November - I cinque giorni dopo il Bataclan, la recensione: uno spy thriller per rivivere un trauma collettivo

La recensione di November - I cinque giorni dopo il Bataclan, un film di Cédric Jimenez sui cinque giorni successivi agli attentati di Parigi nel 2015. In sala dal 20 aprile.

November - I cinque giorni dopo il Bataclan, la recensione: uno spy thriller per rivivere un trauma collettivo

"Ci sarà un prima e un dopo il 13 novembre", almeno per i francesi. Gli attentati del 13 novembre 2015 che colpirono Parigi tra il teatro Bataclan, il X arrondissement e lo stadio di Saint-Denis e che costarono la vita a 131 persone ferendone 494, rappresentano per la Francia quello che probabilmente fu l'11 settembre 2001 per gli Stati Uniti. Cédric Jimenez lo sa bene e, come avremo modo di analizzare nella recensione di November - I cinque giorni dopo il Bataclan, decide di farci un film di natura puramente investigativa: un poliziesco con sequenze adrenaliniche fatte di inseguimenti, sparatorie, intercettazioni e depistaggi secondo le regole della migliore tradizione del cinema di spionaggio. Un po' 007 un po' Michael Mann, il film arriva in sala dal 20 aprile, dura poco più di un'ora e mezza e fila via che è una meraviglia.

Un thriller di spionaggio

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November - I cinque giorni dopo il Bataclan: una scena del film

Cédric Jimenez, grande conoscitore della grammatica del genere, orchestra una partitura in levare basandosi su una sceneggiatura di Olivier Demangel in origine meno ampia, e di cui dice di aver "solo aperto la portata". L'intuizione del regista è quella di concentrarsi sui cinque giorni successivi agli attentati di Parigi, sulle indagini che seguirono e sulla colossale caccia all'uomo che immediatamente dopo sconvolse le strade della capitale francese e non solo. Jimenez consegna a un breve prologo inziale il compito di mostrare il motore dell'intera vicenda: una panoramica sui tetti di Atene nel bel mezzo di un'operazione speciale di polizia che finirà in un nulla di fatto lasciando il comandante della missione in uno stato di profondo turbamento. Sarà quell' "insuccesso" a dare ad Abaaoud, il terrorista sfuggito alla cattura, la possibilità pochi mesi dopo di coordinare gli attentati di Parigi.

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November - I cinque giorni dopo il Bataclan: Anaïs Demoustier in un primo piano

Da quel momento in poi l'azione si svolgerà nelle sale di comando, quelle della divisione antiterrorismo della polizia francese, guidata da Heloise (Sandrine Kiberlain) e Fred (Jean Dujardin) che sotto l'effetto di una pressione senza precedenti saranno impegnati in una corsa contro il tempo per scovare il più rapidamente possibile gli organizzatori degli attacchi nel frattempo in fuga, Abdelhamid Abaaoud e Salah Abdeslam, prima che possano colpire di nuovo. Jimenez trasforma quei fatti in un'esperienza immersiva, quasi un instant movie, con pochi personaggi e un racconto teso che si svolge in un arco temporale scandito puntualmente dalle date in sovraimpressione (dal 13 al 17 novembre).

In apnea ma alla giusta distanza

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November - I cinque giorni dopo il Bataclan: Anaïs Demoustier, Lyna Khoudri in una foto

November - I cinque giorni dopo il Bataclan è un propagarsi di tensione, il cuore della storia è occupato dall'azione concitata, dai pedinamenti serrati, dalle irruzioni delle squadre speciali nelle banlieue parigine a caccia dei presunti terroristi; c'è tutto l'immaginario del genere in una narrazione che finisce per fagocitare i personaggi stessi. Perché quello che interessa a Jimenez è una caratterizzazione sempre al servizio dell'azione, non c'è tempo per indugiare sugli stati d'animo, le occasioni per capire chi siano quegli uomini e quelle donne sono pochissime eppure sufficienti a non chiederci null'altro. Un film essenziale, che affronta con piglio quasi documentaristico e con precisione chirurgica il modo in cui la rete di intelligence e le forze di polizia reagirono agli eventi di quel novembre 2015, disgraziati quanto forse prevedibili: da qui la scelta di lasciare gli attacchi fuori campo, ai margini dell'inquadratura evocandoli solo tramite le testimonianze dei sopravvissuti in ospedale o attraverso i notiziari trasmessi da radio e tv, che faranno da colonna sonora all'intero film.

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November - I cinque giorni dopo il Bataclan: Anaïs Demoustier in una scena del film

La parola d'ordine è "realismo" affidato ai primi piani, alle riprese in soggettiva e ai movimenti della camera a mano nei momenti più convulsi dell'assalto finale, quanto tutto si ferma e ad occupare la scena rimane solo la vista annebbiata dal fumo delle deflagrazioni, il respiro affannoso, i rumori confusi e le voci ovattate resi tali dalla violenza delle esplosioni. Sono una manciata di minuti, istanti di apnea totale vissuti accanto ai protagonisti del film, salvo poi uscirne fuori con un repentino movimento di macchina che riporta il pubblico alla giusta distanza emotiva, quella che per tutta la durata del film lo guiderà in un crescendo di suspense.

Il senso di smarrimento

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November - I cinque giorni dopo il Bataclan: Stéphane Bak in una scena del film

Ma etichettare November - I cinque giorni dopo il Bataclan semplicemente come uno spy thriller ben riuscito sarebbe riduttivo, in realtà si rivela molto più complesso di quanto la trama lasci intuire: seppur in una generale sensazione di straniamento, a emergere tra le pieghe del racconto è una riflessione sul profondo senso di smarrimento di un paese, sugli errori compiuti, sulle inadeguatezze di un sistema che per giorni brancolò nel buio. E su un'istituzione forse sotto scacco ("Vi hanno scagliato un fulmine contro", commenta beffardo uno dei terroristi durante un interrogatorio), che ha bisogno di rassicurare i suoi cittadini e che Jimenez relega alle fugaci apparizioni del presidente François Hollande sugli schermi che campeggiano sullo sfondo. Alla fine non ci saranno né vincitori, né vinti, ma una sola verità che pesa come un macigno: "coloro che hanno vissuto questi giorni saranno più armati". E nulla sarebbe stato come prima. Gli eventi degli anni avvenire ce lo hanno confermato.

Conclusioni

La recensione di November - I cinque giorni dopo il Bataclan si conclude ribadendo l'originalità del punto di vista adottato dal regista. A Cédric Jimenez non interessa l'ennesima elaborazione del trauma collettivo, ma l'indagine che seguì nei cinque giorni successivi agli attentati di Parigi del 2015. Ne viene fuori un film teso e dal ritmo serrato, quasi un instant movie che fa dell'azione dura e pura il suo cardine. Spazio anche alla riflessione sugli errori, le inadeguatezze e il profondo senso di smarrimento delle istituzioni.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • Uno spy thriller che adotta le regole del migliore cinema di spionaggio.
  • Un punto di vista originale sugli attentati che sconvolsero Parigi a novembre 2015: non c'è tempo per l'elaborazione del trauma collettivo, ma solo per l'azione serrata e i pedinamenti estenuanti.
  • Un film essenziale, perfetto nel ritmo e nell'azione che si sviluppa con precisione chirurgica.

Cosa non va

  • La caratterizzazione dei personaggi sacrificata in nome dell'azione.