One Piece, il nostro commento al trailer della serie live action Netflix: sentimenti contrastanti

Curiosità, paura ed emozione sono le costanti che ci hanno accompagnato durante la ripetuta e attenta visione del trailer di One Piece, trasposizione dell'omonimo manga piratesco di Eiichiro Oda che sembra non conoscere mezze misure. Ne parliamo nel nostro approfondimento.

One Piece, il nostro commento al trailer della serie live action Netflix: sentimenti contrastanti

Pubblicato per la prima volta nel 1997, One Piece di Eiichiro Oda è uno degli shonen manga più longevi di sempre, fattore che gli ha permesso di sopravvivere a due dei restanti e vecchi big three della Shueisha (Naruto e Bleach) per imporsi come il fumetto giapponese più letto, diffuso e famoso al mondo. Lo ha dimostrato anche il pubblico brasiliano in festa al Tudum 2023, evento organizzato annualmente da Netflix - tra live streaming e presentazioni dal vivo - dove il colosso di Hastings mostra alcuni dei trailer più attesi dei progetti in listino, rivelando anche nuovi titoli e curiosità. Quando il cast della serie live action di One Piece è salito sul palco, gli astanti sono stati travolti dall'entusiasmo incontenibile del diciannovenne messicano Iniaki Godoy, interprete di Monkey D. Luffy (in italiano potreste conoscerlo come Rubber - se siete della vecchia guardia del pomeriggio di Italia 1 - o Rufy se invece leggete il manga in italiano) nella trasposizione seriale del romanzo piratesco del sensei Oda.

Un'accoglienza più che calorosa che ha elettrizzato il Tudum, essendo comunque lo show tra i fan favourite del grande evento, dove è stato infatti svelato il primo trailer ufficiale di One Piece, che andremo adesso a scandagliare nel dettaglio, provando a restituire da fan ventennali dell'opera tutte le sensazioni contrastanti provate nel vederlo.

Romance Dawn

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One Piece: Il protagonista in una delle prime immagini della serie Netflix

Come era chiaro, l'adattamento seriale di One Piece comincerà dal punto esatto in cui inizia il manga, cioè nel villaggio Foosha sull'Isola di Dawn situata nel Mare Orientale. Per spiegare a chi non conosce il fumetto l'intera struttura del mondo di One Piece non basterebbe un articolo, per cui ci torneremo sicuramente più avanti. Vediamo Foosha già nell'incipit del filmato, facilmente riconoscibile dai mulini a vento sparsi nel background e dalla nave di Shanks il Rosso attraccata nel porticciolo. È vero, nel montaggio del trailer (abbastanza ritmato e avvincente) il passaggio successivo mostra già la Going Marry in quello che sembra un cantiere navale, ma dovremmo già trovarci a metà della prima stagione, per cui non preoccupatevi: la caravella della Ciurma di Cappello di Paglia non ci sarà dall'inizio. Pur lasciando il tempo che trova, considerando la qualità media delle trasposizioni giapponesi, la supervisione di Oda dovrebbe quantomeno aver garantito una certa fedeltà al manga, e in effetti una delle qualità del teaser è confermare questo aspetto, sia per quanto riguarda il tracciato narrativo, sia per quanto concerne dettagli più piccoli (pensiamo al fanatismo di Morgan Mano d'Ascia a Sheltz Town, alla nave di Albida o al look di Buggy il Clown). Questa prima stagione non dovrebbe superare la saga del Villaggio di Coco, concludendo idealmente la prima formazione della ciurma di Luffy, composta da Zoro, Nami, Usop e Sanji.

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One Piece: Mackenyu in una delle prime immagini della serie Netflix

Non breve, comunque, coprendo un arco di circa 10 volumi dell'opera, inizialmente molto più rapida e con situazioni d'assestamento narrativo più significative tra il Baratie e Aarlong Park, dunque in quelli che saranno gli ultimi episodi della stagione, nelle mini saghe di reclutamento del cuoco di bordo e della navigatrice. La paura, in questo senso, è che non si possa ricalcare appieno lo spirito più intimo e umano delle avventure della ciurma, andando a intaccare in modo più o meno significativo caratterizzazione e sviluppo psicologico dei protagonisti, con il rischio di giocare facile sulla loro immensa notorietà come escamotage per non scavare bene a fondo nelle importanti backstory che li hanno resi ciò che sono. Da notare comunque la presenza nel cast delle versioni giovani di ognuno dei personaggi principali, il che è per forza di cose sintomatico della presenza dei rinomati flashback focalizzati sul racconto della crescita di ognuno di loro.

