"Faresti di me una tiranna?" "Farei di te una regina: bella come il mare e il sole, più solida delle fondamenta della terra." "E tu, il mio re... l'Oscuro Signore."
Sviluppata come un racconto corale in cui diversi plot procedono in parallelo nella cornice della Terra di Mezzo, la prima stagione de Gli Anelli del Potere, serie prequel della trilogia de Il Signore degli Anelli, è stata imperniata in gran parte sull'interrogativo che ha attraversato i suoi otto episodi: chi è Sauron? In sostanza J.D. Payne e Patrick McKay, la coppia di showrunner della maestosa serie fantasy prodotta da Amazon, hanno fatto leva sul canonico meccanismo del whodunit, ma con una significativa variante: a catalizzare l'attenzione del pubblico, al posto del classico "Chi è stato?", è invece un semplice "Chi è?". All'origine delle inquietudini di Galadriel c'è infatti l'Oscuro Signore in persona, responsabile di aver ucciso il fratello dell'elfa, Finrod, e capace di costituire una rinnovata minaccia per tutti i popoli della Terra di Mezzo.
Ma a dire il vero, il giallo sull'identità di Sauron si era ristretto ben presto a due sole, possibili ipotesi: una ovvia, l'altra fin troppo ovvia. Quest'ultima, relativa a un misterioso personaggio senza nome, piovuto dal cielo (letteralmente) e soprannominato lo Straniero, era apparsa tuttavia alquanto improbabile: la figura silenziosa e barbuta interpretata da Daniel Weyman ha intessuto un rapporto via via più stretto con la giovane Nori Brandipiede, secondo una dinamica che difficilmente si sarebbe potuta conciliare con la natura dell'Oscuro Signore. Ciò nonostante, l'episodio L'amalgama si apre su un falso colpo di scena: le tre sacerdotesse compaiono al cospetto dello straniero rivolgendosi a lui con il nome di Sauron. Una rivelazione che suonava da subito come una forzatura, ma che nell'arco di una manciata di minuti si è dimostrata un mero depistaggio prima dell'autentica agnizione di questo finale, vale a dire la conferma della teoria più gettonata e più sensata rispetto al grande nemico di Galadriel.
La falsa identità dell'Oscuro Signore
È proprio l'elfa guerriera, che nella serie ha il volto dell'attrice gallese Morfydd Clark, a smascherare l'Oscuro Signore dietro le sembianze del personaggio che le era stato più vicino: Halbrand, il sedicente erede al trono delle Terre del Sud. Un'opzione ovvia, per l'appunto, attorno alla quale la serie non aveva mancato di disseminare indizi, fino alla svolta più eclatante: Halbrand si era recato in compagnia di Galadriel nell'Eregion e qui aveva suggerito al fabbro Celebrimbor di fondere il frammento di mithril con l'oro e l'argento degli elfi, realizzando un oggetto che racchiudesse un enorme potere. Un'eco lampante del ruolo di Sauron nelle pagine de Il Silmarillon: "Fu in Eregion che le parole di Sauron vennero più volentieri recepite, poiché in quella contrada i Noldor erano sempre desiderosi di aumentare l'abilità e la sottigliezza delle loro opere. [...] In quel torno di tempo, gli orafi di Ost-in-Edhil sorpassarono quant'altro avessero mai fatto prima; e venne loro l'idea di fabbricare Anelli di Potere. Ma era Sauron a guidarne le fatiche, perfettamente consapevole di ciò che quelli facevano".
L'identificazione di Halbrand con Sauron non è dunque un colpo di scena così sorprendente (tutt'altro), ma in compenso è una scelta narrativa su cui vale la pena riflettere: anche perché su di essa, con buona probabilità, si giocheranno le sorti de Gli Anelli del Potere da qui in poi, dopo un esordio che nel complesso è stato accolto positivamente, ma a cui non sono state risparmiate perplessità e critiche. Sottolineando innanzitutto che si è trattato di una scelta coraggiosa, a prescindere dal futuro della serie: perché si è distaccata dal ritratto di Sauron come emblema di un Male assoluto per offrircene una versione non solo "in carne e ossa", ma tutto sommato assai lontana da quanto era lecito aspettarsi. Halbrand, affidato al fascino virile dell'attore australiano Charlie Vickers, somigliava piuttosto all'eroe tolkeniano per eccellenza, Aragorn: pure lui si presentava come un giovane esule dotato di vigore e di forza di carattere e pure lui era stato accolto come un sovrano attorno al quale riunirsi per ritrovare la speranza nel momento più arduo.
Gli Anelli del Potere: abbiamo già visto Sauron?
Se la leggenda diventa carne e sangue
Non solo: per otto episodi, Halbrand ha affiancato Galadriel in quasi tutte le sue avventure, imponendosi di fatto come il deuteragonista de Gli Anelli del Potere. La scoperta della sua identità rimette in discussione il percorso di Galadriel, ma si ricollega a uno degli elementi-chiave dell'opera di J.R.R. Tolkien: la visione del Male come un contagio determinato a intaccare perfino le anime più benevole e pure, rese il bersaglio della corruzione del potere. L'equivalenza Halbrand/Sauron, in fondo, non tradisce Tolkien: né sul piano tematico, né tantomeno nel tener fede alla descrizione di Sauron da parte dello scrittore inglese ("il più fido dei servi dell'Avversario, nonché il più pericoloso, potendo egli assumere molte forme e quando gli aggradasse apparir nobile e bello, sì da ingannare tutti che non fossero i più avvertiti"). In compenso si distacca comunque dall'immaginario tolkeniano, fondato essenzialmente su Il Signore degli Anelli: perché lì Sauron, sebbene evocato di continuo dai discorsi e dalle angosce dei personaggi, rimane un'entità invisibile e incorporea, che non si manifesta mai in maniera diretta nelle pagine della trilogia.
Sauron, in altre parole, risulta tanto più spaventoso quanto più rientra in un'indefinitezza che è il materiale di cui sono fatte le leggende: è onnipresente proprio perché astratto, onnipotente nella misura in cui la sua malvagità è declinata in un ventaglio di diverse incarnazioni (i Cavalieri Neri, gli orchi, l'Anello stesso e ovviamente Saruman, che arriverà a dannarsi pur di emularlo). Il Sauron de Gli Anelli del Potere, perlomeno fino a oggi, ha invece corpo, volto e voce di un individuo in grado di ricordarci i prodi difensori di Rohan e di Gondor. Nel grande inganno perpetrato da Halbrand, che infine tenta di sedurre Galadriel offrendole il titolo di Regina della Terra di Mezzo, risiede pure la grande scommessa de Gli Anelli del Potere: quella dose di iconoclastia di una serie impegnata a riscrivere una mitologia appartenente da decenni all'immaginario collettivo. E il successo di tale operazione dipenderà anche da Sauron: dalla trasformazione della sua 'leggenda' in un personaggio di carne e sangue, con cui torneremo inesorabilmente a fare i conti nelle prossime stagioni.
Il Signore degli Anelli: il capolavoro di Tolkien sull'etica e il potere