Una delle aziende più potenti nel mercato dell'intrattenimento, la Disney, negli ultimi anni ha iniziato a vacillare un po', nonostante si tratti ancora di una company molto solida sul piano economico. Durante l'esacerbarsi del coronavirus, l'allora amministratore delegato de La Casa di Topolino, Bob Chapek, ha tentato una strategia interamente basata sullo streaming che purtroppo ha portato ad una perdita economica considerevole con la Disney che, con il ritorno di Bob Iger al timone, sta cercando di risparmiare a destra e a manca per pareggiare di nuovo il bilancio. Ad ora, però, l'azienda sta affrontando anche una crisi di carattere progettuale, con tanti titoli Marvel, Star Wars (ma anche i capitoli successivi della saga di Avatar) che hanno subito uno spostamento delle varie uscite sul grande schermo, con alcune variazioni addirittura annuali. Lo sciopero degli sceneggiatori che da giorni sta infiammando le strade di Los Angeles sembra essere la causa scatenante di questi rinvii, ma siamo realmente sicuri che non ci siano altri problemi a priori?
Lo sciopero è un perfetto specchietto per le allodole
Cominciamo con l'avvenimento che, a conti fatti, è stato additato come il responsabile dell'intero spostamento progettuale di Disney. Effettivamente, se ci pensiamo bene, molti dei lungometraggi che sono slittati sulla tabella di marcia, da Avengers: The Kang Dynasty al nuovo capitolo di Star Wars, da Avengers: Secret Wars ad Avatar 3 (e successivi) sono ancora in una fase di pre-produzione (nel migliore dei casi). Di conseguenza la mancanza di un soggetto e, successivamente, di uno script possono realmente fare la differenza, allungando di molto i tempi. Viene da pensare, però, che è molto comodo dare la colpa interamente alle più che lecite proteste degli sceneggiatori, quando brand come Marvel e Star Wars da qualche tempo stanno scricchiolando a prescindere dagli scioperi. Ecco che quindi i tumulti scatenati dal WGA appaiono come dei perfetti specchietti per le allodole per nascondere altri ostacoli alla base ed infatti è apparentemente molto più semplice spostare l'attenzione su un evento fattuale piuttosto che su delle problematiche interne che stanno attraversando la company.
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Una Marvel instabile
Cominciamo con i Marvel Studios che, dopo il trionfo delle prime tre Fasi del Marvel Cinematic Universe, culminate con Avengers: Endgame che ha chiuso la Saga dell'Infinito, ha aperto la Saga del multiverso che non sta andando come sperato. Chiaramente, considerando lo sperimentalismo messo in atto da Kevin Feige dal 2021 a questa parte, tra nuove IP, serie televisive canoniche e molto altro ancora, si era già tenuto conto dei rischi, ma alcuni progetti in particolare hanno segnato una distanza incalcolabile tra la Marvel e i fruitori, sia critica che pubblico. Questa instabilità di fondo sta portando La Casa delle Idee a riflettere molto bene sul futuro anche se alcune premesse non sono per nulla confortanti come il caso Blade (ne abbiamo parlato qui), che sta riscontrando parecchi ostacoli creativi. Di conseguenza, uno spostamento delle varie release può effettivamente dare maggiore respiro alla company, così da avere il tempo a sufficienza per pensare alla prossima mossa da fare.
Star Wars tra alti e bassi
Anche parlando di Guerre Stellari la situazione non è propriamente serena: per quanto gli ultimi tre capitoli della Saga degli Skywalker abbiano comunque portato a casa, nel complesso, una buona fetta di incassi, hanno deluso le aspettative e hanno segnalato, sul piano progettuale, una mancanza di direzione a monte. Anche le stesse serie televisive sono state accolte in maniera mista, tra The Mandalorian che ha rappresentato una rinascita esplosiva (anche se la terza stagione è stata seguita molto di meno, registrando qualche lacuna di troppo), Andor che è stata una piacevole sorpresa, ma anche The Book of Boba Fett e Obi-Wan Kenobi che già a livello di percezione di pubblico hanno fallito miseramente. Considerando le tante novità annunciate durante lo Star Wars Celebration, è quindi lecito pensare che la Lucasfilm voglia tornare più forte di prima specialmente al cinema e quindi ha bisogno di tutto lo spazio necessario per un ritorno in grande stile.
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Pro e contro di un universo condiviso
Inevitabilmente, anche Avatar 3, 4, 5 hanno subito un rinvio, con il terzo capitolo che dovrebbe arrivare nelle sale un anno dopo quanto previsto, nel dicembre 2025. Nel caso della saga di James Cameron è già più complicato fare un ragionamento ad ampio spettro, anche tenendo conto che Avatar: La via dell'acqua è stato un trionfo su tutta linea, con un incasso vertiginoso (un guadagno totale di ben 2 miliardi e 320 milioni di dollari) e anche una valutazione globale della critica che ha promosso per la maggior parte il lungometraggio. Quello che viene da pensare è che, purtroppo, il franchise sci-fi sia stato una vittima di riflesso. Essere un tassello di un grande universo come quello Disney, infatti, ha sia tanti vantaggi (maggiori investimenti, una vetrina di pubblico enorme) ma anche molti difetti, tra cui il subire sia le conseguenze positive che negative dell'azienda. In questo caso, quindi, la saga di Cameron ha probabilmente dovuto accettare i problemi dell'intera company e caricarseli addosso.
Meno quantità e più piani a breve termine
In conclusione, è piuttosto chiaro che Disney stia rivedendo interamente le sue idee e ambizioni, sfruttando l'occasione propizia dello sciopero del WGA per riassestare un attimo i progetti futuri. In prima battuta è palese che la company stia iniziando a valutare, contrariamente a quanto accaduto in questi anni, di lavorare a più piani a breve e non a lungo termine, così da poter agire prontamente in caso le cose si mettano male. Oltre a ciò, come confermato più volte dai vari produttori esecutivi e dirigenti delle varie sottosezioni dell'azienda, forse è giunto il momento di diminuire un flusso così tanto acceso di uscite, tra serie tv e film, così da privilegiare pochi prodotti, ma realizzati con cura. Un rallentamento così brusco delle release, quindi, oltre ad essere un campanello d'allarme sul piano progettuale, indica implicitamente che forse una possibile soluzione per sistemare tutte queste problematiche è quella di cambiare approccio produttivo, anche perché i tempi cambiano e i competitor sia cinematografici che seriali si fanno sempre più agguerriti.