Lunar City, Alessandra Bonavina: "L'esplorazione spaziale ha bisogno di giovani che si aprono al mondo"

La regista Alessandra Bonavina ci racconta Lunar City, il documentario sul futuro delle esplorazioni spaziali.

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Lunar City: Alessandra Bonavina sul set

Il documentario Lunar City, in sala solo per tre giorni il 17, 18 e 19 febbraio nel circuito The Space, ci racconta cosa si nasconde dietro un'esplorazione spaziale e ci mostra i progetti futuri che renderanno abitabile il territorio lunare. Abbiamo raggiunto telefonicamente la regista Alessandra Bonavina per un'intervista esclusiva.

Lunar City, la recensione: conquistare lo spazio per conoscere se stessi

Un progetto che parla del passato per raccontare il futuro

Domanda di rito: da dove parte il progetto Lunar City e perché proprio un documentario sull'esplorazione spaziale?

Il progetto fa parte di una trilogia di documentari che sto realizzando dal 2016. In particolare Lunar City nasce dalla collaborazione con l'Agenzia Spaziale Italiana e la NASA, ma negli altri documentari erano presenti altre agenzie. Lo spazio era un argomento che conoscevo un po' superficialmente, come un po' tutti credo, sembra qualcosa di così lontano da noi, che non ci appartiene e che non influenza né influenzerà la nostra vita. Invece, lavorando su questi documentari, ho scoperto che non è così. Lunar City nasce da delle tappe importanti che sono state fondamentali per l'esplorazione spaziale a livello mondiale, come lo sbarco sulla Luna, e da questi eventi del passato racconta soprattutto il futuro: racconta cosa si sta facendo oggi per poter ritornare sulla Luna nel 2024 e poterla esplorare in un modo molto più approfondito grazie a tecnologie più avanzate.

A proposito del legame tra passato, presente e futuro: il film si apre con una citazione di Tucidide: "Bisogna conoscere il passato per comprendere il presente e nei limiti dell'umano orientare il futuro". Trovo molto azzeccata la scelta di utilizzare filmati d'archivio delle missioni spaziali come l'Apollo 11, ad esempio, e subito dopo ritrovarsi nel presente e nelle sperimentazioni con la realtà virtuale. Come hai lavorato in questo senso?

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Lunar City: un momento del documentario

È stato quasi naturale. Da una parte sono andata personalmente negli archivi della NASA, che ci ha dato grande disponibilità, cercando filmati anche abbastanza esclusivi che mi interessavano. Io non ero ancora nata, ma studiando questi argomenti ho capito quanto fosse importante per l'intera umanità lo sbarco sulla Luna del 1969 e mi piaceva ricordarlo. Vedere come si addestrano gli astronauti oggi, con l'utilizzo della realtà virtuale e le nuove tecnologie, crea un confronto interessante con il passato: se è stato un viaggio avventuroso per i primi astronauti, oggi sappiamo che sulla stazione spaziale si vive abbastanza tranquillamente con i nuovi sistemi di sicurezza. Poi è chiaro che quello che rimane è il fascino dell'ignoto.

Lunar City e i film che raccontano la vita futura nello spazio

Un elogio alla lentezza

Una frase che colpisce e viene detta nel film è: "Lento è meglio". Il mondo in cui viviamo ha dei ritmi frenetici eppure per l'esplorazione spaziale, forse la cosa che stimola e affascina l'uomo più di ogni altra, procedere con calma appare essenziale. Sei d'accordo con questo elogio alla lentezza anche escludendo il caso particolare dell'esplorazione spaziale? C'è bisogno di lentezza ed esitazioni?

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Lunar City: Alessandra Bonavina in compagnia di un'astronauta

Sì, penso che sia giusto considerare la lentezza anche e soprattutto nell'esplorazione spaziale perché a volte alcuni fallimenti sono nati dalla fretta di arrivare primi. Invece, oggi, anche grazie alla cooperazione internazionale che contraddistingue questa nuova epoca di esplorazione spaziale non è più una sfida a chi vince sugli altri e questo nuovo modo di vedere e affrontare il futuro permette di prendere i tempi giusti e vincere le insicurezze.

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Lunar City: un momento del film

Le persone intervistate sono per la maggior parte giovani che sembrano avere gli occhi puntati sul futuro. Quasi una dichiarazioni d'intenti sul fatto che il futuro è giovane o sono i giovani a dover pensare al futuro. Era una scelta consapevole?

No, non è stata una scelta artistica e ci tengo a sottolineare che nemmeno la maggior presenza di donne all'interno del film nasce da una scelta personale. Io ho chiesto alla NASA di poter intervistare i responsabili dei diversi programmi e progetti spaziali e tra questi responsabili la maggior parte sono donne e tanti giovani. È stato casuale ma forse è proprio quello che serve all'esplorazione spaziale in questo momento, una diversa sensibilità con donne che dimostrano di saper gestire come gli uomini i programmi tecnologici di grande portata e giovani che si aprono al mondo.

Nuove prospettive per il futuro

Nel finale, la Terra vista dallo spazio viene paragonata a un neonato prezioso richiamando una celebre immagine di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. È un cambio di prospettiva che in qualche modo giustifica l'esplorazione spaziale per il suo fascino ma ci invita a una nuova consapevolezza sul pianeta in cui viviamo. Quanto è importante secondo te riuscire a cambiare prospettiva, rendersi consapevoli di un altro punto di vista nella vita?

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Lunar City: Tracy Dyson

È fondamentale. Ho cercato di porre l'accento su quello che è l'esperienza umana e ho cercato di affrontare con l'astronauta questo percorso più filosofico che tecnico. Mi piaceva crapire da lei che è stata nello spazio e che ha visto il pianeta Terra "da fuori" (perché alla fine noi viviamo qua nella nostra dimensione e vediamo le cose con uno sguardo limitato) il suo punto di vista diverso per sensibilizzare tutte le persone che vedranno questo documentario. Ci tenevo che quest'aspetto venisse fuori senza tuttavia forzarlo, il paragone è venuto fuori da solo, la descrizione l'ha fatta lei. Tutto il documentario ha un approccio molto scientifico, io non ho scritto nulla: facevo solo delle domande e dalle risposte ne sono usciti i contenuti.

Lunar City è il secondo capitolo di una trilogia sull'esplorazione spaziale. Puoi anticipare qualcosa sul terzo documentario?

Il terzo capitolo si concentrerà su Marte. Il 2020 è un anno importantissimo per l'Europa e per l'Italia perché la missione Ex Mars 2020 avrà per la prima volta un rover italiano che andrà su Marte. Proprio perché voglio raccontare la verità sarà realizzato in realtà virtuale utilizzando le immagini vere del territorio marziano. Grazie alle immagini delle agenzie spaziali mostrerò un vero atterraggio sul terreno di Marte indagando l'ipotesi di vita su un altro pianeta.