Michael C. Hall a Canneseries: "Il ritorno di Dexter? Aspetto un’idea che mi convinca"

La star di Dexter e Six Feet Under ha presentato a Cannes la nuova miniserie prodotta di cui è protagonista, Safe, e ci ha parlato della sua carriera e del rapporto con David Bowie.

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Ha alle spalle almeno un'altra grande serie di culto, Six Feet Under. In più ha fatto tanto teatro, tra cui un musical in collaborazione con David Bowie, ed ora è pronto a ritornare nuovamente in TV con il thriller drama Safe. Eppure quando si trova davanti ad una platea di spettatori e giornalisti, così com'è accaduto a Canneseries, le domande per Michael C. Hall sono quasi tutte su Dexter. D'altronde, come potrebbe essere altrimenti: una serie che ci ha insegnato ad amare un serial killer non capita certo tutti i giorni.

Con l'ironia che lo contraddistingue, l'attore ha scherzato molto su questo aspetto, ringraziando i fan per l'affetto ma invitandoli a non seguire troppo da vicino le orme del suo più celebre alter ego. "Penso che gran parte del successo di Dexter dipenda dal suo essere una serie coraggiosa e sovversiva. Come il suo protagonista, uno che cerca di essere normale ma rimane comunque un assassino. E nonostante questo lo spettatore continua a fare il tifo per lui, perché ha delle sue regole bene precise che permettono una certa empatia fin dall'inizio. Certo, ad aiutare c'è il fatto che lui uccide solo coloro che se lo meritano, se avesse fatto fuori bambini e vecchietti dubito che lo show avrebbe avuto lo stesso successo e lo stesso seguito. Forse solo tra coloro che amano ammazzare bambini e vecchietti, ma sarebbe stato un target troppo limitato per una serie TV".

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La morte sul piccolo schermo

Michael C. Hall in Six Feet Under
Michael C. Hall in Six Feet Under

E pensare che per Michael C. Hall la TV è arrivata quasi per caso, mentre faceva teatro, Cabaret, con Sam Mendes. "In quel periodo Sam aveva realizzato American Beauty, e il suo sceneggiatore era Alan Ball. Fu proprio Mendes a consigliarmi ad Alan per Six Feet Under. Io non avevo mai veramente pensato alla TV e fui sorpreso. Poi dopo aver passato cinque anni bellissimi interpretando David ero sinceramente convinto che quello sarebbe rimasto il culmine della mia carriera e che non sarei mai riuscito a trovare un altro ruolo altrettanto convincente che potesse convincermi a fare TV. Di certo non per così tante stagioni".

Ma come mai Six Feet Under è diventata oggetto di culto? "Penso che il più grande merito di quello show fosse il riuscire a coniugare perfettamente comicità e dramma come finora non era mai stato fatto. Era divertente ed emozionante al tempo stesso, riusciva a trovare il lato comico anche nei momenti più drammatici. In fondo anche Dexter è così, sono due show molto dark, molto seri, ma io li ho sempre trovati molto divertenti, ho sempre cercato in ogni scena un po' di humour".

D'altronde le due serie hanno diversi elementi in comune, in primis la morte ovviamente. "Non pensavo di fare un'altra serie ed invece eccomi lì, ancora una volta a che fare con i morti. Anche se, c'è da dire che in Dexter questa volta ero io ad uccidere in prima persona. Un altro elemento in comune è la figura del padre, molto autoritaria e critica ma importantissima per l'evoluzione del personaggio. Per me, che ho perso mio padre quando era piccolo, è stato davvero significativo trovare dei ruoli con queste caratteristiche. O forse non è stato nemmeno un caso, forse sono stato semplicemente attratto da questi ruoli per questo motivo".

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Il ritorno di Dexter?

