I 10 migliori film italiani sul calcio

I migliori 10 film italiani dedicati al calcio, tra commedie, drammi, film generazionali e autorialità, in cui il pallone si fa metafora.

Lino Banfi è l'allenatore nel pallone
Lino Banfi è l'allenatore nel pallone

Ora che gli Europei sono entrati nel vivo, ora che siamo tornati a seguire la nazionale e il calcio regna sovrano, è giusto anche guardare al nostro cinema, a come il Dio Pallone sia stato declinato dalla nostra settima arte. Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare da un paese così calciofilo, non sono poi stati tantissimi i film che da noi hanno trattato quest'argomento, il tutto in realtà in linea con il grande paradosso che vede lo sport più popolare del mondo, essere in proporzione anche il meno trattato dalla cinematografia. Da noi sovente lo si è fatto con ironia, anche grottesca, oppure parlandone in modo metaforico o ancora facendone il centro di un iter votato ad andare oltre la mera disciplina.

Comunque sia, questa classifica sui migliori film Italiani sul Calcio, è senza ombra di dubbio utile per ricordarci quanto da noi lo stadio sia un luogo tra il sacro e il profano, e questo sport una metafora della nostra società con tutte le sue contraddizioni.

1. L'uomo in più (2001)

Toni Servillo ne L'uomo in più
Toni Servillo ne L'uomo in più

Difficile non riconoscere il primato ad uno dei più belli (secondo alcuni il più bello) film di Paolo Sorrentino. Ambientato nell'Italia contraddittoria e feroce degli anni '80, L'uomo in più ruota attorno ai destini incrociati del cantante di successo Tony Pisapia (Toni Servillo) e al famoso calciatore Antonio Pisapia (Andrea Renzi). Si chiamano allo stesso modo, ma sono di carattere molto diverso. Tony è arrogante, narcisista, amante della bella vita e delle donne. Antonio invece è un ragazzo sensibile, timido ma risoluto, coerente e per questo, quando si ritira a causa di un infortunio, va incontro ad una solitudine terribile e spietata. Tony andrà in rovina per l'accusa di corruzione di minorenne, e dai grandi concerti si troverà relegato in piccoli eventi e sagre di paese. Antonio, sempre più solo, finirà per uccidersi abbandonato da tutti. Film magnifico per potenza emotiva e ricchezza dei dialoghi, L'uomo in più ci parla di quel calcio italiano degli anni 80, corrotto, imbelle, condizionato da doping, scommesse clandestine, da un ambiente nauseante e incivile. L'Italia da bere di quegli anni, quando il nostro pallone era il più bello del mondo, celava il materialismo più osceno e immorale. Metaforicamente ispirato al Califano per quanto riguarda il personaggio di Tony, il film è soprattutto uno struggente omaggio al triste destino del grande Agostino di Bartolomei, che rivive nell'Antonio di Renzi. Come lui un uomo troppo onesto e perbene per un ambiente così squallido.

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2. L'Allenatore nel Pallone (1984)

Lino Banfi è l'allenatore nel pallone Oronzo Canà
Lino Banfi è l'allenatore nel pallone Oronzo Canà

Il film simbolo della carriera di Lino Banfi ed uno degli sberleffi meglio riusciti al mondo del pallone, con tutta la ridicola sacralità che il popolo italico gli dà da sempre, elevando a livello di santoni o Dei, giocatori, allenatori e via dicendo. L'Allenatore nel Pallone, in quel 1984, a soli due anni dal trionfo mondiale, fece di Oronzo Canà uno dei personaggi più iconici della storia della nostra commedia, un vero e proprio totem in grado di rappresentare quell'umanità complessa e grottesca, che sulla panchina ancora oggi ci regala personaggi più assurdi della finzione. Popolato dai protagonisti del pallone di quegli anni, da un mixare realtà e fantasia, il film di Sergio Martino, in realtà era il perfetto ritratto dei mille raggiri, truffe e balle che da sempre si sono nascosti sotto la pelle del sogno calcistico. Procuratori e mediatori senza arte né parte, bidoni sopravvalutati, Presidenti bugiardi, tifosi beoti... ed in mezzo lui, Oronzo Canà, vanaglorioso mestierante innamorato di se stesso. Il bello, è che in realtà di eventi e personaggi anche più assurdi, il calcio ce ne regala a getto continuo. L'allenatore nel pallone è sicuramente un cult inimitabile e spassoso, a metà tra ritratto storico e trasfigurazione, che ancora oggi con le sue battute, popola le discussioni da stadio.

