Un passo indietro, di dieci anni o quasi: 2015, il cinema italiano all'alba di una svolta epocale, che avrebbe cambiato sguardi e produzioni. Un film non sarebbe più stato solo un film, dovendosi adattare ad un cambiamento linguistico sfumato, a metà tra grande e piccolo schermo. Lo streaming era già lì, dietro l'angolo, pronto per sconquassare il cinema così come gli spettatori: oggi, secondo le regole del mercato, bisogna infatti tenere un doppio binario, pensando un'opera tanto per il cinema quanto per la televisione (o nel peggiore dei casi, per uno smartphone...). La stragrande maggioranza dei film, prodotti in Italia, è ideata per essere adattabile ai due formati distributivi che, superata la finestra theatrical, andranno ad intersecarsi. Sarà un caso o sarà il destino, eppure il 2015 è stato un anno fondamentale, e non solo per essere stato uno degli ultimi vissuti dal cinema italiano solo in funzione del grande schermo.
È stato fondamentale perché, tramite il genio popolare di un regista mai troppo celebrato, c'è stata la prima scintilla, la prospettiva, l'intuizione che uno showbiz fosse possibile (e augurabile) anche da noi, magari seguendo il modello francese senza scimmiottare quello statunitense. Una sorta di establishment artistico, diciamo, influente sia sul set che fuori, facendo da traino tra le nuove e le vecchie generazioni, avvicinando gusti e bisogni. Ecco perché Non essere cattivo diretto e scritto da Claudio Caligari, rivisto oggi, rafforza quel vecchio postulato divenuto poi realtà: Alessandro Borghi e Luca Marinelli, oltre esplodere di talento e intelligenza, si sono dimostrati davvero il futuro prossimo del cinema italiano, riempiendo quello spazio attoriale dato troppo per scontato. E, coincidenza ha voluto, Non essere cattivo lo rivediamo proprio su Netflix, che lo ha aggiunto nel suo catalogo streaming.
Caligari e il talento di Borghi e Marinelli
Una commistione incredibile nel 2015 e, forse, incredibile per Claudio Caligari, che ha dedicato l'intera vita (letteralmente) all'odore scientifico della celluloide. Dunque, eccoci a bordo di una macchina del tempo che viaggia all'indietro restando ferma su sé stessa: 2023, 2015, 1995. Ostia e le borgate romane, in procinto di essere inghiottite da un'inesorabile gentrificazione, che si allunga inglobando e anestetizzando radici e individualità popolari. Al centro, il ritorno gagliardo e drammatico di "una storia che esaurisce il mondo pasoliniano", come dichiarò lo stesso Caligari, enfatizzando il concetto di artigianalità e di passione, a metà tra cinema elegante e cinema verace.
Insomma, una sorpresa che, prima del pubblico in sala, stregò la Mostra di Venezia: l'affresco di Claudio Caligari, che non riuscì a vedere il film compiuto, lasciandoci poco dopo la fine delle riprese (la post-produzione venne seguita dall'amico Valerio Mastandrea, anche produttore), offuscò addirittura i film in Concorso, facendo drizzare le antenne e adocchiando la potenzialità espressa da Alessandro Borghi (quasi un esordio) e Luca Marinelli (che avevamo amato in Tutti i santi giorni). Una coppia perfetta, capace di rispecchiare le dolenti note della sceneggiatura, firmata da Caligari insieme a Francesca Serafini e Giordano Meacci.
Non essere cattivo: Valerio Mastandrea e il cast raccontano l'ultima sfida di Claudio Caligari
Un film potente. Ancora oggi
Negli occhi di Borghi e Marinelli, e negli occhi di Vittorio e di Cesare (persone e mai personaggi), c'è la rincorsa disperata verso una libertà effimera, che potrebbe portarli lontano dall'illegalità, dalle pasticche, dalle notti insonni a fare un ultimo giro, quando le luci del litorale si spengono e vengono fuori i fantasmi, le inquietudini, i tormenti. La ri-elaborazione postmoderna di Pier Paolo Pasolini e di Franco Rossi, l'omaggio a Martin Scorsese (a cui Mastandrea scrisse una lettere, chiedendogli di "benedire" Non essere cattivo), la chiusura di un cerchio narrativo iniziato nel 1983 con Amore tossico e proseguito nel 1998 con L'odore della notte, la sottoscrizione spontanea di una prospettiva finale pronta ad abbracciare il futuro, e dunque la speranza, come fosse un bambino appena nato.
Un messaggio potente, ancora più potente oggi, quando lo streaming di Netflix amplia il pubblico, facendoci ripassare il messaggio del grande cinema: Claudio Caligari, nel suo estremo atto d'amore viscerale e popolare, grazie a Non essere cattivo anticipò di un attimo il futuro, prendendo per mano la concretezza del reale e l'astrattismo del sogno interrotto, per concedere ad Alessandro Borghi e Luca Marinelli lo spazio e il tempo per diventare il miglior materiale umano possibile. "A Vitto', 'a vita è dura e si 'n sei duro come 'a vita non vai avanti".