Prima di farci ballare con Meryl Streep e diventare un inatteso successo al botteghino, Mamma mia! è stato un musical scritto, sulla base di un mashup dei più orecchiabili e immortali successi degli ABBA, dalla drammaturga inglese Catherine Johnson, che debuttò nel 1999 e che è stato visto in seguito da qualcosa come decine di milioni di spettatori in tutto il mondo; una buona base dunque, per il film di Phillida Lloyd del 2008. Un sequel senza materiale di supporto prodotto da Johnson sembrava improbabile, ma eccoci di nuovo, dieci anni dopo, nella stessa pittoresca isola greca inondata dal sole, alla ricerca dei segreti del cuore di Donna Sheridan e di sua figlia Sophie: allo stesso modo in cui una canzone della famigerata band svedese sembrava perfettamente innocua al primo ascolto, destinata a scivolare via con un il brivido di un acquazzone estivo e invece ci fa compagnia da quarant'anni, il franchise di Mamma mia!, con le sue isole greche e le sue coreografie improbabili, con i suoi sorrisi e le sue lacrime, è destinato a restare con noi.
Who found out that nothing can capture a heart Like a melody can? Well, whoever it was, I'm a fan.
Il "colpevole" è Ol Parker, ossia il marito della favolosa Thandie Newton, già autore dei due divertenti script di Marigold Hotel e Ritorno a Marigold Hotel, con la complicità di quella vecchia volpe che risponde al nome di Richard Curtis: l'impostazione di Mamma mia! Ci risiamo è abbastanza sorprendente, con una doppia linea narrativa tra passato e presente e un sacrificio illustre: quello del cuore pulsante del primo film, la tre volte premio Oscar Meryl Streep, che compare solo nella parte finale dell'opera di Parker.
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Tre cavalieri per Lily James
Il regista e sceneggiatore britannico ci porta infatti alla scoperta del passato di Donna Sheridan, ai tempi dell'esplosione della sua bellezza, della sua personalità, del suo destino. I panni (salopette inclusa) di questa ragazza solare e incontenibile li veste l'incantevole Lily James che cattura lo spirito libero della Donna di Meryl, lo incastona in un dettaglio, in un sorriso, e lo restituisce con gioioso abbandono. Oltre a essere luminosa e accattivante, James si difende anche come cantante e ballerina e tanto basta perché la storyline che la vede protagonista ci conquisti: accanto a lei esploriamo i giorni fatidici dell'arrivo della neolaureata Donna in Grecia, e delle vicende che portarono al concepimento di Sophie senza che la giovane madre potesse individuare il "donatore", insieme conseguentemente a tre ragazzotti che incarnano le versioni giovanili di Pierce Brosnan, Stellan Skarsgård e Colin Firth, e cioè Jeremy Irvine, Josh Dylan e Hugh Skinner, aitanti e simpatici anche se orfani sia del talento musicale che della favolosa presenza scenica di Lily James.
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Al centro della storyline ambientata nel presente c'è la Sophie adulta di Amanda Seyfried, impegnata nei prepariti per l'inaugurazione di quello che era lo scalcinato hotel di Donna e ora è un lussuoso resort, e messa in ombra da James come d'altronde era messa in ombra da Meryl Streep nel film di dieci anni fa. Un po' asfittici sia i dialoghi che le affida la sceneggiatura - ma in generale i dialoghi non sono il punto forte di Mamma Mia! Ci risiamo - sia i suoi duetti con Dominic Cooper, sorpattutto a confronto con le colorate, energiche ed emozionanti esibizioni della giovane Donna, da When I Kissed the Teacher a I Have a Dream passando per la trascinante Waterloo.
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La nonna del mistero
Il punto forte del film sono - per l'appunto - le musiche e le coreografie che, nei numeri più riusciti e ambiziosi, superano di gran lunga quanto visto nell'originale Mamma mia!. A movimentare l'intreccio che ruota attorno a Sophie non mancano i tre non particolarmente intonati papà, anche se in fatto di personaggi pittoreschi nessuno più reggere il confronto con le Dynamoes Julie Walters e Christine Baranski. E poi, naturalmente, c'è una doppia arma segreta che si configura in due dive tanto diverse quanto parimenti clamorose: giacché siamo premurosi e protettivi nei confronti dei nostri lettori, vi diciamo solo che una amplifica esponenzialmente il fattore emotivo, l'altra quello spettacolare, permettendo al film di celebrare tutto l'amore cantato dagli ABBA in un'elegia sull'autentico e struggente legame tra una madre e una figlia.