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3. Eccezzziunale... veramente (1982)

Diego Abatantuono in Eccezzziunale veramente
Diego Abatantuono in Eccezzziunale veramente

Il film forse più riuscito di Carlo Vanzina e che regalò a Diego Abatantuono un posto di tutto rispetto nel cuore del pubblico, coadiuvato da due spalle d'eccezione come Massimo Boldi e Teo Teocoli. Il mattatore milanese interpretava il triplice ruolo di Tirzan, camionista pugliese tifoso della Juventus, di Franco, venditore d'auto supporter dell'Inter, e di Donato Cavallo, capo degli Ultrà rossoneri. Abatantuono in Eccezzziunale... veramente fu semplicemente straordinario nel dare vita a tre personaggi uno più ridicolo, comico e grottesco dell'altro, parodia della religiosa ma opportunistica fedeltà italica ai gonfaloni calcistici. Grazie alla sua verve e irresistibile fantasia, Eccezzziunale... veramente è diventato negli anni uno dei migliori film italiani sul calcio, perfetto per farci sorridere sulla dimensione assolutista del tifoso medio. Ciò che emerge, è un universo di piccoli borghesi e proletari falliti, che sfogano la propria repressione esistenziale in curva, cercando lì una rivalsa. Di sicuro una delle commedie più iconiche dell'Italia di quegli anni 80, così pallonari ed eccessivi, che precedette di poco lo sbarco berlusconiano in Serie A.

4. Ultrà (1990)

Unnamed

Film drammatico, duro, non privo di una riuscita eleganza di scrittura, Ultrà di Ricky Tognazzi, in quel 1991 fece scalpore e divise stampa e tifosi. Il tifo organizzato nella sua accezione più violenta, aveva prodotto durante gli anni 80 tragedie immani negli stadi, su tutte quella dell'Heysel, che avevano cambiato per sempre il modo in cui si guardava al calcio e soprattutto a chi si assiepava in curva per seguire la propria squadra. Ultrà aveva come protagonista il violento Er Principe (Claudio Amendola), leader di uno dei gruppi più violenti del tifo organizzato romanista. Appena uscito di galera per rapina, ritorna nella sua Brigata, dove ad attenderlo vi è l'amico Red (Ricky Memphis) e quella che crede ancora la sua donna, Cinzia (Giuppy Izzo), che in realtà ha una storia proprio con Red. Seguendo il viaggio di quella Brigata verso la Torino bianconera, Tognazzi ci mostrò il degrado culturale e umano che ancora oggi fornisce alle curve più estremiste, il peggio del sottoproletariato imbelle e disperato. Cupo, pessimista, viscerale e feroce, Ultrà è uno dei pochissimi film italiani che abbia avuto il coraggio di affrontare di petto la realtà, ad oggi ormai dichiaratamente eversiva, del peggio delle curve da stadio. Lo fa con sguardo lucido e mai retorico, quanto pietoso nel dipingere il dramma di un'umanità persa e piegata da se stessa.

5. L'Arbitro (2013)

L'arbitro: Stefano Accorsi nei panni dell'arbitro Cruciani
L'arbitro: Stefano Accorsi nei panni dell'arbitro Cruciani

Film originalissimo, a metà tra film di genere e commedia grottesca, tra sperimentazione e tradizione, L'arbitro di Paolo Zucca è forse il film più fantasioso e graffiante tra quelli in questa classifica. Girato in un bianco e nero che contribuisce all'atmosfera straniante e un po' allucinata, è ambientato nella terza categoria sarda, e vede la contrapposizione tra L'Atletico Pabarile e il Montecrastu, in cui campanilismo, antichi odi e rivalità sportiva si fondono. A fare da arbitro per una sfida che vale la promozione verrà chiamato l'ambizioso e corrotto Cruciani (Stefano Accorsi), per sostituire l'ancor più compromesso Mureno (Francesco Pannofino), con esiti tra l'esilarante e l'imprevedibile. Cult che si spera verrà riscoperto negli anni a venire, L'arbitro è un film che pur nella sua demenzialità, si fa portatore di una perfetta disamina dell'anima più polverosa, viscerale e genuina del calcio. Ad essa contrappone il miraggio degli alti palcoscenici, che rimangono sullo sfondo, in perfetto contrasto con i campi polverosi, i fisici bombati, i paeselli di una Sardegna in cui onore, campanilismo e gelosie antiche, si uniscono tra scarpate e brogli arbitrali. Un piccolo capolavoro, sulla dimensione machista, arcigna e gustosamente ignorante che fa dei tanto declamati campi di Terza Categoria, oggettivamente l'ultimo paradossale baluardo per il gioco più bello del mondo. O ciò che ne rimane.