Dexter: Michael C. Hall nell'episodio Every Silver Lining
Dexter: Michael C. Hall nell'episodio Every Silver Lining

Punzecchiato su un eventuale sequel, l'attore scherza con il pubblico: "So che molti vorrebbero nuovi episodi, è una cosa che mi viene sempre chiesta, ma la verità è che io adesso non saprei rispondere. So che nella vita non bisogna mai dire mai e in fondo c'è una parte di me che tornerebbe volentieri a quel ruolo, ma la verità è che al momento non c'è una storia o un'idea che mi piaccia. Quindi se proprio ci tenete fatevi venire qualcosa in mente voi!".
Che sia però particolarmente affezionato al suo personaggio è evidente dalle sue parole: "Il conflitto per un attore è sempre interessante, soprattutto se devi interpretare un personaggio per tanto tempo. In più Dexter era unico nel suo genere, perché come attore sei sempre alla ricerca dell'autenticità e della naturalezza, ma lui non aveva nulla di tutto questo, perché con lui tutto era finzione. Anche come narratore, il suo voice over che caratterizza la serie, non è mai veramente affidabile. Voi credete che Dexter creda davvero in quel che racconta? Davvero lui non prova emozioni e sentimenti umani? Io penso che sia quello che lui vuole credere, ma non esattamente la verità oggettiva. E infatti con il tempo Dexter cambia, pian piano rinuncia alle sue stesse regole e diventa più umano. E per questo più fallibile. Se si fosse comportato sempre e comunque come all'inizio sarebbe stato forse meglio per tutti. Tranne per le sue vittime ovviamente...".

Dexter: Jadon Wells e Michael C. Hall nell'episodio A Beautiful Day
Dexter: Jadon Wells e Michael C. Hall nell'episodio A Beautiful Day

Una curiosità molto divertente riguarda il suo lavoro e la preparazione sul personaggio: "Di solito leggo libri, interviste e tutto il materiale disponibile. Ma per Dexter mi sono spinto oltre. All'epoca lavoravo a New York e una sera mentre ero a cena a ristorante da solo, perso nei miei pensieri sulla serie, vidi un tipo poco raccomandabile e nella mia mente qualcosa scattò. Decisi che doveva essere per forza un assassino e così lo seguii a lungo, fino a casa. Sia chiaro non sono andato nel suo appartamento, non l'ho avvolto nella plastica o ucciso, ma ho provato per una sera a ragionare come Dexter e mi ha aiutato a capire meglio il personaggio".

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Il Duca Bianco e il ritorno in TV

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Dopo Dexter Michael C. hall si è preso una meritata pausa e si è dedicato a due sue grandi passioni, il teatro e David Bowie: "Ho usato il teatro per esorcizzare ("dextorcize" dice in realtà, ndr.) Dexter e liberarmi del personaggio, togliermelo di dosso. Penso che il teatro mantenga puri e in più non c'è nulla di più bello che recitare davanti al pubblico, sentire le loro reazioni. Ho lavorato a Lazarus, l'ultimo progetto di David Bowie, pochi giorni prima che lui morisse, un'esperienza emozionante che mi ricorderò per sempre. Così come ricorderò per sempre la prima volta che ho cantato davanti a lui. Mi disse 'Cantami le mie canzoni su!' e ovviamente io ero tesissimo, ma quando alla fine della mia performance lo vedevo canticchiare come fosse una corista ho capito che me l'ero cavata. Ed è stata senza dubbio una delle più grandi soddisfazioni della mia carriera".

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Aspettiamo però di vederlo nuovamente all'opera con la miniserie Safe, in arrivo su Netflix, in cui interpreta il padre di una ragazza scomparsa in una comunità apparentemente sicura ma ricca di misteri e ombre. "Ancora una volta mi sono contraddetto e sono tornato in TV, ma sono solo 8 episodi, non si tratta di un impegno a lungo termine. Mi ha colpito la qualità dello script, perché è vero che di base è un thriller ma ci sono elementi di family drama ed un ottimo approfondimento dei personaggi. Si tratta di una serie emotivamente ricca e complessa ma anche molto avvincente: io finora ho visto solo i primi due episodi e, nonostante non ami rivedermi, devo ammettere di essermi appassionato e arrivato alla fine avrei voluto molti più episodi!".