bombardamento della Striscia di Gaza, un'opera incentrata sul potere (auto)distruttivo dell'umanità suona quanto mai attuale e, appunto, 'importante'.
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Il fattore dell'empatia: la crociata contro J. Robert Oppenheimer
Accanto alla questione del tema se ne pone un'altra, che in termini di Oscar gioca un ruolo quasi altrettanto significativo: quella dell'empatia. A raccogliere un cospicuo numero di voti sono infatti quei film che suscitano la partecipazione del pubblico nei confronti del protagonista o dei personaggi principali, portandoci, se non a un senso di identificazione, perlomeno a una vicinanza emotiva. È un fattore, quest'ultimo, indispensabile per comprendere il successo dei due più recenti vincitori come miglior film, ovvero CODA - I segni del cuore ed Everything Everywhere All at Once, così come quello di un'infinità di Best Picture winners precedenti. E per quanto lo scienziato J. Robert Oppenheimer sia una figura quantomeno ambigua, e Oppenheimer si ponga all'opposto rispetto alle convenzioni delle agiografie cinematografiche, il film di Christopher Nolan ci permette comunque di accostarci alla sua personalità tormentata. L'Oppenheimer di Cillian Murphy potrebbe essere definito una sorta di antieroe, ma la crociata maccartista condotta contro di lui lo rende un Davide impegnato a parare i colpi di un Golia con le sembianze di un mostruoso potere politico; quanto basta, insomma, per indurci ad empatizzare con il personaggio.
Gli avversari di Nolan: da Barbie a Povere creature!
Parlando di una qualunque tipologia di gara, le chance di vittoria non possono prescindere da un dato essenziale: gli avversari. Quali sono, dunque, i maggiori 'rivali' di Oppenheimer nella corsa all'Oscar come miglior film? Fra gli altri nove candidati dell'Academy, i più quotati sembrano essere Povere creature!, Killers of the Flower Moon e, in misura minore, The Holdovers e Barbie. Barbie è stato il maggior successo commerciale del 2023, ma la sua natura di commedia dall'apparenza 'frivola' (per quanto pienamente calata nella società contemporanea) è un ostacolo non da poco, e le mancate nomination per la regia e per Margot Robbie sono indizi di un consenso non così assoluto. The Holdovers, anch'esso apprezzatissimo, ha però cinque nomination a fronte delle tredici di Oppenheimer, e i suoi quaranta milioni di dollari d'incasso rappresentano una frazione dei novecentosessanta milioni raccolti da Nolan.
Killers of the Flower Moon ha ottenuto il plauso della critica e un buon successo al box-office, ma è un'opera per certi versi più complessa e 'sfumata' rispetto a Oppenheimer, con un protagonista (l'Ernest Burkhart di Leonardo DiCaprio) di impressionante meschinità e un epilogo amarissimo, che priva gli spettatori del sollievo di una canonica catarsi: insomma, indubbiamente un grande film, ma tutt'altro che il tipico Best Picture winner. Ragion per cui lo sfidante più temibile per Nolan è Povere creature!, insignito del Leone d'Oro a Venezia, del Golden Globe come miglior commedia e di undici nomination agli Oscar: un film dalla forte capacità di fascinazione, ma trasgressivo, anticonvenzionale, con quelle pennellate grottesche da sempre care al cinema di Yorgos Lanthimos, ma che giocoforza non si adattano a tutti i palati.
L'inesorabile trionfo di un film che ha già vinto
Già basterebbe quanto riportato finora a farci scommettere sull'imbattibilità di Oppenheimer in termini di Oscar, ma il film di Christopher Nolan può contare pure su un aspetto ulteriore, forse il più emblematico: l'essere al contempo un'eccezionale opera artistica e un gigantesco fenomeno di massa. Un fenomeno non così scontato, perlomeno non nelle proporzioni di un tale successo: perché Oppenheimer è un dramma della durata di ben tre ore, in cui si parla in maniera approfondita (e non didascalica) di scienza e di politica, senza alcun momento 'spettacolare' fine a se stesso e tantomeno senza facili appigli (comici o romantici) per alleviare la tensione del pubblico. Ed è tuttavia un film che, in un mercato ancora segnato dagli strascichi della pandemia e dei lockdown, ha registrato quasi un miliardo di dollari, portando davanti allo schermo circa novanta milioni di spettatori e facendo riscoprire la passione per il cinema a tantissime persone poco abituate a frequentare le sale, adolescenti inclusi. In tal senso, la pioggia di Oscar più o meno abbondante del 10 marzo sarà solo una certificazione - gradita, ma per nulla indispensabile - di quella che, a tutti gli effetti, è già la più clamorosa vittoria a cui un film possa aspirare.