Il tentativo di salvare una specie umana sempre più prossima all'estinzione, in un futuro non troppo remoto in cui il nostro pianeta si avvia verso un'inesorabile declino, e la speranza di restituire un futuro alle nuove generazioni: è la scommessa intrapresa da Cooper, l'esploratore dello spazio interpretato da un magnifico Matthew McConaughey - in una delle migliori performance della sua carriera - nel bellissimo Interstellar, kolossal di fantascienza firmato e diretto da Christopher Nolan.
Opera dalle enormi ambizioni, in grado di coniugare lo straordinario fascino visivo con una riflessione profonda e dolorosa sul senso stesso della condizione umana e sul peso delle nostre scelte, Interstellar approderà nelle sale italiane giovedì 6 novembre, con un giorno di anticipo sul debutto negli Stati Uniti. Accanto a Matthew McConaughey, il formidabile cast del film comprende anche Anne Hathaway, Jessica Chastain, Matt Damon, Michael Caine, John Lithgow, Casey Affleck ed Ellen Burstyn.
Sabato pomeriggio, a Roma, abbiamo incontrato Matthew McConaughey, reduce da un'annata a dir poco eccezionale: dal premio Oscar conquistato per la sua struggente interpretazione in Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée al suo magnetico ruolo in una delle serie televisive più acclamate degli ultimi tempi, True Detective (senza contare la sua breve ma memorabile partecipazione a The Wolf of Wall Street). Matthew, che dal vivo sfodera lo stesso carisma mostrato più volte sul grande schermo, ci ha parlato di Interstellar, delle difficoltà incontrate nel corso delle riprese e del messaggio al cuore del film di Nolan...
Interstellar: in viaggio fra i ghiacci e l'assenza di gravità
Matthew, i tuoi ultimi ruoli sono molto drammatici e interpreti spesso scene cariche di sofferenza e di lacrime: quanto è faticoso per te come attore?
Ci sono alcune scene di pianto anche in Interstellar, scene che per me sono state molto emozionanti. A volte dover girare sequenze del genere mi rende un po' ansioso, ma credo che il modo migliore per affrontarle sia rilassarsi completamente e limitarsi a 'ricevere' le emozioni: come mi suggeriva un mio amico, per queste scene bisogna rilassarsi il più possibile. Quando sono arrivato sul set, il regista mi ha detto: "Il primo ciak sarà quello giusto", perché sarebbe stata la mia reazione più spontanea... e infatti è andato bene il primo ciak, quello con la mia prima reazione. Comunque dopo che hai pianto ti senti davvero più puro e rilassato!
Dal punto di vista fisico, invece, quanto è stato impegnativo il lavoro per Interstellar?
La parte più impegnativa, fisicamente, sono state le sequenze girate in Islanda, quando ho dovuto recitare fra i ghiacci indossando una tuta di quasi venti chili! Fra l'altro era molto scivoloso, la gente cadeva in continuazione... e se cadevi troppo in basso non c'era più modo di salvarti, addio e tanti saluti! E il vento era fortissimo... quella parte è stata estenuante! Dovevi essere completamente sicuro di ogni tuo singolo passo, era piuttosto pericoloso. Un altro aspetto problematico sono state le sequenze girate simulando l'assenza di gravità. Inoltre per una scena dovevo restare appeso a venticinque metri dal terreno: abbiamo lavorato per tre settimane affinché mi sentissi pronto a girare quella sequenza, in modo che nel giorno delle riprese potessi essere più tranquillo. È stato faticosissimo, rimanere appeso per ore... e specialmente poi dover precipitare!
Com'è andato il tuo primo incontro con Christopher Nolan quando ti ha proposto di girare Interstellar?
Ero piuttosto sicuro già allora di non essere soltanto un nome saltato fuori in fase di casting, e che non volesse vedermi solo perché aveva pensato che potessi essere una scelta valida: quando ha detto di volermi incontrare, ho capito che aveva già preso la sua decisione in merito al ruolo, e che era stata una sua idea, non una proposta degli studios. Sapevo anche che il nostro incontro sarebbe stato importante: di solito in questi casi si parla di aspetti specifici del personaggio o del film, invece con lui abbiamo discusso dell'essere genitore e abbiamo scherzato un po'. Penso volesse capire se ero davvero la persona che pensava che fossi, anche perché avremmo dovuto lavorare insieme ogni giorno per sei mesi, ma anche ritrovarci un anno dopo per condividere con il mondo intero la nostra avventura insieme.
Al cuore di un personaggio
Nel film sono presenti molto aspetti e termini tecnici estremamente complessi: avevi compreso davvero tutti questi dettagli?