Recensione L'arbitro (2013)

6. Il presidente del Borgorosso Football Club (1970)

Alberto Sordi è il presidente del Borgorosso Football Club
Alberto Sordi è il presidente del Borgorosso Football Club

Il calcio in Italia (ma non solo) ci ha sempre donato personaggi pittoreschi, eccessivi, discutibili e divisivi. I Presidenti da noi sono sovente stati uomini capaci di essere attori di un dramma (o una farsa) unica nel suo genere. A loro, ai vari Lotito, Zamparini, Gaucci e Cellino, è riconducibile la figura di Benito Fornaciari, uno dei personaggi più ingiustamente dimenticati della vasta cinematografia del grande Alberto Sordi. Alla morte del padre Libero (sempre Alberto Sordi), Benito eredita la squadra del Borgorosso, classica provinciale malmessa a cui però si dedicherà anima e corpo, fulminato sulla via di Damasco dalla passione per il calcio. Tra disastri e truffe, incomprensioni e gigioneria, Il Presidente del Borgorosso Football Club è una delle migliori commedie sul calcio mai fatte, tutta al servizio della verve e del carisma di Sordi, capace di dipingere un personaggio tanto contraddittorio quanto in realtà appassionato. Il mondo del pallone ne esce malissimo da questo film, con i suoi personaggi loschi, il pubblico beota, gli imprenditori sleali e corrosivi. Ben diretto da Luigi Filippo D'Amico, Il Presidente del Borgorosso Football Club, all'epoca parve troppo esagerato o macchiettistico, ma la realtà del calcio italiano, dal quel 1970 in realtà ci ha mostrato che la fantasia della sceneggiatura concepita da Sordi, Sergio Amidei e Adriano Zecca, era persino poca. Feroce, cinico ma con un finale all'insegna del sentimentalismo, il film è il perfetto ritratto di quel calcio di provincia, dove i sogni di gloria sovente naufragano nella megalomania peggio riposta.

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7. Ultimo Minuto (1987)

Ultimo minuto - locandina del film
Ultimo minuto - locandina del film

Dopo commedie o film di condanna, ecco arrivare invece un film dal sapore agrodolce, tra cinismo e romanticismo. Ultimo minuto di Pupi Avati, è tra i film meno ricordati dal regista, nonostante un Ugo Tognazzi in stato di grazia, nel ruolo di Walter Ferroni, direttore sportivo di una squadra di calcio della Serie A chiamata a salvarsi in qualche modo. Personaggio cinico ma dal cuore d'oro, scafato e competente in quel calcio fatto di giocatori prezzolati e tecnici sopravvalutati, si trova improvvisamente messo da parte dalla nuova Presidenza, retta dall'arrogante e ricco Renzo Di Carlo (Lino Capolicchio). Questi, dopo averlo fatto fuori, si circonda di gente inesperta o infida, trovandosi in seria difficoltà. Sarà Walter a salvare la situazione all'ultimo, con la sua conoscenza del meglio e del peggio del mondo del pallone. Scritto da due penne sportive come Italo Cucci e Michele Plastino, Ultimo Minuto è un film che fa chiaro riferimento a quel Lanerossi Vicenza, che proprio in quel 1987 da primizia e paradiso del calcio di provincia, scivolò in C1 per il coinvolgimento nello Scandalo-Scommesse. Il calcio come luogo ibrido, sogno ma anche incubo, in cui è difficile districarsi, ma che può regalare occasioni e speranza sia ai tifosi che a chi vi fa parte. Tognazzi fu capace di ergersi a simbolo del mestiere, della professionalità e competenza che il calcio richiede, della difficoltà di sopravvivere in quell'universo ingrato e mutevole.

