"Obbligo o verità" è un gioco piuttosto in voga tra ragazzi negli Stati Uniti. Ci giocava Madonna, e ne ha fatto un po' il filo conduttore dell'opera, nel film documentario Truth Or Dare? In Bed With Madonna, da noi tradotto solo con A letto con Madonna. È un gioco in cui, in gruppo, a turno, si chiede a un partecipante di rispondere con la verità a una domanda o, in alternativa, lo si sfida a fare qualcosa, un'acrobazia, un bacio, e così via. In Obbligo o verità, il nuovo film prodotto dal Re Mida dell'horror low budget Jason Blum (alla regia c'è Jeff Wadlow), il gioco prende una piega molto pericolosa: il solito gruppo di ragazzi in cerca di divertimento, in Messico per lo Spring Break, si imbatte in un ragazzo affascinante e misterioso che li porta in un sito archeologico abbandonato. Lì propone loro di giocare a obbligo o verità: ma quando tocca a lui, confessa loro che ha dovuto sfidarli, e poi dire la verità, per non morire. Il gioco "obbligo o verità" in cui è rimasto incastrato, è infatti molto pericoloso: se non si dice la verità, o se non si ottempera all'obbligo, si muore. E i nostri amici si renderanno conto di essersi portati dietro questa maledizione anche una volta tornati a casa.
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Quella suggestione che dura un attimo...
Tutto nasce così. Quando è il tuo turno, qualcuno si rivolge a te e, senza che nessun'altro se ne accorga, assume un'espressione spaventosa che vedi solo tu, e che scompare poco dopo. Quindi, ti sfida: obbligo o verità? Ti assegna il tuo compito. E poi torna tutto come prima. Solo che per te il gioco diventa questione di vita o di morte. Durante queste allucinazioni, per un attimo, abbiamo pensato a Rosemary's baby - Nastro rosso a New York, a quel senso di accerchiamento e di incubo a cui non crede nessuno, e in cui sei solo con le tue visioni, le tue paure e i pericoli che ne conseguono. Ma è poco più che una suggestione, e dura poco.
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Final Destination: quante cose in comune...
Una volta capito lo schema, è chiaro che il modello del film è la saga di Final Destination, curioso esperimento - poi diventato quasi un classico - di horror senza un cattivo né un mostro, dove la lotta è direttamente contro la morte, qualcosa che non si vede mai. Ma, quando è ora, arriva. Con Final Destination, Obbligo o verità ha in comune quell'avere il destino segnato, quel Fato che segue un ordine, come quello dei fili tessuti dalle Parche nei classici dell'epica. Come in Final Destination, quello della Morte con i protagonisti è un gioco del gatto con il topo, un rimandare una cattura che prima o poi, comunque, avverrà. Per questo, Obbligo o verità è uno di quegli horror che si guarda, più che con paura - per le sorti dei protagonisti o per la natura delle immagini - con la curiosità di capire che strade troverà la Morte, o chi per lei, in questo caso, per catturare i malcapitati.
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La trama sentimentale: in questo è originale...
Come spesso accade nel teen horror, ma anche in film più adulti, la trama horror va di pari passo con quella sentimentale, o più intima. Qui, ad esempio, c'è un triangolo sentimentale tra un ragazzo e due ragazze, un trauma nel passato delle due protagoniste, un ragazzo alle prese con la propria identità sessuale. La cosa interessante è che, di solito, la trama romantica scorre in modo parallelo, o sotterraneo, a quella dell'horror, esplicandosi in momenti di tregua dalla paura, o nel finale: qui invece è lo stesso motore che origina la suspence, il gioco "obbligo o verità", a svelare le passioni nascoste, a costringere gli amori a venire allo scoperto. Perché è questione di vita o di morte, e non si può mentire né fare strategie, nemmeno in amore.
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Il terrore corre sullo smartphone...
In quegli incubi di cui parliamo sopra, in cui quello che si vede non è reale, ma quello che accade sì, i volti delle persone che ci richiedono l'obbligo o verità sembrano deformate da dei filtri di Snapchat. E non è l'unico rimando ai social network, i nuovi media che sempre più stanno entrando nella narrazione e nel linguaggio cinematografico. Tutti i titoli di testa dei film scorrono su immagini in stile selfie, e spesso ci troviamo a vedere l'azione attraverso lo schermo di uno smartphone. Jason Blum, che aveva fatto dello stile found footage, della ripresa sporca e fissa delle telecamere di sorveglianza, un marchio di fabbrica dei suoi Paranormal Activity, ora prova a contaminare il suo cinema con un altro linguaggio. Ancora più attuale. Il terrore corre sul filo, titolava un vecchio film di Anatole Litvak. Oggi scorre sullo schermo di uno smartphone.
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