A Berlino 2020, Johnny Depp riparte dall'impegno sociale e ambientale. Il divo si fa attendere a lungo, uno smacco alla puntualità teutonica, per poi fare la sua comparsa in sala conferenze circondato dal cast di Minamata, vera storia del reportage di denuncia realizzato per Life dal fotografo W. Eugene Smith nel 1971. Al suo fianco il regista Andrew Levitas, Bill Nighy e un nutrito cast di attori nipponici. Per calarsi nei panni di Eugene Smith, uno dei più importanti reporter della storia, Johnny Depp si è sottoposto all'ennesima trasformazione fisica. Invecchiato, barba lunga e capelli ricci e grigi, l'attore dà corpo al dolente fotografo alcolista, segnato nel corpo e nell'anima dalle ferite di guerra, ma ancora combattivo.
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Minamata ricostruisce la lotta di un manipolo di coraggiosi contro la dirigenza di una fabbrica chimica che da anni riversa mercurio nell'acqua causando morti e deformità nella popolazione, ma è anche un film sul potere dei media, sulla loro capacità di aprire gli occhi alle persone. Ed è una storia molto personale, la lotta di un uomo che sfida potere, denaro e autorità per una causa che ritiene giusta. "Ho provato subito una strana fascinazione per l'esperienza di Eugene Smith, per l'impegno messo nel lavoro e per il sacrificio da lui compiuto" ammette Johnny Depp, che di Minamata è anche produttore con la sua Infinitum Nihil. Poi aggiunge scherzosamente: "Ad attirarmi è stata la W. nel nome del fotografo. Mi sono chiesto per cosa stesse, alla fine l'ho capito. Sta per wonderful (meraviglioso)".
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L'impegno politico di Johnny Depp
Johnny Depp è la mente e l'anima di Minamata. Quando il divo ha letto la storia, è rimasto così colpito dall'incubo vissuto dagli abitanti della località giapponese da sentire la necessità di diffondere i fatti: "Non credevo che qualcosa di così orribile potesse accadere. Da lettore, sentivo che questa storia doveva essere raccontata. Credo che sia necessario usare il potere dei media o del cinema per aprire gli occhi delle persone su qualcosa che è successo. Siamo fortunati ad avere il potere di onorare queste persone mostrando ciò che hanno vissuto. Poter usare il cinema per inviare un messaggio, per me, è un sogno".
Andrew Levitas, artista visivo e regista coinvolto nel progetto, specifica: "Johnny è troppo modesto per raccontare la verità, ma è lui che si è messo alla guida del progetto dal primo giorno. È nato tutto da lui, dal suo impegno e dalla sua passione, è il mio eroe. Non si tratta solo di Minamata, queste cose accadono in ogni parte del mondo, il film parla dei governi e delle corporation che si mettono d'accordo per fare soldi senza preoccuparsi della salute delle persone. Sono cose di cui parliamo in continuazione, riguarda l'acqua che beviamo, l'aria che respiriamo. Johnny ci ha supportato e aiutato a mettere insieme il progetto".
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Il potere del piccolo
Nel 1997 Johnny Depp ha diretto Il coraggioso, la sua unica regia. Quando gli viene chiesto se ripeterebbe l'esperienza esclama: "Se lo facessi non mi sceglierei mai come attore. All'epoca de Il coraggioso la mia testa esplodeva, era difficilissimo fare due cose, dirigere e recitare. A dirla tutta, se potessi non vorrei vedermi su uno schermo mai più". Va un po' meglio con la fotografia: "Sono un grande fan di molti fotografi, dai più noti agli sconosciuti, ma le foto migliori che ho fatto io sono quelle che ho fatto per caso". Andrew Levitas lo interrompe: "Johnny è troppo umile, ma mentre giravamo nelle sue macchine fotografiche c'era la pellicola e le foto che ha fatto sono spettacolari".
A Bill Nighy, veterano inglese che in Minamata interpreta il direttore di Life Magazine, viene chiesto di rivelare qualche divertente retroscena, ma lui nicchia: "Sono molto orgoglioso di essere stato coinvolto in questo progetto. Posso dirvi che dietro le quinte ci siamo divertiti molto, ma non posso ripetere in pubblico ciò che ci siamo detti". Al di là delle battute tutte le co-star di Depp riconoscono l'importanza del lavoro corale svolto per portare alla luce la vicenda di Minamata realizzando un film il più semplice e diretto possibile, il tutto senza perdere di vista la dimensione estetica, dovuta al contributo del direttore della fotografia Benoît Delhomme. Riguardo ai punti contatto col suo personaggio, Johnny Depp ammette: "Conosco bene il rumore che Gene aveva nella testa, quando hai quelle voci nella testa coprono anche il silenzio. Gene tendeva a isolarsi, anche io ho sentito la sua solitudine".
Prima di concludere, il divo sente la necessità di tornare a riflettere sul valore politico del film: "Nella vita, tutti noi ci troviamo a dover affrontare problemi insormontabili, malattie, crisi. Nell'I Ching esiste un bellissimo simbolo che significa 'potere del piccolo'. Ti trovi di fronte a queste enormi difficoltà, ma non riuscirai a sconfiggerle combattendo da solo o urlando. Il potere del piccolo è l'idea che riconosciamo il problema e lo combattiamo a poco a poco".