M. Il figlio del Secolo, intervista a Gaetano Bruno: "Matteotti ci ricorda che la violenza non è accettabile"

L'attore e i colleghi Vincenzo Nemolato e Lorenzo Zurzolo si augurano che la serie di Joe Wright spinga le persone a riflettere sulla mancanza di azione contro ogni tipo di abuso. Su Sky.

Vincenzo Nemolato, Gaetano Bruno e Lorenzo Zurzolo nel cast di M. Il figlio del secolo

Quando studiamo la Storia a scuola, molto raramente insegnanti e libri di testo riescono a renderci chiaro il quadro complessivo che ha portato a un determinato evento. Ci vengono forniti gli elementi essenziali, le date importanti, quasi mai tutti i piccoli tasselli che hanno determinato un fatto cruciale. L'ascesa di Mussolini è un esempio di questo concetto: sembra quasi che la sua scalata al potere sia stata inevitabile e lineare, invece, in diversi momenti, figure come il re Vittorio Emanuela III avrebbero potuto fermarlo. Eppure non l'hanno fatto. La serie M. Il figlio del Secolo, diretta da Joe Wright, adattamento dell'omonimo libro di Antonio Scurati, spiega molto bene come uno dei punti di forza del Duce sia stato la sua impunità.

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Luca Marinelli è Benito Mussolini

A interpretare il sovrano è Vincenzo Nemolato, mentre Lorenzo Zurzolo ha il ruolo di Italo Balbo, tra i membri di spicco del partito fascista di Mussolini (Luca Marinelli). Gaetano Bruno invece è Giacomo Matteotti, segretario del Partito Socialista: se ricordate la storia saprete che la sua parte è molto complessa e dolorosa. Il delitto Matteotti è stato l'ultimo passo verso la trasformazione della democrazia in dittatura: da quel momento in poi le regole sono completamente cambiate e il parlamento preso con la forza.

Nella nostra intervista gli attori riflettono sulla responsabilità che ognuno di noi, nel suo piccolo, ha nell'opporsi alla violenza, che non è mai accettabile, figuriamoci se messa in atto da chi ci governa. Nonostante interpreti uno dei personaggi più violenti che si vedono nella serie Sky, Zurzolo ammette: "Gli episodi finali mi hanno fatto stare male fisicamente".

M. Il figlio del secolo: intervista a Vincenzo Nemolato, Gaetano Bruno e Lorenzo Zurzolo

In M. Il figlio del secolo si ragiona molto sulle responsabilità. Siamo tutti corresponsabili quando un tiranno prende il potere?

Gaetano Bruno: "Diciamo che l'impunità nel nostro paese è un tema particolarmente caldo. Mussolini è stato uno dei tanti, purtroppo, personaggi a cui dovremmo, anche attualmente, rivolgere maggiormente il nostro pensiero. L'impunità di Mussolini ovviamente genera delle domande: perché le persone che avrebbero dovuto fermarlo non l'hanno fatto? Diciamo che la responsabilità non è da attribuire soltanto a un personaggio. Perché se si fa così si trova il capro espiatorio e non si fa partire un'analisi profonda della cause, e concause, che hanno determinato questa stasi".

Il ruolo di re Vittorio Emanuele III nell'ascesa di Mussolini

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Marinelli sul set di M. Il figlio del secolo

Nella serie vediamo come il re avesse inizialmente particolarmente in simpatia Mussolini. Quando però ci fu la marcia su Roma, Vittorio Emanuele III avrebbe potuto prendere provvedimenti. Ma non lo fece. Nemolato ci spiega cosa potrebbe essere accaduto: "Il contesto in cui è avvenuta l'ascesa di Mussolini è stato ideale: ha potuto sfruttare le difficoltà politiche per costringere le persone a non prendere una decisione. La posizione del re era tra due fuochi: c'erano i socialisti che inseguivano la rivoluzione proletaria tanto agognata, dall'altro lato invece Mussolini, che forse ricattava anche il re, minacciando di sostituirlo con i cugini d'Orléans. Quindi il re era preso tra due fuochi e anche dalla sua paura di essere decapitato dal potere".

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Le risposte semplici dell'estrema destra

Come ci ha detto Joe Wright nella nostra intervista, in questo momento storico c'è un grande ritorno dei giovani verso idee di estrema destra perché, tra i vari elementi, tende, da sempre, a dare risposte semplici a temi complessi. Non è un caso che Mussolini qui sembri quasi un influencer che si rivolge direttamente ai propri follower. Una serie come questa può aiutare a far capire che la violenza non è mai una risposta giusta?

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Marinelli in M. Il figlio del secolo

Lorenzo Zurzolo: "Sono anche io preoccupato per questa tendenza. Però, sì, credo che una serie come questa possa aiutare sicuramente a smuovere le coscienze. E a far ricordare, e rendere conto, perché poi molti ragazzi che si avvicinano a queste realtà non si rendono conto, secondo me, di cosa veramente è stato il fascismo, della violenza che ha causato e del modo in cui sono saliti al potere. Quindi credo che una serie come questa possa assolutamente aiutare".

Rendere Mussolini divertente: un pericolo?

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Un'immagine di M.

Nella prima parte della serie, gli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino hanno fatto la scelta rischiosa di rendere Mussolini simpatico. Se non simpatico, diciamo divertente. Dimostra di avere un carisma in grado di trascinare le persone dalla sua parte. Ci può essere il rischio che qualcuno vedendo la versione di Luca Marinelli possa pensare che, in fondo, si trattasse di un uomo affasciante?

Bruno: "Forse sì, però, insomma, dobbiamo anche ricordarci tutte le cose che sono state fatte durante quel periodo storico. Se si va in giro per Trieste si ricorda che sono stati costruiti dei forni crematori. Da una parte è chiaro che c'è questo rischio, però c'è anche una storia che deve essere ribadita, ristudiata e tenuta sempre viva nella nostra cultura civile, scolastica, in modo tale che certe figure e certi momenti storici vengano analizzati per quello che sono stati".

Per Zurzolo invece: "Credo che la serie faccia un ritratto fedele di quello che è stato. La violenza si vede. Ovviamente questo pericolo c'è, ma credo che, facendo un'analisi attenta e guardando bene la serie, poi ci si renda conto".