Prima di scrivere questa recensione di Love, Death & Robots abbiamo voluto aspettare di vedere tutti e 18 gli episodi che compongono questa serie TV antologica di Netflix. Potrebbe sembrare una banalità, ma non lo è affatto: perchè avremmo tranquillamente potuto accontentarci di raccontarvi i primi 6 che avevamo avuto in anteprima e offrirvi un parere incompleto come hanno scelto di fare tanti altri. Se abbiamo preferito aspettare e scrivere invece dettagliatamente di tutti questi (spesso splendidi) corti di animazione il motivo è semplice: non solo eravamo molto curiosi anche noi di proseguire con la visione, ma soprattutto volevamo essere certi di veder confermata la prima, positivissima impressione. Per fortuna così è stato, e solo ora possiamo dire con assoluta certezza che ci troviamo davanti ad un vero e proprio capolavoro. Ma non solo, perché Love, Death & Robots rappresenta probabilmente anche il meglio dell'animazione contemporanea.
D'altronde uno dei maggiori punti di forza degli episodi questa serie è proprio la varietà di stili di animazione ottenuta grazie alla partecipazione di tanti studios diversi, ognuno con la propria tecnica e la propria visione. Il tutto però tenuto insieme in modo organico dalla supervisione di due registi e autori del calibro di Tim Miller (Deadpool) e David Fincher. Sono loro ad aver riunito tutti questi talenti ad aver trovato una linea comune a questi racconti e opere straordinarie, ed è loro il merito di aver creato questo show che, possiamo dire già da adesso, sarà sicuramente considerato un cult e potrebbe diventare un punto di riferimento per tante nuove iniziative simili, sia su Netflix che altrove. Perché se c'è una cosa che emerge in modo chiaro e forte da Love, Death & Robots - ma d'altronde la stessa cosa l'avevamo già vista e capita anche recentemente al cinema e non solo - è che l'animazione veramente ti regala una libertà che nessun altro genere o tecnica ti può dare: e per quanto anche il cinema live action stia ottenendo risultati straordinari grazie agli effetti speciali e alle nuove tecnologie (vero Marvel? Vero James Cameron?) le libertà e potenzialità offerte dall'animazione pura, che sia essa digitale o no, sono inavvicinabili e pressoché infinite.
Avere tutte queste libertà vuol dire poter trattare temi come la violenza, il sesso o la fantascienza in modo completamente libero da qualsiasi vincolo. Di poter raccontare storie in modo innovativo e originale, storie per adulti (tutta la serie è assolutamente vietata ai minori) che non devono sottostare a nessuna regola. Questo è il tipo di libertà che ci aspettiamo da Netflix, ma anche da grandi autori. Ed è esattamente quello che hanno dimostrato di essere non solo Miller e Fincher, ma anche tutti gli altri registi di questi corti. Così come ci è stato dimostrato chiaramente che questo è uno dei futuri possibili per la serialità e per lo streaming. Anzi, forse più che dimostrarlo, Love, Death & Robots lo urla in modo chiaro, netto e preciso. Ma ora andiamo ad analizzare questi 18 corti in modo più dettagliato, certi che li apprezzerete esattamente come abbiamo fatto noi. E che, anche voi, una volta terminata la visione sarete già in attesa di una seconda stagione.
Il vantaggio di Sonnie
La serie prende il via con un episodio ispirato ad un racconto di Peter F. Hamilton e diretto da Dave Wilson. Il vantaggio di Sonnie (Sonnie's Edge) è la storia di una donna che in passato ha subito un terribile stupro che l'ha quasi uccisa e ora ha deciso di "vendicarsi" attraverso un torneo illegale e segreto in cui i partecipanti guidano, attraverso la loro mente, dei ferocissimi mostri. Nei 17 minuti che compongono l'episodio vediamo uno spettacolare e suggestivo combattimento, una scena molto sensuale tra due donne ed anche un paio di twist narrativi niente male. A colpire è soprattutto la tecnica di animazione molto fluida e fotorealistica, che tradisce chiaramente la provenienza del regista e del suo Blur Studio dai videogiochi ma anche degli effetti speciali per il cinema ad altissimo livello, quali le sequenze nello spazio di Avatar, la supervisione per Avengers 2 e soprattutto i magnifici titoli di testa di Millennium - Uomini che odiano le donne, film dello stesso David Fincher. Come primo impatto per la serie non è affatto male, anche se il meglio deve ancora venire!
