E' arrivato il giorno di Madre! Come da previsione il Lido si è diviso di fronte alla potenza visiva del pamphlet ecologico di Darren Aronofsky. Stavolta il regista ha sfidato le convenzioni di genere realizzando un'opera coraggiosa, estrema, che ha suscitato reazioni violente scatenando grandi applausi, ma anche i fischi più sonori uditi finora in questa edizione. Aronofsky, però, ribadisce l'importanza del suo film proprio per le tematiche toccate. L'horror psicologico costruito con perizia e non senza qualche eccesso nasconde, in realtà, una potente metafora che si va esplicitando nel corso del film e che si coagula intorno alla figura della madre Jennifer Lawrence.
Dove sta l'unicità di Madre!? Darren Aronofsky lo spiega sottolineando come, a differenza delle sue opere precedenti, questo film abbia avuto una genesi rapidissima. "Per realizzare Il cigno nero ho impiegato dieci anni, mentre questo film è nato in cinque giorni, è stato strano. Sento montare la rabbia per quello che sta accadendo al nostro pianeta, così ho scritto la sceneggiatura in cinque giorni e poi l'ho mandata a Jennifer Lawrence. Lei l'ha amata e così abbiamo fatto il film". Jennifer Lawrence interviene: "E' stata un sfida. Darren mi ha offerto un personaggio diverso da tutto ciò che avevo fatto finora. Una parte di me voleva entrare in contatto con questa figura primigenia, ma è stato molto difficile".
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La casa, il nostro pianeta
Co-protagonista di Madre! è l'incredibile magione in cui l'intero film è ambientato. La casa non è altro se non una metafora del Pianeta Terra e della sua evoluzione e distruzione ad opera dell'intervento umano. "Sappiamo tutti che quello che accade in Asia influenza gli Stato uniti o l'Europa. Le catastrofi ecologiche sono spesso opera umana" commenta Aronofsky. "Tutto è ridotto a una casa, questa è la nostra casa. Butti una cosa, anche piccola, e non sai dove finirà. Per il film mi sono ispirato a L'angelo sterminatore di Bunuel, ma non volevo addentrarmi troppo nelle metafore". La casa Terra, location davvero speciale, ha dato al film un look unico valorizzando la perizia tecnica di Darren Aronofsky e dei suoi collaboratori, a partire dall'autore delle musiche, l'islandese Jóhann Jóhannsson, che il 15 settembre terrà un concerto all'Auditorum di Roma. Parlando di Jóhannsson, Aronofsky dichiara: "Quando metti la musica in un scena si crea una fusione che sorprende il pubblico e noi abbiamo valorizzato questo aspetto. Non volevamo fare sentire il pubblico al sicuro e neanche Jennifer durante le riprese sapeva cosa stava per succedere. La musica sottolinea le emozioni e crea l'effetto sorpresa".
I primi "invasori" della casa abitata da Jennifer Lawrence e Javier Bardem sono Michelle Pfeiffer e Ed Harris. Nonostante le sia stato affidato un personaggio irritante e ambiguo, la splendida Michelle si sente di spezzare una lancia a favore ammettendo di essere "colpevole dell'invasione della casa. Il mio personaggio è un invasore, ma è anche l'angelo guardiano di Jennifer, ha la funzione di risvegliare la donna mettendo il dito nella piaga. Mostrando come anche in paradiso ci sia qualcosa che non va. E' più vecchia e più saggia. Credo che in fin dei conti la voglia aiutare". Interviene Jennifer Lawrence: "Io adoro il personaggio di Michelle. Il mio personaggio è schivo, solitario, mentre lei è sprezzante e scandalosa". Javier Bardem ammette, invece, di condividere con il suo scrittore divino il narcisismo e prosegue: "Questo è un film multi livello. I significati sono tanti, è difficile liquidarlo in poche parole".
L'attrazione per il lato oscuro
Michelle Pfeiffer, icona di tanto cinema dark, ammette di avere un'attrazione per i materiali e i registi con uno spiccato lato oscuro "forse perché hanno a che fare col modo in cui sono cresciuta, sono sempre stata interessata a sapere cosa c'è sotto la superficie". La parabola dello scrittore interpretato da Javier Bardem, che passa dall'avere un blocco della creatività a un successo stratosferico, nasconde anche una sottile riflessione sulla fama. Commentando questo aspetto, Jennifer Lawrence ammette: "Io sono un'attrice e senza i fan non sarei niente. Non so fare altro, perciò sono riconoscente nei confronti del mio pubblico. Cerco di fare tutti gli autografi che posso, la mia gratitudine è immensa. Però c'è anche la vita privata. Non voglio diventare schiava della fama, non poter fare foto con un fan in aereo perché non sono truccata o non poter uscire spettinata. E' necessario trovare un equilibrio".
Quando gli viene fatta notare la reazione scomposta di parte della critica, che ha fischiato alla fine della visione, Darren Aronofsky non si scompone più di tanto: "A chi mi critica posso solo dire 'Aprite il giornale e leggete le notizie'. Ho voluto dare un messaggio ecologico forte, ma il cinema è prima di tutto intrattenimento. C'è forse qualcuno che si è lamentato o si è annoiato? Madre! È un cocktail forte, è logico che ci siano dei detrattori. Sono le montagne russe, salite solo se siete disposti a fare il doppio giro della morte". Il regista passa, poi ad analizzare l'importanza della componente femminile nel suo cinema, componente che qui esplode in tutta la sua potenza generatrice. "Da ambientalista attivista mi sono unito a una spedizione e siamo andati nell'Artico. Una volta giunti lì abbiamo conosciuto una popolazione nativa e ho incontrato una donna che stava lavorando a un'opera che analizza i parallelismo tra la distruzione dell'ambiente e il trattamento riservato alle donne. Trovo che il legame sia forte. Anche se il film ha un andamento ciclico, e alla distruzione segue una nuova rinascita, non sono troppo ottimista. Proprio per questo da anni mi impegno affinché il cambiamento arrivi".