Xavier Dolan riparte da Cannes 2019. E' qui che, dopo una cocente delusione, aveva minacciato di non fare più ritorno ed è qui che ha deciso di presentare in concorso il suo ultimo lavoro, Matthias & Maxime, nuovo punto di partenza con cui l'ex enfant prodige, a trent'anni compiuti, ha deciso di svecchiare la sua poetica. Matthias & Maxime è un film sull'amicizia, una storia corale che vede il regista tornare anche nei panni di interprete e circondarsi dei suoi migliori amici, sul set e nella vita, per "celebrare il mio gruppo, la forza dell'amicizia".
Matthias & Maxime è nato proprio durante una vacanza di gruppo in un cottage in Quebec, da discussioni sull'amore, sulle relazioni, sulla crescita e sulla quotidianità (qui trovate la nostra recensione di Matthias & Maxime). Tutto parte da un bacio scambiato da due amici durante le riprese di un filmino amatoriale che scatenerà una crisi di identità mettendo in discussione i rapporti tra individui e le dinamiche di gruppo. "Volevo fare un film sull'amicizia, cercare nuovi stimoli" racconta Xavier Dolan. "Questo film mi permette di ricominciare a 30 anni aprendo un nuovo capitolo della mia vita e della mia carriera". Oltre a recitare in prima persona, Dolan ha coinvolto i suoi migliori amici: "Abbiamo letto il copione insieme, ci siamo ritrovati per stabilire il passo del film e ci siamo divertiti molto. Talvolta improvvisavamo, le prove si trasformavano regolarmente in lunghe feste".
Un Festival di Cannes lungo dieci anni
Non è un caso che Xavier Dolan abbia deciso di presentare Matthias & Maxime a Cannes. Il festival è stato una presenza costante negli ultimi dieci anni di vista del regista e ne ha accompagnato la crescita nell'industria: "Quando sono venuto qui a presentare J'ai tué ma mère ero ingenuo, non conoscevo niente. Ho scoperto l'atmosfera, il caos, le star del cinema. In questi dieci anni ho incontrato tante persone meravigliose, ho provato sentimenti vari, vittoria, delusione, rigetto, trionfo, è stata un'esperienza ricca a livello emotivo, mi ha cambiato, ho imparato dagli errori che cerco di non ripetere. Nel 2015 ho vissuto l'esperienza di giurato e finalmente mi sono goduto i film. Quando presenti un film qui costa tanta fatica, energia, stress, mancanza di sonno, ma stavolta ho potuto condividere questa esperienza con le persone che amo".
Matthias & Maxime può essere definito un film di transizione in cui l'autore cerca di prendere le distanze con i temi esplorati finora: il rapporto madre-figlio e il tema dell'amore omosessuale. A chi paragona la pellicola a una sorta di Laurence Anyways omosessuale lui ribatte spiegando che questo è un film "sull'amore. Nessuno dice 'Che bella storia d'amore etero che ho visto al cinema' perciò non credo esistano neppure i film gay. Questo non è un film sui gay, è un film sulla vita". Il regista prosegue: "Fare un film è un'esperienza che riguarda la ragione, ma anche le emozioni. Senza emozione, per me non ha senso. All'inizio del film un bacio mina le certezze dei personaggi e ridefinisce le dinamiche, per questa storia ho voluto un finale aperto. L'unica cosa che sappiamo, alla fine, è che loro resteranno amici per sempre, l'amicizia è un sentimento più solido dell'amore".
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Amore in Quebec
La sfida di Matthias & Maxime è riflettere sul senso dell'essere uomo, dell'essere donna, dell'essere omosessuale o eterosessuale: "Non voglio passare tutta la vita a filmare persone che litigano in cucina, voglio esplorare toni diversi, girare anche storie meno oscure, più leggere. Questo film non è un mix dei miei lavori precedenti, ma un'opportunità di cercare qualcosa di diverso, esplorando un'altra parte di me". In questa occasione il regista ha perfino evitato di coprire i propri tatuaggi, segno di vicinanza col personaggio? "In realtà non avevo tempo di nasconderli perché abbiamo girato rapidamente" confessa Dolan "e tapparli in post-produzione sarebbe sembrato posticcio. Alla fine non sono molto lontano da Maxime, vedere i miei tatuaggi per me funzionava".
Fare ritorno nel natio Quebec ha comportato un interessante lavoro sul linguaggio e sulla stratificazione del dialetto nella regione canadese: "In questo film c'è stato molto spazio per la riflessione sul linguaggio e sulle generazioni. Volevo che i personaggi parlassero in modo diverso a seconda della generazione a cui appartengono. In Quebec la nostra generazione è bilingue, parla inglese e francese, ma volevo sottolineare il fatto che il nostro francese è in costante evoluzione e accoglie termini da altri linguaggi. Gli adolescenti oggi parlano il frenglish in modo automatico. Volevo mettere in luce come quella inglese sia vista come cultura invasiva nel Quebec, ma anche via di fuga".