Sin dal nostro primo giorno di vita, che ci piaccia o no, che lo si voglia o no, ci vengono consegnati sotto forma di educazione, tradizioni, credenze, lezioni, una serie di modus operandi e condizionamenti culturali che passeremo il resto della nostra esistenza, se siamo fortunati, a cercare di accettare, conservare o scrollarci di dosso. Nel microcosmo della serialità, abbiamo rifatto questo percorso in un viaggio di tre anni ed ora quasi quattro stagioni di Non ho mai..., riattraversando l'adolescenza insieme al personaggio ideato da Mindy Kaling e Lang Fisher, Devi Vishwakumar (Maitreyi Ramakrishnan), adolescente californiana di origine indiane le cui gesta impacciate e impulsive, narrate dall'improbabile ma ora decisamente geniale voce del campione di tennis John McEnroe, ci hanno fatto piangere, ridere tantissimo e farci alzare gli occhi al cielo.
Arriviamo dunque alla quarta e ultima stagione delle avventure della nostra Devi, oggetto della nostra recensione e disponibile su Netflix dall'8 giugno, come se fossimo anche noi all'ultimo anno di liceo (i maturandi di quest'anno gradiranno il tempismo), a sperimentare o rivivere, nel caso dei più maturi nel pubblico, quella sensazione, bellissima e spaventosa, che, in quei pochi mesi e quelle pochissime ma essenziali scelte, si definisca tutta la nostra vita. Per chi non lo ricordasse, la terza stagione era stata quella che aveva visto impegnata Devi con le relazioni sentimentali e a scoprire che il passaggio fondamentale per una sana vita di coppia, era quello di piacere a se stessa. Lo aveva compreso Devi e l'avevamo lasciata negli ultimi istanti dell'episodio finale, ad offrire la sua verginità a Ben, costante nemesi e forse unico vero amore di questi anni. Come ci ha già insegnato questa serie però, qui gli happy ending sono momentanei e punti di partenza per altre mille educative deviazioni di percorso e il trailer ci facilita il compito di dirvi che no, come immaginavate, non vissero felici e contenti dal primo episodio, dopo la loro prima volta.
Inizia così l'ultimo anno di scuola di Devi, tra domande di ammissione alla tanto sognata Princeton, delusioni da incassare, amicizie da consolidare e un'ultima grande verità da abbracciare: Devi è cresciuta, conosce se stessa e sta finalmente completando l'accettazione di sé. Kaling e Fisher non avrebbero potuto farlo meglio: la quarta stagione fila veloce ed efficace nei suoi 30' ad episodio, lascia più spazio a Devi nonostante la coralità sempre presente e riesce a portarci con sé in quello stato di godibile malinconia delle ultime prime volte, in vista del futuro.
Devi e l'amore
Le tre precedenti stagioni di Non ho mai... si erano concentrate da subito sugli amori, le infatuazioni di Devi, perché queste erano il mezzo più efficace per raccontare il lavoro che la nostra protagonista doveva fare su se stessa. La prima volta che l'avevamo vista, pregava i suoi Dei di farle trovare come ragazzo "un superfigo che può darci dentro tutta la notte". I suoi desideri avevano preso forma nelle fattezze del bel Paxton Hall-Yoshida (Darren Barnet) per poi arenarsi (o forse no) sulla sua nemesi Ben Gross (Jaren Lewison) con incursioni su ragazzi più vicini alle sue origini indiane.
E ora? Come trailer recita, si può accettare che Ben si sia voluto far bastare una "botta e via" e sia passato ad un'altra? Devi può essere sia una futura e assennatissima allieva di Princeton che la fidanzata di un bad boy dal fisico scolpito e generatore di consapevolezza sessuale come Ethan (Michael Cimino)? La stagione 4 prova a dare una risposta a questo quesito non senza però approfittare della rivale in amore di Devi, Margot, la nuova ragazza di Ben, per liberare la protagonista ed anche chi guarda da uno stereotipo maschilista: ce la prendiamo spesso con l'altra donna invece di confrontarci con colui che ha operato la scelta. Nel cammino di maturità che dovrà affrontare Devi, ci sarà anche il compito di indirizzare la rabbia del rifiuto verso Ben e non verso la ragazza che gli sta accanto. Importantissimi in queste quattro stagioni sono i confronti che Devi ha con la sua analista, svolte narrative che vanno a braccetto con il commento/contrappunto del buon McEnroe.