Tre Robot
Cambiamo completamente genere con questo Tre Robot (Three Robots), il primo degli episodi diretto dagli spagnoli Victor Maldonado e Alfredo Torres del Blow Studios: come vedremo anche in seguito, tutti i loro corti sono caratterizzati da grande ironia e divertimento, anche se le premesse di base sono sempre piuttosto cupe come richiesto dalla serie. Tratto da un racconto dello scrittore e blogger John Scalzi, questo episodio di 11 minuti ci porta in un mondo post apocalittico in cui non vi è più traccia degli umani: la differenza rispetto a tante altre opere con la stessa ambientazione è che questo mondo distrutto lo vediamo attraverso gli occhi di tre buffi ed adorabili robot che fanno un po' fatica a capire quelle che sono, anzi erano, le nostre usanze. Il risultato è una sorta di triplo WALL·E dalla vena più umoristica che ambientalista, caratterizzato da un'ottima resa visiva e una simpatica sorpresa finale.
La testimone
Arriviamo così ad uno dei gioielli indiscussi della serie, 12 minuti di animazione di altissimo livello che ricorda un po' lo stile e la tecnica di Spider-Man: Un Nuovo Universo. E non è un caso, visto che lo spagnolo Alberto Mielgo, che ha scritto e diretto questo corto con la Pinkman.Tv, è stato uno degli animatori e visual consultant per il fresco premio Oscar per il miglior film di animazione. Visivamente strabiliante e sorprendente in più di un'occasione, La testimone (The Witness) segue la storia di una ragazza che, dopo aver osservato attraverso una finestra l'omicidio di una ragazza, è inseguita dall'assassino attraverso una città da fumetto, ma brillantemente illuminata da luci al neon. Durante questa corsa forsennata, anche qui con sorpresa finale, c'è il tempo per mostrarci il mondo della ragazza, fatto di sesso, nudi e follia. Un piccolo capolavoro.
Tute Meccanizzate
Tornano i Blur Studios, ma questa volta con uno stile, e anche un risultato, molto differente. Tute Meccanizzate (Suits) è un episodio di 17 minuti diretto da Franck Balson e caratterizzato da un'animazione dallo stile cartoonesco (ma molto attuale) simile a quello di videogiochi del momento quali Overwatch e Fortnite. La storia è quella di un gruppo di contadini alle prese con un'invasione aliena che combatte i mostri... con dei mech! La premessa è simpatica e lo stile grafico ben si adatta a quello che racconta, ma non si può certo dire che la storia (tratta da un racconto di Steven Lewis) sia particolarmente avvincente o brillante. Anche se, pure qui, il bel twist finale rende il tutto molto più affascinante.
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Il succhia-anime
Il succhia-anime (Sucker of Souls) è un episodio horror di 13 minuti che racconta la storia di un gruppo di archeologi e mercenari che, esplorando un antico castello, risvegliano un orribile vampiro. O forse IL vampiro. Il regista del corto Owen Sullivan (Studio La Cachette) proviene dal mondo degli adattamenti dei supereroi (animati) DC quali Batman o Green Lantern, e l'influenza dei fumetti è evidentissima dalla prima all'ultima scena. Quello che fa la differenza qui sono lo stile e il tono davvero violentissimo, caratterizzato da scene molto splatter decisamente impressionanti.
Il dominio dello yogurt
Ancora una volta Maldonado & Torres (Blow Studio) portano sullo schermo un racconto di Scalzi, e anche questa volta abbiamo un piccolo gioiello di comicità, anche se molto più surreale e grottesca. In 6 minuti Il dominio dello Yogurt (When the Yougurt Took Over) ci racconta di cosa potrebbe mai accadere se a prendere le redini dell'umanità ci fosse uno yogurt mutante e senziente. Sì, raccontata così è una follia senza senso, ma vi assicuriamo che la cosa funziona talmente tanto che noi saremmo pronti già a votare un latticino alle prossime elezioni! Ok, in effetti noi italiani non facciamo molto testo, ma ciò non toglie che questo episodio sia tra i più divertenti e geniali di tutta la serie, con un'animazione più cartoonistica che realistica (ovviamente) ma essenziale e assolutamente perfetta per quello che sta raccontando.
Oltre Aquila
Eccoci arrivati ad un altro tra i migliori del gruppo, sicuramente il più
impressionante dal punto di vista tecnico soprattutto per quanto riguarda la resa delle espressioni facciali e la fluidità delle animazioni. Oltre Aquila (Beyond The Aquila Rift), tratto da un racconto di Alastair Reynolds, è la storia di un equipaggio di un'astronave che sta effettuando un salto nell'iperspazio ma, a causa di un problema tecnico, si ritrova in un sistema sconosciuto, accolto però da un volto familiare e amico. Se dal punto di vista della trama non è certamente tra i più originali o imprevedibili, questo episodio ha la capacità di riunire e fondere in soli 16 minuti elementi quali erotismo, fantascienza e qualche sfumatura di horror. Il merito è soprattutto della splendida animazione dei francesi di Unite Image e dei quattro registi (Leon Berelle, Dominque Boidin, Remi Kozyra e Maxime Luere) che ci hanno regalato un'esperienza spettacolare e memorabile, nonché una delle scene di sesso digitali più incredibili e sensuali di sempre. Chapeau!
