Brutale, selvaggio, primordiale e per questo sempre affascinante. Il western non è solo uno dei generi cinematografici più antichi e amati di sempre. Il western incarna una vera e propria mitologia degli Stati Uniti d'America. Una nazione giovane, priva di una storia antica come la nostra, e per questo aggrappata al mito di frontiera da cui saccheggiare eroi e grandi storie.
Tra paesaggi sterminati e personaggi iconici, il Far Wast ha ospitato da sempre grandi archetipi come il rapporto con la Natura, il senso di appartenenza alla propria terra, la divisione della realtà in buoni e cattivi, l'ambizione, il desiderio di scoperta e la violenza come costanti dell'essere umano.
L'animo americano è stato scolpito da duelli, risse nei saloon e bicchieri di whisky ingurgitati da eroi e antieroi in un genere da molti dato ormai per morto e sepolto nella gloria del passato. Ma è davvero così? No, noi non siano d'accordo. Ed è per questo che oggi siamo andati alla ricerca dei migliori 15 film western da vedere del nuovo millenio, arrivati in sala dal 2000 in poi. Sellate i cavalli e spolverate la vostra revolver. Si parte in rigoroso ordine cronologico.
1. Open Range - Terra di confine (2004)
Sembra quasi che Kevin Costner sia uno degli ultimi alfieri del buon, vecchio western. Uno degli autori che più ha desiderato tenere in vita e tramandare i valori di quell'America mitica e mitizzata anche alle nuove generazioni di spettatori. Tredici anni dopo il clamoroso successo del cult Balla coi lupi, Costner ritorna a celebrare il genere con un film che trasuda amore per il mito di frontiera da ogni poro. La natura come fonte di ispirazione, il pulsante desiderio di libertà e uomini di onore, ancora in grado di scontrarsi contro la malvagità senza farsene macchiare. Tutti elementi che rendono Open Range - Terra di confine una perla del genere.
2. La proposta (2005)
Chi lo ha detto che il western riguarda solo gli Stati Uniti d'America? Terra brulla e sconfinata, uomini duri e prepotenza abitano anche l'Australia. Scritto e musicato dal celebre cantautore Nick Cave, La proposta è un doloroso effetto domino di morte, in cui la violenza diventa quasi una condanna dalla quale è impossibile sfuggire. Un'atmosfera mortifera resa alla perfezione anche attraverso un clima ostile, dominato dall'afa e dalla polvere che si attacca addosso ai personaggi fino a sporcarne la coscienza.
3. L'assassinio di Jesse James per mando del codardo Robert Ford (2007)
Meglio essere celebri o famigerati? Rispettati o temuti? L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford è una riflessione elegante sulla popolarità, la reputazione e gli idoli dentro un film che usa il western come contenitore. Senza preoccuparsi troppo di tradire i canoni del genere, Andrew Dominik dirige un film ostico, che alcuni definirebbero lento laddove altri ci vedono solo i tempi necessari della migliore introspezione. Un western affascinante, con un Brad Pitt e un Casey Affleck in stato di grazia, che non fatichiamo a definire tra i più ingiustamente sottovalutati dello scorso decennio.
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4. Quel treno per Yuma (2007)
Nel nuovo millennio abbiamo visto western con tanta voglia di ridefinire il genere o di sfruttarlo per dire altro. E poi ci sono western come Quel treno per Yuma che il genere lo venerano, lo rispettano e lo riportano in vita attraverso un cinema classico ma non per questo pigro. James Mangold prende le redini di un remake riuscitissimo e lo affida sulle spalle larghe di un Russell Crowe e di un Christian Bale al massimo del carisma, perfetti duellanti agli antipodi. Mai fuori dai binari della tradizione, Quel treno per Yuma rievoca la vecchia epica di frontiera con un romanticismo che sembrava quasi perduto.
5. Appaloosa (2008)
Dieci anni prima di inquietare Westworld con il suo misterioso uomo in nero, Ed Harris ha diretto e interpretato un western di tutto rispetto, e lo ha fatto al fianco di un certo Viggo Mortensen. Basato sull'omonimo romanzo, Appaloosa è un western davvero vecchio stile, in cui esistono ancora gli uomini d'onore con un ferreo codice morale impossibile da corrompere. Classico nella messa in scena e rigoroso nel tono, Appaloosa è il classico western che rinnova il fascino del lontano west.