Non ho mai... 3, la recensione: la vera sfida di Devi è piacere a se stessa
La coralità come finestra sulle altre possibilità
Tra i commenti entusiasti al trailer di questa quarta e ultima stagione, numerosi sono stati quelli dedicati alle amiche di Devi, Fabiola (Lee Rodriguez) ed Eleanor (Ramona Young) o quelli su Paxton. In questi anni, in effetti, Non ho mai... ha costruito i loro profili con dedizione e attenzione, riuscendo a spostare il baricentro da Devi, addirittura regalando degli episodi a Ben e Paxton, cambiando narratore così da muovere interamente il punto di vista. Se a commentare le azioni di Ben c'era stato Andy Samberg, per il bello della scuola, Paxton, la più adatta è stata Gigi Hadid, anima affine al personaggio. Ripropone dunque questo modello il duo Kaling-Fisher e torna a incentrare un episodio sulla coppia Paxton- Hadid perché perfetta finestra sugli altri possibili futuri del post-maturità. La letteratura cinematografico-seriale della narrazione teen ci ha mostrato innumerevoli volte il prima del college, i test di ammissione, le ultime prove, gli struggimenti sulle università dell'Ivy League ma pochissimo il dopo.
L'ammissione al college dei sogni è sempre stato un po' il "vissero felici e contenti" della rom-com. Paxton all'università ci è arrivato ma, come accade di frequente, non è come si aspettava e il suo status di idolo delle folle al liceo, non si è trasferito neanche lontanamente nella sua nuova scuola e realtà. Così, il ragazzo ha una crisi di identità, come recita il titolo dell'episodio a lui dedicato ma, si sa, la crisi porta con sé grandi riflessioni e permette a Devi ed allo spettatore, per interposta persona, di farsi quelle domande su chi è e chi vuole essere che fanno sempre molto bene. Con meno spazio ma quasi altrettanta efficacia c'è lo guardo di Non ho mai... 4 ai "futuri" di Fabiola ed Eleanor, l'una alle prese con mascolinità tossica nel proprio club di robotica e il college del cuore e l'altra a confrontarsi con quel sogno di attrice che va ancora plasmato ed adattato alla realtà. Anche quando fa solo piccole incursioni nelle vite dei Non protagonisti di questa serie, la scrittura di Kaling arriva sempre dritta al punto.
Non ho mai... 2, la recensione: Devi la pazza è pronta a diventare la migliore versione di se stessa
Tu sai chi sei, Devi
Tra le grandi prove che aveva dovuto affrontare Devi nella terza stagione, nel percorso di accettazione di se stessa, c'era quella di non avere più paura di essere troppo, sempre fuori luogo, sempre sopra le righe. Devi la pazza è stata additata dagli altri a scuola per ben tre anni e tre stagioni ed ora, senza che se ne renda veramente conto, assistiamo alla vera presa di coscienza di sé di Devi. Quando scopre che colei che aveva preso a modello di rettitudine e condotta scolastica, ha fallito il suo percorso all'università, Devi si chiede se a lei sarà riservato lo stesso destino. È proprio allora che Ben le dice una delle frasi migliori di questa stagione: "Tu sai chi sei, Devi".
Ritorniamo dunque con la mente a quelle prime immagini di lei che prega gli Dei e delinea per se stessa un percorso liceale che fosse da nerd ma non troppo, che prevedesse eccellenza accademica ed anche flirt, sesso, divertimento e tanti, tanti errori da cui imparare. Ebbene, nessuno lo esplicita ma lo sa Ben, lo sappiamo noi e ora lo sa anche Devi che, tutto sommato, ci è riuscita a fare tutto ed è destinata a fare grandi cose, proprio come suo padre aveva sempre desiderato per lei.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione della quarta e ultima stagione di Non ho mai… con la malinconia nel cuore per l'addio ad un personaggio tra i più riusciti nel mondo della serialità teen degli ultimi anni e probabilmente tra i più amati rappresentati della Gen Z sul piccolo schermo. La serie di Mindy Kaling e Lang Fisher chiude in forma smagliante e in brillantezza, dall’inizio alla fine, confermando il talento della Kaling e della sua protagonista Maitreyi Ramakrishnan, che speriamo di vedere risplendere in altro, in futuro.
Perché ci piace
- Devi ci ha fatto rivivere una nuova adolescenza ed è magnifica rappresentante della Gen Z.
- La voce narrante di John McEnroe e le incursioni di Gigi Hadid fanno bene al cuore dello storytelling.
- Riesce a farci fare un percorso nuovo di maturazione insieme alla protagonista.
Cosa non va
- Ci dispiace non poter vedere Devi al college.
- Continua a seguire anche gli altri personaggi, ma deve per forza di cose sacrificarne un po' gli archi narrativi.