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Buona caccia
Buona caccia (Good Hunting), diretto da Oliver Thomas della Red Dog Culture House, è un episodio di 17 minuti caratterizzato da animazione disegnata a mano, che ricorda molto da vicino alcuni prodotti anni '90 e inizio 2000. Dal punto di vista narrativo, è forse il più ambizioso e complesso e di tutta la serie, visto che racchiude in soli 17 minuti una storia d'amore che va avanti per diversi anni, attraverso due ambientazioni differenti. Oltre che di sentimenti, si parla di magia, tecnologia e vendetta ma ovviamente anche di sesso e violenza, tutto con uno stile grafico unico che non fa altro che rafforzare l'idea di trovarci davanti ad esperimenti sempre diversi ma altrettanto notevoli. Tra i tanti episodi della serie, questo è forse quello che più di tutti avrebbe meritato una durata perfino maggiore. Chissà, magari sarebbe potuto diventare addirittura un lungometraggio.
La discarica
Parlando di stili differenti, ecco arrivare appunto La discarica (The Dump), 10 minuti di grafica in CGI in cui si racconta la storia di un ispettore che deve sfrattare un uomo che vive in una discarica. Questo simpatico vecchietto non solo non ha intenzione di andarsene via, ma ha anche una sua storia da raccontare, una storia che parla di una misteriosa ma pericolosa creatura che vive proprio lì in mezzo ai rifiuti. Il corto diretto da Javier Recio Gracia dello studio Javier Recio Gracia di per sé non è particolarmente significativo e sicuramente tra i meno memorabili di tutti il gruppo, ma è coerente con i temi di Love, Death & Robots.
Mutaforma
Le cose vanno molto meglio con Mutaforma (Shape-Shifters), corto da 16 minuti tratto da un racconto di Marko Kloos e diretto dall'italianissimo Gabriele Pennacchioli, sempre per il Blur Studio. Il regista si è fatto le ossa alla Dreamworks con i vari Kung Fu Panda e Dragon Trainer e i risultati si vedono tutti, visto che il suo corto è tra i più impressionanti da un punto di vista tecnico e cinematografico. La storia segue un gruppo di soldati nel medioriente composto sia da umani che da licantropi e affronta il tema della diversità e dell'accettazione in modo interessante. Ma il lavoro di Pennacchioli non si limita solo a questo: c'è azione, tensione, una lunga e violentissima scena di lotta davvero ben fatta ma anche un finale molto emozionante. Tra i migliori episodi di tutta la serie.
Dare una mano
Torniamo alla fantascienza più pura con Dare una mano (Helping Hand), altro corto della durata di 10 minuti dall'incredibile animazione fotorealistica. Diretto da Jon Yeo dell'Axis Studios, la storia racconta di una astronauta che si ritrova alla deriva nello spazio e con poco ossigeno a seguito di un incidente. Chiaramente qui il riferimento è Gravity di Alfonso Cuaron, anche se la scelta che la protagonista dovrà affrontare è ben più dark e sorprendente, anche se meno spettacolare di quelle compiute da Sandra Bullock: la tensione però è altissima anche qui e la resa finale comunque notevole.
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La notte dei pesci
Dal regista di Ancora un giorno - film di animazione fresco vincitore dell'European Film Award nelle sale italiane il prossimo 25 aprile - arriva questo La notte dei pesci (Fish Night), corto di 10 minuti in assoluto tra i nostri preferiti di tutta la serie. Damian Nenow utilizza qui la stessa tecnica che ha fatto la fortuna del suo film, e che ricorda capolavori d'animazione quali A Scanner Darky di Richard Linklater o lo splendido Valzer con Bashir di Ari Folman, per raccontare la storia di questi due venditori porta a porta che rimangono bloccati nel deserto ed assistono ad un evento fantastico e sconvolgente. Si tratta del corto più poetico e autoriale, non a caso tratto da un racconto di Joe Lansdale.
Dolci tredici anni
Diretto da Jerome Chen, già supervisore in passato degli effetti speciali per tantissimi blockbuster hollywoodiani, Dolci tredici anni (Lucky 13) può contare su una protagonista di eccezione quale Samira Wiley (Orange Is the New Black e The Handmaid's Tale), digitalizzata in modo eccelso per l'occasione da Sony Pictures Imageworks. Questo corto di 14 minuti punta tutto sull'aspetto tecnico con buoni risultati, anche se, come visto, abbiamo comunque avuto di meglio. Da un punto di vista narrativo, la storia della pilota a cui viene affidato l'aereo più sfortunato della flotta (il numero 13) è forse tra le più deboli di tutta la serie: l'episodio compensa però con la presenza di tante scene di azione molto ben realizzate.
