Un uomo, Pierre Hohenberg, operaio di mezza età, che si è adoperato a crescere da solo i suoi due figli dopo la soglia dei vent'anni: è il protagonista di Noi e loro, distribuito da I Wonder Pictures nelle sale italiane dopo la presentazione in concorso alla Mostra di Venezia 2024 e il buon responso in Francia, dove ha registrato quasi mezzo milione di spettatori. Sceneggiato e diretto dalle sorelle Delphine e Muriel Coulin sulla base del romanzo Quello che serve di notte di Laurent Petitmangin, il film esplora il rapporto fra Pierre e i suoi figli nell'ottica di un contesto socio-culturale ben preciso: la diffusione di forme di nazionalismo veicolate dall'estrema destra francese e le derive violente di tali ideologie.
Quando l'altro è il nemico: l'odio razziale nell'Europa di oggi

Il nucleo drammatico di Noi e loro è costituito infatti dal conflitto fra Pierre, con una radicata coscienza di classe e una fiera tradizione socialista alle spalle, e il suo primogenito Félix, detto Fus, che tramite gli ambienti sportivi entra in contatto con un gruppo estremista, lasciandosi irretire dal suo spirito di cameratismo e da certe velleità di riscatto, che identificano in stranieri e immigrati un bersaglio privilegiato. A prestare il volto a Pierre è uno dei massimi interpreti del cinema francese, Vincent Lindon, l'attore-feticcio del regista Stéphane Brizé, che lo aveva diretto nella propria "trilogia sul lavoro" (La legge del mercato, In guerra e Un altro mondo), mentre a incarnare le inquietudini e la rabbia repressa di Fus è il giovane Benjamin Voisin, già apprezzato in Estate '85 e Illusioni perdute.

L'ottimo film delle sorelle Coulin si colloca nella scia di una serie di opere che, negli ultimissimi anni, si sono impegnate a raccontare estremismi e tensioni razziali in vari angoli del nostro continente, inducendo a riflessioni non banali su tali fenomeni. Dalla Gran Bretagna all'Europa dell'Est, le crescenti difficoltà economiche e l'accentuarsi del divario sociale stanno contribuendo ad alimentare un malessere che, in molti casi, viene declinato in un senso di rivalsa nei confronti delle minoranze, secondo una retorica xenofoba in grado di far leva soprattutto su chi fatica a sentirsi davvero realizzato. E in più occasioni il cinema europeo si è cimentato nell'analisi di queste dinamiche: dal veterano Ken Loach a nuovi cineasti emergenti, come dimostra il caso di Noi e loro. Ecco dunque alcuni degli esempi più recenti ed emblematici di tale filone...
Animali selvatici

Giunto alla ribalta internazionale nel 2007 sull'onda della Palma d'Oro per 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, Cristian Mungiu si è dimostrato un formidabile osservatore delle contraddizioni della Romania post-sovietica, come ha ribadito anche nel 2022 con Animali selvatici, ambientato nella comunità circoscritta di un'area rurale della Transilvania. L'arrivo di un piccolo gruppo di operai stranieri, assunti dall'imprenditrice Csilla nella propria fabbrica, farà emergere il peggio fra gli abitanti del luogo, generando un clima di diffidenza che non tarderà a sfociare in autentico isterismo. Attraverso il microcosmo descritto nel film, Cristian Mungiu mette in scena con chirurgica lucidità una "guerra fra poveri" alimentata da egoismo e pregiudizi, facendo prendere corpo al lato più meschino e brutale dei suoi personaggi; non a caso Animali selvatici risulta la pellicola forse più cupa e disincantata nella produzione del regista.
The Old Oak

L'ultima fatica dell'ottantottenne Ken Loach, cineasta da sempre attento alle questioni sociali della contemporaneità, si intitola The Old Oak, è uscita nel 2023 ma è ambientata nel 2016, l'anno cruciale in cui nel Regno Unito ha avuto luogo il referendum sulla Brexit. Nella cornice dell'Inghilterra proletaria, in quelle località minerarie cadute in stato di abbandono a partire dall'epoca del thatcherismo, il volitivo TJ Ballantyne, proprietario di un pub chiamato appunto Old Oak, decide di offrire ospitalità ad alcuni rifugiati siriani, attirandosi contro gli strali e i tentativi di boicottaggio di una parte degli abitanti del posto. Con il consueto piglio militante e il suo profondo senso di empatia, Ken Loach illustra la complessa integrazione dei migranti in un'Inghilterra percorsa da crescenti tensioni xenofobe, richiamandosi al valore di una solidarietà universale che trascenda le distinzioni etniche e religiose.
Una spiegazione per tutto

Dalla Gran Bretagna della Brexit passiamo all'Ungheria di Viktor Orbán con Una spiegazione per tutto, scritto e diretto da Gábor Reisz e premiato come miglior film nella sezione Orizzonti al Festival di Venezia 2023. Protagonisti di questo dramma consumato fra le aule di un liceo di Budapest sono il professor Jakab, docente di storia di idee progressiste, e Abel Trems, studente insicuro che, dopo aver fallito l'esame di maturità, tenta di addossare all'insegnante la responsabilità del proprio insuccesso, dichiarando di essere stato penalizzato per aver indossato un simbolo nazionalista. L'indignazione del padre del ragazzo, György, architetto ultraconservatore, sfocia così in una vicenda mediatica in cui l'intransigenza politica si intreccia con le convenienze personali e i compromessi morali, riflettendo gli scontri ideologici all'interno di un paese dominato dalla retorica del sovranismo.
Noi e loro

Una retorica non molto lontana da quella che, nella Francia odierna, ha permesso al Rassemblement National di Marine Le Pen di raccogliere un terzo dei voti alle elezioni dell'anno scorso. Nel libro di Laurent Petitmangin, pubblicato nel 2020, Fus aderisce proprio a questa formazione politica, mentre nel film delle sorelle Coulin il personaggio entra a far parte di un'imprecisata organizzazione estremista. Non cambia, tuttavia, il fulcro del racconto: la militanza di Fus e le sue azioni violente sono correlate a una sensazione di ingiustizia sociale e dall'apparente assenza di orizzonti, tanto più alla luce del confronto con il fratello minore Louis (Stefan Crepon), in procinto di partire per frequentare la prestigiosa Sorbonne.

Affidandosi a uno scrupoloso realismo nel rappresentare la quotidianità degli Hohenberg e l'amalgama di affetto e di incomprensioni nelle relazioni padre/figlio, Noi e loro riesce a fondere magistralmente la dimensione socio-politica della Francia - e, per sineddoche, dell'Europa - dei giorni nostri con la specificità di una storia familiare. Una specificità restituita anche grazie all'apporto di due interpreti eccellenti: Vincent Lindon, premiato come miglior attore alla Mostra di Venezia, infonde nella figura di Pierre un'amorevole e dolorosa ostinazione, mentre Benjamin Voisin dà corpo e voce agli istinti di ribellione di un ragazzo alla ricerca di una valvola di sfogo per il suo risentimento divorante.