Dopo La ragazza della nebbia squadra che vince non si cambia: Donato Carrisi e Toni Servillo sono tornati a condividere il set grazie a L'uomo del labirinto, in sala dal 30 ottobre, secondo film da regista dello scrittore, sempre tratto dal suo libro omonimo.
Questa volta, come abbiamo spiegato nella nostra recensione di L'uomo del labirinto, Toni Servillo ha il ruolo di Bruno Genko, detective sui generis, che sa di avvicinarsi alla fine della sua vita e ha occasione di redimersi quando un caso vecchio di 15 anni torna dal passato. Questa volta l'attore condivide la scena, e la produzione, con una leggenda di Hollywood, il premio Oscar Dustin Hoffman, che interpreta un profiler, il dottor Green.
L'uomo del labirinto è un film fatto di riflessi: quelli rivelatori di uno specchio, quelli inquietanti di uno schermo televisivo o di un computer, o anche quelli che guardano indietro di uno specchietto retrovisore. Qual è il riflesso che fa più paura a Donato Carrisi? Glielo abbiamo chiesto a Roma, alla presentazione del film (a proposito, qui potete leggere la nostra spiegazione sul finale de L'uomo del labirinto) : "Il mio, assolutamente! Sono inquietante anche con me stesso, perché a volte creo delle cose e mi domando: ma da dove vengono fuori? In questo film non è tanto spaventoso il riflesso, quanto piuttosto quando manca il riflesso: provate a immaginare di passare davanti a uno specchio e non trovare la vostra immagine. Che cosa accadrebbe nella vostra mente? Dove siete voi? È questo quello che volevo si verificasse con questo film: volevo che lo spettatore si perdesse anche lui nel labirinto. Con la possibilità di trovarsi alla fine della storia, o di non trovare nulla, o di trovare qualcosa che poi lo seguirà fino a casa."
L'intervista a Donato Carrisi e Toni Servillo
L'uomo del Labirinto, Donato Carrisi: "Dustin Hoffman era nel mio destino"
I nomi nelle opere di Donato Carrisi
Per una cosa Donato Carrisi può fare sicuramente concorrenza a Quentin Tarantino: i nomi dei suoi personaggi. I nomi dei protagonisti delle sue opere sono veramente interessanti: come quello del detective Bruno Genko. Quanto è importante trovare il giusto nome per un personaggio?: "È importantissimo: soprattutto se ti chiami Donato Carrisi, che trovo sia un nome tenerissimo. Non lo cambierei mai. Ce lo dicevamo con Giorgio Faletti, tutti gli autori internazionali di thriller hanno nomi fichissimi: Michael Connelly, Jeffrey Deaver... Noi Carrisi e Faletti. Allora mi sfogo nei film, per cui riesco a trovare questi nomi un po' strani, un po' surreali."