Sì, ho dovuto! Probabilmente ora ho dimenticato tutto, ma è stato necessario. Imparare gli aspetti tecnici è stata la prima cosa che ho fatto dopo aver letto il copione: ho chiamato il nostro consulente per le nozioni di fisica, Kip Thorne, e abbiamo trascorso un'intera giornata insieme, in modo che potesse chiarirmi tutte queste grandi domande. Kip è stato un importante punto di riferimento in ogni giorno di riprese, e mi ha permesso di comprendere le regole e la logistica dello spazio, della gravità etc. Quindi quando recitavo le battute sugli aspetti tecnici ero cosciente di ciò che dicevo... anche se forse ora non lo sono più!
Nel 1997 avevi già recitato in un film su un viaggio nello spazio, Contact: quanto sono cambiate la tua vita e la tua carriera da allora fino ad Interstellar?
Sono cambiate di sicuro, ma non credo di aver attraversato una trasformazione improvvisa. Adesso sto vivendo un periodo differente rispetto ad allora: sono nei miei quarant'anni, ho dei figli e una famiglia e sono più rilassato. Mi piacciono le commedie, spero di girarne altre in futuro, ma a un certo punto ho sentito che era arrivato il momento di scegliere dei ruoli che apprezzassi davvero, e per i quali nessuno potesse dirmi fino a che punto spingermi. Volevo ruoli per i quali non ci fosse il problema di ridere troppo forte o di piangere con troppa intensità, di essere troppo felice o troppo triste. Il genere drammatico ti permette di scavare in profondità e di spingerti fin dove desideri, mentre con le commedie devi mantenere un maggiore equilibrio e "gettare un'ancora": se in una commedia romatica tenti di 'scavare' troppo, finisci per affondare e far naufragare l'intero film. Il dramma mi ha permesso di addentrarmi nei miei personaggi, di esplorare le loro ossessioni, senza che nessuno mi dica "Così è troppo".
Qual è il tuo punto di vista sul personaggio di Cooper? Condividi le sue scelte?
Se le condivido? Sì... però io avevo letto il finale! Non sono certo di cosa avrei fatto nella sua posizione. Cooper realizza che, qualunque decisione prenda, ci saranno drastiche conseguenze, e sceglie di provare a salvare la razza umana, ma al tempo stesso anche di fare ritorno dai suoi figli: loro, del resto, fanno parte di quell'umanità le cui sorti dipendono dall'esito della sua missione. Penso che abbia preso la decisione più difficile e più coraggiosa, sfidando le proprie paure.
Un tributo alle ambizioni umane
Credi che il fatto di essere tu stesso un padre sia stato un fattore fondamentale per permetterti di immedesimarti nel personaggio?
Penso che avrei potuto girare il film ugualmente, ma di sicuro ora ho anche un'esperienza concreta del ruolo di genitore, un'esperienza che per istinto ho trasferito in Cooper. Ci sono cose di cui sono reso conto soltanto dopo essere diventato padre. Anche le mie abitudini sono cambiate: un tempo avrei potuto partire per l'Africa da solo, con poche ore di preavviso, ma oggi non farei una cosa del genere... magari quando i miei figli saranno cresciuti. Comunque viaggiano moltissimo, vengono sempre con me e mia moglie e hanno già un passaporto pieno di timbri! Durante le riprese di Interstellar abbiamo vissuto tutti insieme in una roulotte per due mesi, è stata una bella avventura.
Fra i numerosi temi al cuore del film, quale ritieni essere il più importante o quello che senti più vicino a livello emotivo?
Il messaggio principale del film, secondo me, è che le nostre aspettative, le aspettative dell'intera umanità, devono essere più grandi di noi stessi! È come una fede, per alcuni significa credere in Dio, per altri qualcosa di diverso ma pur sempre vero... e più puntiamo verso l'alto, più cose scopriamo su di noi. Io conosco me stesso molto meglio ora che in passato, perché ho deciso di lasciare il luogo in cui mi trovavo e ciò che sapevo. Ho imparato molto di più sull'America quando ho lasciato l'America, ho imparato di più sulla mia casa quando l'ho abbandonata, e ho imparato di più su me stesso quando mi sono smarrito, per poi tornare indietro e ritrovarmi... è una cosa difficile ma necessaria. Inoltre sono convinto che l'intero film rappresenti una sfida incredibile nei confronti dell'umanità, ma al tempo stesso dimostri una grande fiducia verso l'umanità stessa: è un tributo alle ambizioni e alle capacità degli esseri umani, spesso maggiori di quanto non si creda. Questo è il messaggio del film, e queste sono le ragioni per cui desidero che anche i miei figli vedano Interstellar.
Nel film, Cooper si assume un rischio enorme allo scopo di salvare la razza umana... secondo te, il nostro pianeta merita di essere salvato?
Assolutamente sì, lo spero proprio! In fondo viviamo in un gran bel pianeta, no?