6. Il Grinta (2011)
Un western tra le mani dei fratelli Coen non poteva essere certo un classico western. Ce lo conferma il bellissimo Il Grinta, remake e adattamento letterario in cui non c'è tempo per l'innocenza e non c'è speranza per i sognatori. E così la piccola protagonista in cerca di vendetta diventa quasi il filtro morale da cui guardare il Far West, imparare a cavarsela da soli ed elaborare il lutto. Un film solo in apparenza classico, ma pieno di tocchi ironici e attraversato da una vena di malinconia che lascia l'amaro in bocca. Nota di merito per un Jeff Bridges assolutamente perfetto, nato per essere un antieroe western.
7. Django Unchained (2013)
I bianchi hanno la coscienza sporca, i neri hanno l'orgoglio ferito, sangue rosso è destinato a sgorgare. Sono questi i tre colori che dipingono Django Unchained, un film in cui il cinema tarantiniano esplode e si manifesta in tutta la sua potenza. Dopo Bastardi senza gloria, il cinema torna a vendicarsi con gli orrori della storia, e questa volta al centro del mirino c'è il razzismo dei suprematisti bianchi da cancellare a suon di pallottole ed esplosivi. Tra citazionismo cinefilo, scene cult e dialoghi sempre affilati e arguti, Django Unchained è Quentin Tarantino all'ennesima potenza. Un film che ci conferma che non esiste proiettile più penetrante delle parole e grilletto più efficace della lingua. Tarantino galoppa fiero il suo cinema, ormai capace e degno di imitare se stesso, puntando dove il suo pubblico lo aspetta al varco.
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8. The Lone Ranger (2013)
Qui per molti saremo impopolari, lo sappiamo, ma noi siamo convinti che The Lone Ranger sia un film da bistrattare troppo. Sarà anche uno dei più cocenti flop commerciali della storia del cinema, forse Johnny Depp avrà anche troppe scorie di Jack Sparrow addosso, ma The Lone Ranger resta un bellissimo ibrido tra western e avventura, con una messa in scena che fa impallidire tante delle saghe blockbuster più fortunate e incensate di lui. Dopo aver già rinvigorito il genere con lo splendido film animato Rango, Gore Verbinski dona al western quella sua aura mitica, attraverso il racconto di grandi gesta e di grandi paladini mascherati (come se fossero supereroi ante litteram). Tanto affetto per un incompreso.
9. The Homesman (2014)
C'è una definizione che viene usata spesso quando il Far West viene raccontato con un tono particolarmente intimista: western crepuscolare. Non troviamo parole migliori per definire l'intenso The Homesman, western al femminile con una Hilary Swank eccezionale e un Tommy Lee Jones (qui anche regista) scalfito dal tempo. Toccando temi insoliti per il genere, come la malattia mentale, The Homesman guarda con occhio critico l'America barbara e disumana del Far West, sancisce il fallimento degli uomini e cerca nella donna una via per ritrovare empatia e un briciolo di redenzione.
10. Bone Tomahawk (2016)
Se è vero che il western è la mitologia degli Stati Uniti, nel brutale Bone Tomahawk sono tutti caduti dall'Olimpo. E hanno le ossa rotte. Niente miti di frontiera, solo quattro uomini troppo vecchi, troppo deboli e troppo razzisti che si mettono sulle tracce di una tribù cannibale senza scrupoli. Nel film di Craig Zahler non c'è alcuna civiltà americana da esportare, perché vige la legge del più forte. Un mondo selvaggio e brutale in cui i deboli di cuore e di stomaco sono destinati a morire (male). Nessuna terra da conquistare. Solo il desiderio di tornare a casa sani e salvi. Al confine tra il western e l'horror, c'è un film bellissimo.