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Ambizioni e capacità

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One Piece: Emily Rudd in una delle prime immagini della serie Netflix

Un progetto ben definito e realizzato è quello dove l'ambizione creativa e artistica riesce a concretizzarsi nelle effettive capacità formali e contenutistiche, confezionando un prodotto dove il desiderio di fare bene equipara o addirittura supera le possibilità di ottimizzazione dello stesso. Ecco, per quanto ci dispiaccia, il primo impatto con One Piece non sembra rispettare questa formula, dimostrando con tanto cuore un'ambizione molto elevata ma incapace di finalizzarla in un titolo che possa dirsi poco artificioso o posticcio. È un problema rintracciabile in tante trasposizioni dei manga giapponesi - soprattutto di loro produzione -, essendo quei mondi così fantastici e immaginifici, ma anche quei personaggi con abilità straordinarie e poteri devastanti, molto difficili da tradurre in live action con budget solitamente non adeguati alla portata degli adattamenti e senza ricorrere a soluzioni visive dal sapore low cost. A caldo, One Piece si presenta come una crasi tra oriente e occidente, riportando la mente alla disastrosa Cowboy Bebop, cancellata dopo una sola stagione e affossata in modo plebiscitario dalla critica.

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One Piece: Taz Skylar in una delle prime immagini della serie Netflix

Lì i problemi andavano ben oltre il solo aspetto visivo, ma il manga di Eiichiro Oda è decine di volte più grande, letteralmente sproporzionato e anche più conosciuto, insieme pop e di culto, il che regala una solida fan base a cui rivolgersi ma anche alcuni dei più ferventi e feroci critici sulla piazza. Il primo impatto è divisivo: per quanto gli interpreti sembrino scelti con cura soprattutto dal punto di vista del physique-du-role (Taz Skyler è un Sanji perfetto) e il worldbuilding pensato per rispettare alcuni canoni estetici dell'opera (il set pieces del Baratie è sbalorditivo), a non convincerci in preventiva analisi è la cinematografia del progetto, specie per quanto riguarda illuminazione ed effetti speciali, in particolare quelli correlati al Frutto Gom Gom di Luffy, mostrati per un paio di secondi a fine trailer e grossomodo opinabili. Che appaiano "plasticosi" è paradossalmente giusto, considerando la natura gommosa del frutto, ma ci sembrano fin troppo ingessati e in una scena dove si scaglia un solo pugno, per giunta: figurarsi come possa essere la resa nei combattimenti più scalpitanti contro Don Krieg o Aarlong. La scena del mostro del mare con Shanks (lo vediamo di spalle nell'inquadratura) è invece di forte impatto, il che potrebbe anticipare la scelta produttiva di investire i giusti fondi nelle giuste sequenze, impoverendo magari alcune soluzioni estetiche per nobilitarne delle altre.

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All'arrembaggio!

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One Piece: Jacob Gibson in una delle prime immagini della serie Netflix

Fortunatamente ci sono anche diversi aspetti positivi. Il primo, come già detto, è la ricerca della fedeltà più assoluta al percorso narrativo originale. Ci sono poi i protagonisti, scelti accuratamente per fisicità e carattere, così da avvicinarli il più possibile alle controparti fumettistiche. Il Zoro di Mackenyu sembra funzionare bene su schermo, sia nelle scene dialogate che in quelle di combattimento con la spada, anche se non è stata ancora mostrata in azione (vediamo appena un frame) la rinomata tecnica a tre spade - di cui una in bocca - che è croce e delizia del personaggio, soprattutto in live-action, non essendo facilmente adattabile. L'euforia dirompente di Iniaki Godoy è poi la stessa di Luffy, con la speranza che la sua performance possa restituire anche tutta l'energia combattiva e carismatica del protagonista. L'Usopp di Jacob Gibson è identico a quello del manga, non fosse per la significativa assenza del naso lungo, forse rimosso per non caricare troppo il personaggio con soluzioni pratiche o una costante CGI in viso. Come già detto, Taz Skyler è un Sanji perfetto (pur mancando le sigarette), e su di lui anzi sono riversate tutte le nostre più grandi aspettative per quanto riguarda i combattimenti, essendo un appassionato sportivo e di arti marziali ed essendosi allenato per mesi nelle principali discipline focalizzate sui calci, dal Taekwondo alla Capoeira.

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One Piece: il cast in una delle prime immagini della serie Netflix

Sulla Nami di Emiy Rudd le uniche perplessità riguardano la parrucca arancione, anche se dovrà dimostrare anche lei di essere in grado di unire carisma e commedia per dare vita a un personaggio incredibilmente sfumato, sopra le righe ma anche molto logico come la navigatrice della Ciurma di Cappello di Paglia. Da applaudire infine anche il main theme scelto per il trailer che dovrebbe essere anche il principale, in linea con l'anima più vera di One Piece, che sa di avventura e rivalsa, di mare e avversari temibili da affrontare, trascinante e con note sentimentali ben marcate sotto una mole di epica sonora carica di promesse. Scopriremo se la serie riuscirà a mantenerle tutte - dissolvendo anche i tanti dubbi e perplessità che ancora la avvolgono - il prossimo 31 agosto, gettandosi all'arrembaggio della stagione streaming estiva.