Zima Blue
Con questo Zima Blue arte e poesia si mettono nuovamente a disposizione della tecnologia. È proprio in questi casi che la fantascienza è al suo meglio e lo stesso vale anche per questo corto di 10 minuti, tratto da un altro racconto di Alastair Reynoldas e diretto da Robert Valley della Passion Animation Studios. Lo stile grafico è minimalista ma di grande effetto: essenziale nei tratti ma visionario quanto basta, perfetto per rendere al meglio la storia di un artista futuristico con un passato segreto. Tra tutti i corti presenti, questo è forse il più toccante e ricco di significati filosofici.
Punto cieco
Punto cieco (Blindspot) è scritto e diretto da Vitaliy Shushko, e molto ben disegnato e animato dallo studio di Elena Volk. La storia è quella di un inseguimento post-apocalittico in stile Mad Max, con esplosioni, azione e sparatorie di ogni tipo, arricchite dalla presenza di letali robot. Gli 8 minuti di durata scorrono veloci e piacevoli fino alla "sorpresa" finale, non particolarmente originale o sconvolgente. Sicuramente tra gli episodi più deboli e meno memorabili della serie.
L'era glaciale
L'era glaciale (Ice Age) è l'unico corto diretto personalmente da Tim Miller con il suo Blur Studio, e anche l'unico ad avere delle scene live action, interpretate dagli attori Topher Grace e Mary Elizabeth Winstead. La storia prende il via quando questa coppia scopre che, dentro al vecchissimo freezer che è stato loro donato, vi è un intero mondo. Anzi, un'intera civiltà che progredisce in modo rapidissimo dalle prime eree geologiche al mondo di oggi: immaginate insomma di aprire lo scomparto ghiaccio del vostro frigorifero ed assistere ad una partita del videogioco Civilization sotto i vostri occhi. Il risultato è visivamente splendido e molto divertente, anche se piuttosto leggerino nei temi, ma ammettiamo che anche in questo caso avremmo voluto che durasse un po' di più di 10 minuti.
Alternative storiche
Ultima incursione nell'ironia surreale di Maldonado & Torres, sempre da un folle racconto di John Scalzi. Alternative storiche (Alternate Histories) parte dalla classica domanda: cosa succederebbe se potessimo tornare indietro nel tempo e uccidere Hitler prima della sua ascesa al potere? Ecco, nei 7 minuti che compongono questo corto vengono esplorate sei possibili alternative, una più esilarante ed esagerata dell'altra. Il risultato è talmente esaltante che vorremmo subito una serie spinoff su questo Multiversity, con tanti altri personaggi storici. Ovviamente a partire dal geniale "Lincoln Shoots First".
The Secret War
L'ultimo episodio, della durata di 16 minuti, è uno dei più cupi e crudi di tutta la serie, soprattutto per quanto riguarda la violenza di alcune immagini. The Secret War, ispirato ad un racconto di David W. Amendola, narra di un gruppo di soldati russi che combattono contro delle mostruose e letali creature, nel bel mezzo di un'ambientazione innevata e poco accogliente. L'episodio è diretto da Istvan Zorkoczy, regista ungherese che, insieme allo studio Digic Pictures, si è fatto notare già in passato per alcuni spettacolari trailer di videogiochi quali Assassin's Creed , The Witcher e Final Fantasy XV e va detto che si nota, visto che le scene di combattimento, soprattutto quelle finali, sono davvero spettacolari e suggestive, anche se un po' a discapito delle animazioni facciali, decisamente non all'altezza di alcune già viste negli episodi precedenti. Rimane comunque un bel modo per chiudere la serie, e l'ennesima dimostrazione dell'ottima varietà di argomenti, temi e tecnologie.
Conclusioni
Anche se non avete letto questa nostra lunga recensione di Love, Death & Robots nella sua interezza, non vi sarà certo sfuggito il nostro entusiasmo per questa serie così originale e coraggiosa. Quando Netflix è entrato nelle nostre vite, era esattamente a questo tipo di progetto che pensavamo: un qualcosa che potesse unire l'autoriale al popolare, un qualcosa che non si potesse trovare facilmente né nella TV tradizionale né tanto meno al cinema.
Perché ci piace
- Tantissimi episodi visivamente splendidi, con tanti stili di animazione diversi.
- Le storie sono quasi tutte appassionanti e spesso anche sorprendenti.
- La presenza di sequenze piene di sesso e violenza, ma anche temi profondi, rende la serie adulta e diversa da quello a cui siamo solitamente abituati.
Cosa non va
- Come per tutte le antologie, il livello - seppur mediamente molto alto - varia di episodio in episodio. È inevitabile.
Movieplayer.it
4.5/5