11. The Hateful Eight (2016)
La Guerra Civile è appena cessata ma ce ne metterà per finire davvero. I detriti bellici sono esplosi ovunque, ben visibili nonostante fuori sia tutto coperto di neve. Tra i resti ecco 8 giocatori, 8 pedine mosse da quello stratega di parole di nome Tarantino. The Hateful Eight è un western da camera raffinatissimo, che svela un Quentin Tarantino inedito, meno divertito e divertente rispetto a Django Unchained. Risiko giocato nello spazio di un Cluedo dove il tabellone è un emporio sperduto e il regolamento (di conti) scomoda l'America di ieri e di sempre. Questa volta il gioco di Tarantino non è solo quello della citazione, non solo il gusto ludico per sparatorie dialettiche e schizzi splatter. Questa volta giocare è una cosa seria: c'è di mezzo l'etica, la giustizia, la tolleranza. Una microsocietà oppressa da una bufera di inutile retorica, un film nel quale è impossibile schierarsi, un gioco sadico e molto triste senza regole, né vincitori.
12. Revenant (2016)
Una lunga, incessante e tartassante battuta di caccia. Una corsa nel gelido e inospitale Nord Dakota, girata fotografata con pura maestria di Iñárritu e Lubezki. Al netto di una trama non proprio originale e delle scene oniriche forse non ben amalgamate, Revenant ha comunque lasciato il segno. Merito dell'ostinazione disperata e della caparbia tenacia di Leonardo DiCaprio, che ha dovuto soffrire, strisciare e dormire dentro un cavallo pur di vincere il tanto agognato Oscar, che a dire il vero forse avrebbe meritato di più per altri film. Revenant affligge, violenta e spinge Hugh Glass oltre ogni umana sopportazione. Un altro western atipico, dove colori, paesaggi e corpi in movimento bastano per esprimere tutto quello che c'è da dire.
13. Hostiles (2018)
Un film ostile come il suo titolo. Un western atipico perché quasi totalmente privo di azione. Affidandosi a un Christian Bale intenso, capace di raccontare tutto senza dire niente, Hostiles lavora di sottrazione sia nella recitazione che nella scrittura. Pochi dialoghi, tanto non detto e il paesaggio a dominare la scena, impreziosito da una colonna sonora davvero evocativa. Il film di Scott Cooper è un lungo esame di coscienza di un uomo che forse deve imparare a perdonarsi venendo a patti con i suoi errori e di una donna che deve elaborare un lutto tremendo. Un western d'autore, elevato da un finale intenso, che rimane impresso grazie a un semplice gesto.
14. La ballata di Buster Scruggs (2018)
E rieccoci nell'emporio cinematografico dei fratelli Coen, registi che hanno sempre qualche cartuccia da sparare quando si parla di cowboy e grandi miti da smontare. Ce lo dimostra La Ballata di Buster Scruggs, western antologico composto da sei racconti complementari, che vanno a formare quasi una sintesi del loro cinema. Commedia, grottesco, musical e amarezza convivono in questa carrellata di personaggi e situazioni tragicomiche, in cui l'humor nero coeniano emerge con prepotenza. Il film, inizialmente ideato per essere una serie tv Netflix, prende una marea di archetipi e di stereotipi del genere e li ribalta con raffinata intelligenza. Una revisione del western bizzarra e a tratti dissacrante, che non piacerà solo a chi prende il genere troppo sul serio.
15. I fratelli Sisters (2019)
Cosa succede quando un regista europeo sbircia nel mito americano? I fratelli Sisters è quasi un western svuotato del western, perché nonostante l'impalcatura del genere, Audiard è disinteressato a qualsiasi tipo di mitologia di frontiera. I duelli sono privi di epica, i personaggi mai mitizzati il paesaggio mai degno di una panoramica ad ampio respiro. Audiard preferisce parlare di uomini e di umanità, fa sembrare ingenui i sognatori e cocciuti i tradizionalisti. Il suo film gioca col western, facendo del cowboy uno stereotipo da smitizzare. Così quando una lettera inizia a diventare troppo enfatica o un dialogo troppo carico di ideali, il film interrompe il flusso di parole in modo brusco, spezza le ali e abbassa le pretese dei suoi protagonisti. Una storia di fratellanza che, tra scetticismo e tenerezza, sogna la grande impresa per poi accontentarsi di qualche sparuto attimo di spensieratezza.