8. Il Campione (2019)

Il Campione 1
Il Campione: Stefano Accorsi insieme a Andrea Carpenzano in un momento del film

Film ingiustamente sottovalutato dalla critica, Il campione di Leonardo D'Agostini è in realtà uno dei film più intelligenti sulla realtà del calcio giovanile odierno, dove sovente ragazzi pieni di talento vengono già sottoposti a pressioni incredibili, stress e finiscono per esplodere. Protagonista è il talentuosissimo Christian Ferro (Andrea Carpenzano), gioiellino dei giovanili della Roma, su cui il club giallorosso punta per farne sostanzialmente il nuovo Totti. Peccato che però Christian fuori dal campo sia una mina vagante, frequenti pessime compagnie e finisca nei guai. Per raddrizzarlo, il club decide di affidarsi al Professor Valerio Fioretti (Stefano Accorsi), docente dal passato tragico, che dopo le difficoltà iniziali creerà un rapporto profondo e produttivo con il giovane calciatore. Film intelligente Il Campione, film soprattutto scevro da retorica e da un iter scontato, in cui a farla da protagonista non è il sogno di diventare un campione affermato o strapagato, ma la decostruzione di tale mito, il mostrare la solitudine, lo stress e le pressioni che esso porta con se. Grazie alla chimica tra Accorsi e Carpenzano, il film di D'Agostini riesce ad andare oltre il dejà vu, a parlarci di due persone che si salvano a vicenda. Allo stesso tempo, ci ricorda che per molti ragazzi, quel pallone è purtroppo l'ultima ancora di un'esistenza già parzialmente compromessa e dolorosa.

9. Italia Germania 4 - 3 (1990)

Unnamed 1

Nessun'altra partita di calcio è stata forse più iconica della semifinale dei Mondiali di Messico 70 tra Italia e Germania Ovest. Quel 4 a 3 diventò monumento del nostro sport, momento catartico e generazionale di un paese che riscoprì orgoglio nazionalistico, sogni e aspirazioni, all'alba di un decennio che sarebbe stato caratterizzato da terrorismo ed eversione, dalla sconfitta della generazione del 68. Italia Germania 4 - 3, è incentrato sul rincontrarsi di Federico (Massimo Ghini), Antonio (Giuseppe Cederna) e Francesco (Fabrizio Bentivoglio), ex compagni di liceo e militanza politica. In quel 1990, dove le "Notti Magiche" sfumarono, diventa il perfetto ritratto della sconfitta di una generazione, chiamata a fare i conti con i propri errori.
Quel match, i gol di Riva e Rivera, da rivedere in compagnia, in breve lasciano spazio ad accuse, recriminazioni, alla giovinezza sparita negli anni, a quella sera, quando l'Italia ebbra di orgoglio, immaginò di cambiare il paese ed il proprio destino. Ottimamente diretto da Andrea Barzini, Italia Germania 4 - 3 non commette l'errore di essere troppo nostalgico, ma di certo utilizza in modo perfetto quel match, come cardine attorno a cui mostrare come il paese fosse cambiato in modo diverso da ciò che la "generazione contro" aveva sognato. Il calcio diventa qui icona, simbolo semiotico, si fa contenitore di un momento storico contrapposto alla deriva socialista e tangentare che solo due anni dopo, esplose in tutta la sua virulenza.

10. La Partita (2020)

La Partita 4
La Partita: una sequenza del film

Una partita di calcio può sembrare poca cosa. Ma in realtà in quei 90 minuti spesso in tanti si giocano sogni, vite, aspirazioni e persino i beni nel peggiore dei casi. La partita di Francesco Carnesecchi, ci parla di una di quelle giornate in cui i destini di più persone sono legati da ciò che succederà in campo. Un match di calcio giovanile, deciderà se Claudio (Francesco Pannofino) è un allenatore vincente o meno, se il Presidente Italo (Alberto Di Stasio) avrà i soldi che gli servono e se il giovane Antonio (Gabriele Fiore) può aspirare a diventare qualcuno tra i professionisti. Droga, scommesse, corruzione, la provincia romana che diventa teatro delle miserie e grandezza umane, la metafora della vita come perdita di illusioni ma anche la necessità di non mollare, di non darsi per vinti. Mai aulico, mai retorico e neppure irrealistico, La Partita è tra i migliori film sul calcio italiani perché votato alla schiettezza, ci parla di quel sogno che rotola sul campo come il centro dell'esistenza di tanti. Se a torto o ragione questo viene lasciato decidere a noi. In mezzo, emerge in modo intelligente anche il dramma del calcio giovanile, schiavizzato dal sogno dorato del professionismo, da personaggi loschi, famiglie disagiate. Film sportivo e di formazione, è un'opera tanto riuscita quanto solitaria nel suo rinunciare a facili sentimentalismi o parodie volgari. Il che poi è stato il leif motiv di tanti titoli pallonari italici.